Lo scenario

La stretta del Presidente Bukele su El Salvador

di Nicolò Errico

Il 17 Maggio, con un video postato su Twitter, il Presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha annunciato l’invio di 5000 militari nella città di Chalatenango. Le immagini, che ritraggono schiere di soldati ordinatamente disposti nella notte, rendono molto bene l’idea di sicurezza del presidente centramericano. Bukele, giovane imprenditore (è nato nel 1981) con esperienza di sindaco, vince le elezioni presidenziali con il partito indipendente Nuevas Ideas. È il secondo presidente salvadoregno a non appartenere ad uno dei due principali partiti che hanno dominato la storia repubblicana del paese, cominciata solo nel 1979 dopo quarantanove anni di dittatura militare.

Il Presidente Nayib Bukele (Getty Images)

Il 1979 è anche l’anno dell’inizio della guerra civile che ha tormentato il paese fino al 1992 (conclusa con gli Accordi di Pace di Chapultepec), combattuta tra gli insurrezionalisti di sinistra dell’FMLN ed il governo di destra al costo della vita di circa ottantamila persone.

Il 27 Marzo 2022, a causa di un’impennata del tasso di omicidi (sessanta solo il giorno prima), il Parlamento, controllato dal partito di Bukele, ha attivato un articolo della Costituzione, che permette di imporre lo stato di eccezione. La norma prevede la sospensione di gran parte delle libertà e di imporre una stretta securitaria sulla popolazione in gravi casi come guerra, terrorismo ed emergenze di vario tipo. Vengono messe da parte la libertà di associazione, di espressione, privacy, diritto a conoscere i capi di accusa, mentre le forze di sicurezza ricevono la possibilità di agire senza mandato, di detenere per più tempo del normale e di usare la violenza con maggiore discrezionalità.

Sostenuta da una sapiente campagna mediatica – video, social media, potenti gesti simbolici (come la distruzione delle tombe di persone affiliate alle gang) – questa guerra ha suscitato la preoccupazione di organizzazioni per la difesa dei diritti come dell’ONU. Dalla durata inizialmente prevista di 30 giorni, lo stato d’emergenza è stato rinnovato per nove mesi, ed è tuttora in vigore col favore della popolazione. Secondo un sondaggio del Centro di Studi CIESCA, nel Maggio 2022 il 90,13% degli intervistati tra i cittadini salvadoregni approvava le misure d’emergenza volute da Bukele. Secondo il Ministero della Difesa, nel 2022 si sono registrati solo 496 omicidi – una diminuzione del 56,8% rispetto il 2021. Come però sottolinea Human Rights Watch, il governo ha cambiato le regole dietro i calcoli del tasso di omicidi, eliminando completamente il numero di uccisioni compiute dalle forze governative.

La violenza delle gang non è sicuramente un’invenzione. Secondo l’UNHCR, nel 2021 si contavano 71.500 persone che erano state costrette ad abbondare le proprie case per trovare riparo dagli scontri, mentre più di 153.000 salvadoregni hanno fatto domanda di asilo presso Stati terzi. Ciononostante, il costo in termini di diritti umani è stato enorme per il popolo salvadoregno. Secondo Human Rights Watch, più di 60.000 persone sono state arrestate in 6 mesi dalla promulgazione dello stato di emergenza. 54.000 sono state inviate in prigione in attesa di processo, portando alla triplicazione della popolazione carceraria e al peggioramento delle condizioni nei penitenziari – lo Stato ha finora ammesso un centinaio di decessi in carcere, spesso senza che venisse data la possibilità di effettuare autopsie indipendenti.

Immagini rilasciate dal governo salvadoregno che mostrano un nuovo carcere costruito appositamente per i sospetti membri di gang. Bukele ha dichiarato che si tratta della più grande prigione del continente. Il Centro de Confinamiento del Terrorismo – CECOT – può contenere fino a 40.000 persone. (AFP)

Secondo fonti locali, molti arresti sono stati basati su pregiudizi legati alla provenienza sociale e all’aspetto fisico dei detenuti. ONG locali hanno dimostrato che centinaia di detenuti non avevano alcun legame con le gang. Sono state raccolte prove di tortura, sparizioni forzate, arresti arbitrati. Ripreso dal The Guardian, José Miguel Cruz, un esperto di gang salvadoregne alla Florida International University, è piuttosto scettico sulla reale efficacia di queste misure, visto e considerato che povertà e malessere sociale non sono stati estirpati. Anzi, si sospetta che Bukele stia solo usando l’emergenza per arrivare alle elezioni del 2024, dove potrà affermare sempre di più il suo potere. La Costituzione vieterebbe la rielezione, ma Bukele ha modificato la composizione della Corte Suprema attraverso i suoi deputati – di contro alla legge. La Corte ha così potuto rileggere le norme costituzionali in favore della sua ricandidatura. Bukele non esita a forzare la mano. Basti considerare che il 10 Febbraio 2020, per premere sul Parlamento affinché votasse a favore di ulteriori finanziamenti alla sicurezza, Bukele ha permesso l’ingresso di militari in assetto da combattimento nell’assemblea durante la votazione.

10 Febbraio 2020: Militari occupano il Parlamento durante la votazione per richiedere un prestito da destinare al budget della sicurezza. La dimostrazione di forza e’ stata voluta dal Presidente Bukele. (El Faro)

Un’ulteriore ombra sulla sincerità della lotta alle gang nasce dal sospetto che prima di usare la forza, Bukele avesse intavolato trattative con la criminalità organizzata per far diminuire il tasso di omicidi. Il fallimento della trattativa, secondo il giornale indipendente El Faro[1], avrebbe spinto la gang Mara Salvatrucha (MS-13) e Barrio 18 ad aumentare le violenze, arrivando così ai sessanta morti del 26 Marzo 2022. In El Salvador non è una novità che il governo tratti con le gang: tra Marzo 2012 e Maggio 2014, lo Stato, col supporto diplomatico della Chiesa Cattolica, avrebbe concesso un alleggerimento della lotta e pene leggere ai capi delle organizzazioni criminali in cambio di una de-escalation, nota come Tregua entre Pandillas. Denunciata anche questa da El Faro, la trattativa venne prima negata dal governo, per poi prendersene il merito una volta che la fragile pace aveva iniziato a dare i suoi frutti.

È probabile che Bukele sia rieletto nel 2024. Nonostante le difficoltà economiche, causate anche da azzardate manovre del giovane presidente, la guerra alle gang sta fornendo un solido consenso tra la popolazione, polizia e militari. Poco importa che i diritti umani siano stati praticamente sospesi in blocco o che la Costituzione sia diventato uno strumento manipolabile per giustificare scelte decisamente autoritarie. Come poi il governo voglia affrontare i problemi sistemici che portano le fasce svantaggiate dei cittadini salvadoregni ad entrare nelle gang, questo non è ancora dato sapersi.


[1] L’inchiesta si intitola Criminal Investigation Found the Bukele Administration Hid Evidence of Negotiations with Gangs (elfaro.net)