NUOVA AMERICANA

Nathanael West e l’infrangersi del sogno americano

a cura di Adele Errico

“Prima di salire a bordo, si era preparato al viaggio mettendo fuori uso la suoneria del telefono e acquistando diverse scatole di gallette. Ora se ne stava sdraiato sul letto, mangiava gallette, beveva acqua e fumava.
Pensava alla calma che era riuscito a conquistare. Una calma così perfetta che non poteva distruggerla neanche rendendosene conto. In quei tre giorni era arrivato molto lontano. Nella sua stanza l’oscurità avanzava. Scese dal letto, si lavò i denti, orinò; quindi spense la luce e si mise a dormire. Si addormentò senza neanche un sospiro e dormì il sonno del saggio e dell’in-nocente. Senza sognare, percepiva lucciole e lo sciabordio degli oceani.”

Nathanael West, Signorina Cuorinfranti, minimum fax, 2022, p. 104.

Signorina Cuorinfranti di Nathanael West fu una delle letture predilette da Flannery O’ Connor. Spesso ritenuto dalla critica una “black comedy”, presenta, in realtà, venature profondamente drammatiche. Il titolo melenso è lo stesso della rubrica di posta del cuore al centro del romanzo che dispensa consigli sentimentali ai cuori infranti (o, più precisamente, solitari come si evince dall’originale Miss Lonelyhearts) d’America. Ma l’America che scrive alla Signorina Cuorinfranti non vuole ricevere consigli sull’amore, non desidera risposte riguardanti frivole scaramucce coniugali, non necessita pratici consigli su come superare una crisi di coppia. È, invece, un’America che sta implorando aiuto. I mittenti sono uomini e donne che esprimono immensi disagi esistenziali, riversano nelle lettere urla strazianti mentre annaspano nel gorgo di una società che sta, lentamente, schiacciando i propri figli: “Cara Miss Lonelyhearts, soffro talmente tanto che non so più che fare certe volte penso di ammazzarmi tanto mi fanno male i reni”; Cara Miss Lonelyhearts, (…) mi piacerebbe farmi portar fuori dai ragazzi come tutte le altre ragazze e uscire i sabati sera, ma invece nessuno esce con me perché sono nata senza naso; Cara Miss Lonelyhearts, le scrivo per conto di mia sorella più piccola (…) Gracie è sordomuta e più alta di me ma non è molto svelta per via che è sordomuta. Gioca sempre sulla terrazza del nostro palazzo e non va a scuola solo alla scuola dei sordomuti (…). La mamma la fa giocare su in terrazza perché non vogliamo che la mettono sotto datosi che non è tanto svelta. La settimana scorsa un uomo è venuto in terrazza e ha fatto una cosa sporca con lei”.

Le vittime della crisi economica e morale nell’America della Grande Depressione cercano risposte nelle parole di conforto di Miss Lonelyhearts (“Perciò per piacere cosa farebbe lei se una cosa simile succedeva nella sua famiglia?”) senza sapere, tuttavia, che dall’altra parte, a leggere quelle lettere, non c’è Miss Lonelyhearts e che a rispondere pazientemente  a ciascuna di esse è un uomo (dettaglio di cui si viene a conoscenza nella prima riga del romanzo) cinico, disilluso, a sua volta sofferente, annientato dall’orrore che tutti i giorni, per lavoro, è costretto a leggere. L’ambiguità del romanzo è, dunque, duplice. L’innocente posta del cuore è in realtà una raccolta delle narrazioni di un’umanità mostruosa e reietta, emarginata e supplice e la donna che si suppone prenda posto dall’altra parte è un uomo che per tutto il romanzo resterà Signorina Cuorinfranti; non si conoscerà mai, infatti, il vero nome del protagonista, invischiato in un ruolo che è un’inutile maschera: stanco di essere solo “Signorina Cuorinfranti”, vorrebbe essere un eroe, il cui sogno, tuttavia, affoga in un mare di degrado nel quale egli stesso nuota. Incapace di trovare consolazione, si rifugia nei bar, nell’alcol, nell’adulterio. Il suo vano compito lo porta a ricercare la pace in agognati attimi di oblio, quando disteso sul letto “senza sognare, percepiva lucciole e lo sciabordio degli oceani”.

Miss Lonelyhearts è come un confessore che, prestato l’orecchio alle più indicibili brutture, deve tenerle per sé. Le brutture prendono una forma e quella forma cresce sempre di più finendo per sovrapporsi alle brutture della propria esistenza e con esse confondersi. West racconta l’infrangersi del sogno americano, il buio che si cela dietro alle insegne luminose, il degrado che devasta le case e le famiglie brulicanti di rabbia e di odio, gli “umilati e offesi” di un’America che ha smarrito la propria identità. Dorothy Parker definiva il romanzo di West “divertentissimo, disperatamente triste, brutale e gentile, furioso e paziente”. E così era anche il suo autore: feroce, ironico, spietato osservatore dell’America del suo tempo, cinico esploratore del mondo hollywoodiano – del quale racconterà il lato oscuro in Il giorno della locusta -, non avrà in vita la fama che merita. Una vita che brucia in fretta, come quella delle foglie riarse. Morirà a trentasette anni in un incidente d’auto e la notizia della sua morte passerà inosservata, oscurata da quella di Francis Scott Fitzgerald, suo grande amico, avvenuta solo un giorno prima.


Nota biografica

Nathanael West è autore di Miss Lonelyhearts, La vita in sogno di Balso Snell, Un milione tondo tondo, ovvero La demolizione di Lemuel Pitkin e Il giorno della locusta. Nasce a New York il 17 ottobre 1903. Figlio di una coppia di ebrei emigrati negli Stati Uniti, fin da bambino è timido e riservato. Scoperta una ardente passione per la letteratura, già da ragazzo legge Tolstoj, Flaubert e James e si distingue tra i suoi compagni per il talento nella scrittura. Pur non perseguendo una brillante carriera accademica, l’interesse per la letteratura si fa sempre più approfondito, dai classici latini ai poeti inglesi. Durante un soggiorno a Parigi entra in contatto con Henry Miller e altre personalità di spicco degli anni Venti. Tornato negli USA inizia a prendere parte alla vita culturale di New York e, dopo aver pubblicato il suo primo romanzo, intraprende l’infelice e frustrante carriera hollywoodiana di sceneggiatore. Ammaliato e allo stesso tempo orripilato da questo mondo, comincerà per West un periodo in cui si alternano successi  e fallimenti. Nel 1940 incontra Eileen McKenney che, dopo pochi mesi dal loro incontro, diventerà sua moglie. Ma proprio nel dicembre dello stesso anno West, particolarmente spericolato alla guida, e sua moglie moriranno in un incidente d’auto.