di Alessandra Macrì
“Soltanto i giovani hanno momenti simili. Non penso ai giovanissimi. No. I giovanissimi, propriamente parlando, non hanno momenti. È privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta la bella continuità di speranze che non conosce pause o introspezioni.
Si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre si risplendono promettenti. Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità ha già percorso questa strada. È il fascino dell’esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione non comune o personale – un po’ di noi stessi. Si procede eccitati e divertiti, riconoscendo le orme di coloro che ci hanno preceduto, intrecciando la buona e la cattiva sorte – le rose e le spine, come dice il proverbio – quel pittoresco comune destino che tiene in serbo tante possibilità di successo per chi le merita o, forse, per chi è fortunato. Si, si procede. Ed anche il tempo procede finché non si scorge dinnanzi a noi una linea d’ombra che ci avverte che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata alle spalle. È questo il periodo della vita in cui si presentano i momenti di cui parlavo. Quali momenti? Diamine, i momenti di stanchezza, di tedio, di insoddisfazione. I momenti della sconsideratezza. Voglio dire i momenti in cui i giovani finiscono per commettere le azioni temerarie come sposarsi all’improvviso, o lasciare un lavoro senza un motivo.”[1]
Joseph Conrad nel racconto La linea d’ombra [2], fa una distinzione tra i “giovanissimi” e i “giovani”, una distinzione, un passaggio tra due momenti della vita caratterizzati da profondi mutamenti. Ci si accorge di un cambiamento perché, all’improvviso, tutto ciò che prima andava bene subito dopo non va più, “[…]all’improvviso, abbandonai tutto. Lo feci in quel modo illogico per noi, con cui un uccello vola via dal ramo confortevole di un albero[…]. Un giorno tutto era perfettamente a posto e l’indomani tutto era scomparso – l’incantesimo, il piacere, l’interesse, la soddisfazione-proprio tutto.”[3] Così dichiara lo stesso autore: “Primo obiettivo di questa narrazione era presentare alcuni fatti relativi alla fase di passaggio dalla gioventù spensierata e temeraria alla più consapevole e malinconica età della maturità”[4]. Qui emerge quella fase di transizione tra la gioventù e la maturità in cui “si è particolarmente sensibili”[5]; il passaggio tra i due momenti della vita è evidente nel superamento della “linea d’ombra” che dà il titolo al racconto di Conrad che si manifesta nell’evolversi della storia nel momento in cui il protagonista, di cui non si fa mai il nome, ottiene il comando della nave “un comando ha il fascino di un potente incantesimo”[6], dunque, il raggiungimento della età adulta. ”Ed ecco che avevo io il comando, lo avevo proprio in tasca, in modo indiscutibile ma inatteso, al di là di ogni immaginazione, di ogni ragionevole aspettativa. Ed ero ancora abbastanza giovane, ancora troppo al di qua della linea d’ombra, per non esserne sorpreso e indignato”[7].
È l’andare “oltre” il limite del confine che, caratterizza, il protagonista del racconto di Conrad. Superare le prove della vita, crescere, diventare adulti, significa passare dalla giovinezza, un periodo che di solito è più spensierato ma anche tormentato da sogni e innocenti illusioni, alla maturità di adulti consapevoli e responsabili.
Solcare le onde, attraversare il mare, navigare, sono tutte metafore dell’attraversamento delle fasi della vita. “Una nave! La mia nave”! Era mia, completamente mia, da dominare e curare più di qualsiasi cosa al mondo; un oggetto di responsabilità e di devozione”[8].“Il mare, l’unico mondo che contava veramente, le navi banco di prova della virilità, del carattere, del coraggio, della fedeltà-e dell’amore”[9]. Già, all’inizio del racconto, il protagonista a proposito del mare :”Il mare mi aveva appena restituito la libertà”[10]. Imbarcato sulla nave, il protagonista, entra nel mondo adulto: il conflitto con il primo ufficiale Burns, che aspirava ad assumere il ruolo del defunto comandante […] “ aveva condotto la nave in un porto dove sperava, per mancanza di capitani qualificati che gli potessero essere preferiti, di conservare il comando temporaneamente assunto”[11]. Durante la discussione l’ex comandante aveva maledetto la nave ”Cambi rotta e Dio la maledica”[12]; l’equipaggio è in preda a un’epidemia di febbri tropicali; la nave incappa in una tremenda bonaccia. In queste difficilissime situazioni, il protagonista aveva “momenti di folle esultanza che si alternavano a momenti di depressione “[13]. Alla fine il vento arriva e la nave riesce a raggiungere il porto. Il protagonista ha ormai superato la sua “linea d’ombra”.
[1] J. Conrad, La linea d’ombra. Una confessione, Edizione integrale, Roma, 2021, p. 11.
[2] J. Conrad, op. cit.
[3] J. Conrad, in op. cit. p.13.
[4] J. Conrad, Nota d’autore in op. cit.p.8.
[5] J. Conrad, Nota d’autore in op. cit.p.31.
[6] J. Conrad, in op. cit. p.33.
[7] J. Conrad, in op. cit. p.40.
[8] J. Conrad, in op. cit. p. 43.
[9] J. Conrad, in op. cit., p.43.
[10] J. Conrad, in op. cit. p.25.
[11] J. Conrad, in op. cit. p.62.
[12] Parole pronunciate dal capitano, J. Conrad, op. cit. p.60.
[13] J. Conrad, in op. cit. p.115.