E. M. Simón , Don Quijote y Sancho
Alessandra Macrì
[…]“La ragione dell’irragionevole torto che vien fatto alla ragione affievolisce a tal punto la mia ragione, che con ragione mi affliggo della vostra bellezza”[i].
Nel descrivere Don Chisciotte, Cervantes si sofferma sull’ozio del protagonista, che era “la maggior parte dell’anno”. Egli si dedicava a leggere libri di cavalleria, con dedizione e diletto. Più di tutti, privilegiava quelli che compose Feliciano di Silva[ii], perché i ragionamenti intricati apparivano a Don Chisciotte meravigliosi, in particolare le dichiarazioni d’amore e le lettere di sfida. Si sforzava di trovarne un senso e con questi e simili ragionamenti perdeva il giudizio, il senno…Tanto da maturare un pensiero stravagante per accrescere il proprio onore e servire la patria, “farsi cavaliere errante ed andarsene per il mondo con le sue armi e il suo cavallo in cerca di avventure”[iii].
Don Chisciotte (titolo originale: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha) di Miguel de Cervantes pubblicato nel 1615[iv], narra la passione per la letteratura cavalleresca del protagonista Alonso Quijana. Le letture in cui si immerge, lo trascinano in uno stato tale, da percepire una realtà ben diversa da quella che lo circonda; all’immediata comicità subentra una riflessione profonda sul disinganno che nasce dallo scontro con la realtà. Il protagonista nel delirio si persuade che debba diventare un cavaliere errante dall’altisonante nome Don Chisciotte della Mancia. L’”ingegnoso” Don Chisciotte[v], rifiuta la realtà, la follia diviene evasione e slancio. Monta su un destriero, Ronzinante, e si assicura le prestazioni di un fido scudiero, Sancio Panza, in realtà un umile contadino; crea nella sua immaginazione la figura di una donna a cui dedicare le sue imprese, Dulcinea del Toboso, contadina trasfigurata in una magnifica principessa. Infine, le imprese: mulini a vento che diventano giganti e greggi di pecore che si trasformano in un temibile esercito di Mori, sono illusioni, visioni, follie. L’irragionevole ragione fa del Don Chisciotte un personaggio in cui la follia è estraniarsi dalla realtà, immaginare, sognare e lottare contro un mondo ormai inesistente, quello dei cavalieri, e alla fine rivolgendosi a Sancho […]”lasciami morire per mano dei miei pensieri e per la forza delle mie disgrazie. Io Sancho sono nato per vivere morendo”[vi]. D’altra parte l’epitaffio recita […]“sua ventura fosse che morisse savio e vivesse da pazzo”[vii], segna la fine di un’epoca in cui equilibrio e valori fanno da sfondo alle tante opere rinascimentali. Dalla follia di Don Chisciotte, pare inizi, come per paradosso, la presa di coscienza della realtà. Inizia il romanzo moderno.
[i] M. de Cervantes, Don Chisciotte della Mancha. Introduzione di Alessandra Riccio. Cura e traduzione di Barbara Troiano e Giorgio di Pio. Edizione integrale, Roma 2017; cap. I p.41.
[ii] Feliciano di Sila autore della Secunda Celestina del 1534.
[iii] M. de Cervantes, in op. cit.p.42.
[iv] Nel 1605 fu pubblicata la Prima parte del Don Chisciotte, nel 1615 Cervantes terminò la seconda parte.
[v] M. de Cervantes, in op. cit.p.44.
[vi] M. de Cervantes, in op cit., cap. LIX, p.723.
[vii] M. de Cervantes, in op cit., cap. LXXIV, p.801.