Alfonso Martino
Il 1968 è stato un anno significativo della storia italiana, ricordato per i moti rivoluzionari che ha visto scendere in piazza studenti, operai e intellettuali, tutti uniti contro la classe politica del tempo.
Tra gli eventi che hanno riempito le cronache di quei giorni, è possibile citare la storia di Giorgio Rosa, ingegnere bolognese che è riuscito a creare un’isola sulla riviera romagnola, con l’obiettivo di renderla indipendente dallo stato italiano, arrivando a contattare la corte di Strasburgo e l’ONU.
Ed è questa la storia che mette in scena Sydney Sibilia, regista dell’apprezzata trilogia di Smetto quando voglio. Nel cast figurano Elio Germano nella parte del protagonista e Matilda de Angelis che interpreta Gabriella, avvocatessa molto vicina a Giorgio.
La pellicola si apre con Giorgio impegnato alla corte di Strasburgo, con una sequenza caratterizzata dalla neve e che trasmette allo spettatore il freddo provato dal protagonista durante l’attesa del presidente della commissione, interpretato da François Cluzet (Quasi Amici). Durante la scena, il regista passa rapidamente dal registro drammatico al comico grazie al dialogo tra i due personaggi, una caratteristica che si presenterà per tutta la durata del film.
Con l’inizio del dialogo lo spettatore viene proiettato a Bologna, di cui si percepisce il calore grazie alle tonalità più tenui che la rappresentano, pur non essendo al centro della storia. Elio Germano riesce a calarsi in maniera impeccabile nella parte, grazie a un accento bolognese talmente marcato da far concorrenza a una bolognese doc come la de Angelis. Giorgio è un sognatore, un uomo che non può essere etichettato, come dimostra la sequenza che vede lui e Gabriella girare per le strade del capoluogo emiliano di notte su una macchina costruita da lui, con un divano al posto dei sedili e dall’aspetto decisamente insolito.
Questo tratto della personalità viene soltanto abbozzato da Sibilia, il quale si focalizza maggiormente sulla costruzione dell’isola e sul rapporto tra Giorgio e Gabriella, che ricalca in maniera abbastanza stereotipata le love story dei film americani.
L’isola è sicuramente l’elemento più interessante della storia: costruita da Giorgio a 6km dalla costa italiana in maniera tale da rientrare tra le acque internazionali, è caratterizzata da una piccola piattaforma che per il protagonista rappresenta il suo porto sicuro, un luogo dove vige la libertà assoluta, lontano da formalità e obblighi sociali.
La scena durante la sequenza della costruzione è riempita dalla luce e dal blu del mare, compagni di Giorgio durante la sua creazione. L’ingegnere si sente finalmente a casa sua, al punto da rimanere a dormire lì, incappando in una forte pioggia senza un tetto sopra la sua testa a proteggerlo.
Pian piano Giorgio mette su una squadra che lo aiuterà a gestire l’isola, la quale inizialmente accoglie individui intenzionati solamente a far festa e che successivamente richiederanno la cittadinanza, identificandosi in toto con gli ideali che l’isola trasmette. Sibilia riesce a rendere una piccola piattaforma uno spazio vitale, riempiendo la scena di un gran numero di individui e trasmettendo allo spettatore la sensazione di un luogo ampio, di rifugio per individui senza patria.
Il contesto sociale a livello nazionale viene solamente accennato con la storyline che vede protagonista il governo italiano opporsi a Rosa e alla sua creazione, con il primo rappresentato dal presidente della Repubblica Giovanni Leone (un irriconoscibile Luca Zingaretti) e dal ministro Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio). L’entrata in scena del governo coincide con il ritorno della pioggia sull’isola, simbolo delle avversità che dovranno affrontare Giorgio e i suoi per difendere l’isola. La tematica sociale/politica poteva essere molto più approfondita, garantendo alla messinscena un supporto maggiore per le motivazioni dell’ingegnere, le quali verranno giustificate dalla sceneggiatura con l’amore provato da Giorgio per Gabriella.
La sequenza finale di questo scontro rimanda all’epica americana tanto cara a Sibilia per scelta della colonna sonora e per la drammaticità della scena, con il governo rappresentato dalla Marina militare da una parte e dall’altra Giorgio, Gabriella e il resto della sua squadra, i quali si stringeranno per mano sull’isola come segno di protesta pacifica.
La storia dell’isola delle rose è sicuramente un intrattenimento piacevole e – come riportato nel titolo – incredibile, ma resta il rammarico per aver dato come movente di una storia così non convenzionale ciò che c’è di più convenzionale al mondo: l’amore, che nel corso della pellicola prende sempre più spazio al punto da mettere in secondo piano l’originalità del protagonista e il contesto storico in cui si svolge.