di Alfonso Martino
Il film di Mark Mylod con Ralph Fiennes, Anya Taylor Joy e Nicholas Hoult prende di mira il mondo della critica culinaria e tutti coloro che si sentono Carlo Cracco dopo aver visto un episodio di Chef’s Table
Siamo tutti fan di Masterchef, Cucine da Incubo o Chef’s Table. Anche dopo aver preparato una semplice carbonara ci sentiamo Carlo Cracco o Gordon Ramsay e al ristorante cerchiamo piatti sempre più sofisticati, che ti saziano quasi per niente.
The Menu di Mark Mylod, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, critica questa moda della cucina ricercata e vuota d’anima con un cast che comprende Ralph Fiennes, Anya Taylor Joy e Nicholas Hoult, impegnati in una cena che prenderà pieghe sempre più insolite.
La cucina come concept
Il film è un thriller con tinte black humour che si svolge interamente nell’isola deserta in cui si trova il ristorante dello chef Slowik (Fiennes), artista della cucina la cui arte è privilegio di pochi facoltosi, con un locale sempre pieno e che vede solo 12 coperti.
Nella sequenza iniziale facciamo la conoscenza dei commensali, a partire da Tyler (Hoult) e Margot (Taylor Joy), con la regia che ci mostra subito la differenza di vedute tra i due sull’ambito cucina e la tensione della ragazza per la presenza di un’altra coppia più anziana, grazie a inquadrature veloci che alimentano il mistero.
Il ristorante è proiezione della cucina di Slowik: fredda, esteticamente perfetta ma vuota e priva di anima, con le portate esaltate da inquadrature dall’alto o incredibilmente ravvicinate che rappresentano la vita travagliata dello chef e la mancanza di emozione nel fare un lavoro che un tempo amava.
Cena con delitto?
Il film mostra la sua natura thriller nella seconda parte, con lo chef interpretato da Fiennes che toglie la maschera algida e arrogante per mostrare il concept della cena: dopo il dessert tutti moriranno, chef e personale di cucina compresi, dal momento che la sua cucina e i suoi clienti sono solo facciata senza contenuto.
Mylod è abile nel tenere alto il ritmo tra una portata e l’altra, in cui scopriamo i segreti dei 12 commensali e i legami tra Margot e la coppia di anziani, con un finale prevedibile ma messo in scena in maniera intelligente, che intrattiene lo spettatore fino alla fine.