Lo scenario

Write for rights

La maratona di lettere che cambia le vite

di Lucia Vitale

Write for rights è la più grande campagna a livello mondiale in materia di difesa dei diritti umani. L’organizzazione fondatrice dell’evento è Amnesty International che, da ben 19 anni, organizza Write for rights in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti umani. L’evento consiste in una maratona di lettere che si terrà fino al 31 dicembre e che vede, ogni anno, la partecipazione di milioni di persone provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo della maratona è rendere giustizia a coloro i cui diritti umani sono stati violati. In che modo? Facendo pressione sui governi e sulle autorità attraverso l’invio di migliaia di lettere, e-mail e la pubblicazione di post sui social network, così da spingerli ad attuare un cambiamento nelle vite delle persone detenute o perseguitate ingiustamente. Oltre alle lettere spedite ai rappresentanti degli Stati, ci sono quelle indirizzate alle vittime stesse che hanno estremamente bisogno del nostro sostegno morale.

La campagna di Amnesty International funziona, quindi, è vero che a volte una lettera è capace di cambiare la vita di una persona.

“In prigione le vostre lettere mi danno un enorme forza. Vorrei ringraziare tutti i membri di Amnesty International e i loro sostenitori per il meraviglioso lavoro che fate per noi.”

Albert Woodfox

Lui è Albert Woodfox ed è stato scarcerato nel Febbraio del 2016 dopo 44 lunghi anni di detenzione in un penitenziario dello stato della Louisiana. Ben 240.000 lettere di Amnesty International hanno contribuito alla sua scarcerazione, rivendicando i diritti di un uomo detenuto in maniera disumana in una delle celle d’isolamento del carcere dell’Angola. Nel 1972, viene condannato ingiustamente per aver ucciso un secondino. Albert Woodfox è un attivista che, in prigione, entra a far parte del Partito delle Pantere nere impegnato nella lotta contro il razzismo istituzionale e la brutalità all’interno dei penitenziari (come quello dell’Angola) risultato delle rivolte tra detenuti e guardie carcerarie.

Albert Woodfox ha scritto Solitary, libro autobiografico che racconta come affronta la sua esperienza.

“Sogno, per tutta la regione, di diventare un esempio di come si possa vivere nella natura senza doverla necessariamente danneggiare.”

Jani Silva

Lei è Jani Silva, 57 anni, minacciata per voler difendere la sua terra. La storia di Jani Silva riguarda l’attivismo in campo ambientale. Jani Silva è uno dei ‘campesinos’ (coltivatori) della regione di Putumayo, in Colombia. Nel 2008 fonda assieme ad alcuni suoi amici l’ADISPA (Associazione per lo Sviluppo Integrale e Sostenibile della Perla amazzonica) che si batte contro le multinazionali, i gruppi illegali e il malgoverno che tentano di impadronirsi di questa zona della foresta pluviale a discapito dell’ambiente e dei diritti delle persone che ci vivono e vi coltivano da generazioni.

Questa è solo una delle storie proposte quest’anno dall’Amnesty International e disponibili al sito www.amnesty.org.

CURIOSITÀ

  • l’organizzazione non governativa Amnesty International nasce in seguito alla pubblicazione nel 1961 di un articolo dell’Observer dell’avvocato britannico Peter Benenson; il suo è un provocatorio “appello all’amnistia” a favore di due studenti portoghesi arrestati ingiustamente che, però, riscuote un enorme successo in giro per il mondo dando alla luce un movimento per i diritti umani;
  • Amnesty International riceve il Premio Nobel per la Pace nel 1977 per aver “contribuito a rafforzare la libertà, la giustizia e conseguentemente anche la pace nel mondo”;
  • i diritti umani sono stati adottati nella Dichiarazione Universali dei diritti umani del 1948 dalle Nazioni Unite. Purtroppo la Dichiarazione non è un testo legislativo, ma un ideale. Per questo, in numerosi Paesi, sono ancora violati moltissimi dei diritti che ciascun individuo possiede fin dalla nascita. Il compito di Amnesty International è quello di denunciare tali violazioni e di intervenire per porre rimedio.