Renato DE CAPUA
La storia dell’arte italiana è costellata di numerosi artisti che, su scala nazionale e mondiale, hanno lasciato il segno inconfondibile del loro talento. Scorrendo le fitte pagine di storia che compongono il turbinio di cambiamenti che animò gli inizi del Novecento, s’incontra il nome di Amedeo Modigliani (1884-1920). L’artista, tra i più importanti del ventesimo secolo, torna all’attenzione della critica nel saggio “Modigliani lo spazio, il volume, la forma” (academia.edu, 2024) di Mauro Nutricati, avvocato pugliese e appassionato d’arte. Strutturato in dieci capitoli, il saggio si propone di fornire una lettura più accurata dell’opera dell’artista livornese ed è idealmente suddivisibile in due parti. Nella prima, partendo da una disamina sullo sviluppo dello spazio figurativo nella storia dell’arte, compare una profonda attenzione dedicata al processo compositivo, sotteso alla poetica artistica dell’autore, con un focus sull’evoluzione dei concetti di spazio , volume e forma; la seconda si presenta come una ricostruzione storiografica sulla permanenza dell’artista presso il Bateau Lavoir, l’atelier parigino, ubicato nel quartiere di Montmartre oggi non più esistente, a seguito di un incendio negli anni ‘70. Una classificazione sommaria dei disegni, l’analisi di alcune opere, con un’attenzione privilegiata al tema del nudo e al dipinto “Nu Couchè”, nonchè la proposta di una sua nuova ipotesi di datazione, sottopongono al vaglio della critica nuovi spiragli d’indagine.
Di origini livornesi, Modigliani, dopo un periodo di apprendistato presso la bottega dell’artista Guglielmo Micheli (1866-1926), compì diverse esperienze nelle città di Napoli e Roma; frequentò poi saltuariamente la Scuola Libera di nudo a Firenze e a Venezia, per poi trasferirsi, a partire dal 1906, a Parigi. Come osserva Nutricati, uno dei tratti innovativi dell’arte di Modigliani consiste nel “mutamento del valore plastico dello spazio, in cui si celebra la sintesi magistrale, tra le innovazioni apportate dalle avanguardie e l’eredità dell’impostazione spaziale classica”. I suoi soggetti sono un connubio tra la tradizione artistica italiana e la sua epoca, considerati antesignani della fotografia d’autore degli anni ‘30. Contrariamente a quanto affermato dalla critica, secondo Nutricati, Modigliani avrebbe realizzato il “Nu Couché” prima del 1917. Infatti, il minuzioso raffronto di fonti, carteggi e
testimonianze, riporta con un alto grado di probabilità l’insediamento di Modigliani presso l’atelier parigino tra settembre e novembre del 1915 fino a non oltre il novembre del 1916. Il Nu Couché potrebbe avere allora una nuova collocazione cronologica. La breve vita di Modigliani s’infranse il 24 gennaio 1920, ma restano la sua arte, i tanti aneddoti, come lo scontroso rapporto con Pablo Picasso, la fitta rete di contatti e amicizie o la storia d’amore con la poetessa russa Anna Achmatova. Proprio quest’ultima, nel libro “Le rose di Modigliani”, apparso in Italia nel 1982, ricorda che nei giorni di pioggia l’artista era solito ripararsi sotto un enorme ombrello nero molto vecchio. Potremmo raffigurarceli in un quadro. Si racconta che i due, seduti sulla stessa panchina, sotto una calda pioggia estiva, recitavano a memoria Verlaine, nella magica intesa dei loro sguardi, felici di ricordare le stesse poesie.
[Articolo apparso sul “Nuovo Quotidiano di Puglia” il 16-07-2024]