di Alfonso Martino
Nelle ultime settimane ha fatto scalpore la scelta di voler vietare ai minori di 18 anni La Scuola Cattolica, film di Stefano Mordini che si concentra su uno dei casi più celebri di cronaca nera italiani: il massacro del Circeo, avvenuto nel 1975.
Come dice il titolo, il regista si concentra sull’educazione di stampo cattolica imposta dall’istituto frequentato dai protagonisti, situato in una zona benestante di Roma, lasciando sottintendere allo spettatore l’altro grande movimento che anima i giovani e ciò che li circonda: il neo fascismo, che va a braccetto con la religione non solo per la struttura dell’edificio (vedendo la sequenza della piscina ci si fa un’idea), ma si manifesta nel cameratismo dei protagonisti e nel culto della violenza, come accade ad esempio nella sequenza della flagellazione di un compagno di classe, permeata da tonalità scure in cui tre ragazzi compiono il gesto e il resto della classe resta in silenzio a guardare.
La voce fuori campo di uno dei protagonisti guida lo spettatore durante il film, cercando di spiegare in maniera didascalica il contesto familiare di queste famiglie, dove la violenza è alla base dei rapporti interpersonali, e di come la religione viene vissuta come una facciata nella maggior parte dei casi, mostrando soltanto un ragazzo convivere con questi precetti in maniera piena.
Il cast alterna volti noti al pubblico come Riccardo Scamarcio, Valeria Golino e Jasmine Trinca, a giovani come Benedetta Porcaroli e Luca Vergoni; questi ultimi risulta i più credibili, dando il primo alla figura di uno degli autori del massacro un’aura negativa fin da subito, come dimostrano le interazioni tra lui e il fratello più piccolo, facendo capire allo spettatore la violenza repressa di questi ragazzi e la loro volontà di imporsi sui più deboli, mentre la seconda esprime bene la sofferenza fisica e mentale causata dagli aggressori.
La scena incriminata del massacro, climax di un film dal ritmo altalenante, incolla lo spettatore allo schermo ma non è meno violenta o cruda rispetto a contenuti che si possono trovare tranquillamente sui social o in tv. Film che raccontano vicende simili dovrebbero essere mostrate ai giovani, come monito ad evitare atteggiamenti simili.