di Alessandra Macrì
[…] Castorp ricompose il viso… l’aveva già fatto non appena aveva scorto l’Italiano. E disse: «E’ tardi però, signor Settembrini, per venire al concerto. Deve essere quasi alla fine. Non le piace sentir musica?». «Non a comando» rispose Settembrini. «Non secondo il calendario della settimana. Non mi piace quando puzza di farmacia e mi viene assegnata dall’alto per ragioni sanitarie. Io tengo un po’ alla mia libertà, o almeno a quel residuo di libertà e di dignità umana che noialtri abbiamo ancora. A queste manifestazioni assisto da ospite, come lei è ospite nostro in grande: vengo, sto un quarto d’ora e poi vado per i fatti miei […]. La Musica? Non mi ha chiesto, lei, se sono un amante della musica? Ecco, se dice amante (veramente Hans Castorp non ricordava d’aver detto questa parola) non ha scelto male l’espressione che ha quasi un velo di frivola tenerezza. Bene d’accordo. Sono, sì, un amante della musica, ma non vuol dire che io la stimi gran che, come, poniamo, stimo e amo la parola, il sostrato dello spirito; lo strumento, il lucido vomere del progresso… La musica è… un che di semiarticolato, di problematico, irresponsabile, di indifferente. Lei obbietterà suppongo, che può essere chiara. Sì anche la natura può essere chiara, anche un ruscello può essere chiaro, ma che giova? Non è la vera chiarità, è una chiarezza sognante, nulladicente, non impegnativa, una chiarezza senza conseguenze, pericolosa, perché invoglia ad acquetarsi in lei… Lasci che assuma il gesto della magnanimità: bene allora accenderà il nostro sentimento. Importa invece che si accenda la ragione! Apparentemente la musica è tutta movimento, io però ho il sospetto che si tratti di quietismo […] Io nutro un’avversione politica contro la musica» […]. «La prenda in considerazione lo stesso!» Suggerì Settembrini con un sorriso. «La musica è inestimabile in quanto ultimo strumento di entusiasmo, potenza propulsante ed elevatrice, quando trova lo spirito predisposto ai suoi effetti. Ma deve essere preceduta dalla letteratura, da sola la musica non spinge avanti il mondo. La musica sola è pericolosa». […]
(T. Mann, La montagna incantata. Romanzo, capitolo IV, Corbaccio, 2017).
La montagna incantata, il luogo in cui sorge il Sanatorio Internazionale Berghof di Davos, nel cantone dei Grigioni, è un luogo al di fuori del tempo, in cui tutto sembra possibile… Il giovane borghese Hans Castorp, “figlio di papà” è ospite per tre settimane al Sanatorio in visita al cugino Joachim, un militare la cui carriera è stata interrotta dalla tisi. Castorp finisce per risiedervi sette lunghi anni, scoprendosi malato. Castorp condivide gli stili di vita degli altri pazienti e nascono lunghe discussioni su vari argomenti… La discussione sul valore della musica e della letteratura, con l’umanista, homo umanus (come lui stesso si definisce) Lodovico Settembrini ha il compito di evidenziare la funzione delle arti. L’italiano Lodovico Settembrini ha piena fiducia nella scienza e nel progresso e soprattutto attribuisce grande valore alla parola ma, ha nei confronti della musica, una grande diffidenza gli piace, ma non quando è imposta come avviene nel sanatorio: «Mi lascia perplesso», dice. Settembrini afferma di essere un amante della musica, ma «non vuol dire che io la stimi gran che» e definisce così la musica: «Un che di semiarticolato, di problematico, di irresponsabile, di indifferente». Secondo Settembrini, la musica da sola non spinge avanti il mondo: «La musica è inestimabile in quanto ultimo strumento di entusiasmo, potenza propulsante ed elevatrice […], ma deve essere preceduta dalla letteratura». Settembrini riconosce dunque, alla musica una «chiarezza sognante», pericolosa, perché induce l’uomo a trovare in essa il suo riposo. Ancora Settembrini sostiene che la musica ha un lato morale, perché conferisce «presenza, spirito e preziosità al fluire del tempo. La musica sveglia il tempo, la musica sveglia noi al più raffinato godimento del tempo, e in quanto sveglia è morale». La musica può assumere un ruolo demoniaco assai simile alla droga che produce stordimento. Settembrini continua la discussione, conformando la sua concezione della musica «…la musica, io resto dell’opinione che essa sia di natura ambigua. Non vado troppo oltre se la dichiaro politicamente sospetta». La letteratura composta da parole è il «vomere del progresso». L’alta funzione data alla parola alla “parola politica” deriva dall’ammirazione di Settembrini per il Carducci e per le sue concezioni di una poesia intesa come “funzione civile”. «Il signor Settembrini è letterato», dice Joachim al cugino Hans Castorp (questi aveva subito notato «l’espressione colta dello sconosciuto, il suo atteggiamento libero»), «ha scritto per giornali tedeschi il necrologio di Carducci, sai?». Settembrini afferma: «Ebbi l’onore di parlare ai suoi connazionali della vita di questo grande poeta e libero pensatore dopo il trapasso. Io lo conoscevo, prima di dirmi suo allievo. A Bologna stavo seduto ai suoi piedi. A lui devo quel tanto di cultura e di serenità che possiedo». Settembrini ha fiducia nella «ragionevolezza e nell’istruzione che hanno messo in fuga queste ombre stagnanti sull’anima dell’umanità…» attraverso il lavoro per questa terra, per l’onore, e il bene dell’umanità le forze finiscono per liberare l’uomo per le vie del progresso e della civiltà. Per contro, la musica appare come sogno, evasione, fuga dalla realtà. La letteratura, invece, è «l’unione di umanesimo e politica […]. E parlò della parola, del culto della parola, dell’eloquenza, che definì trionfo del senso di umanità; poiché, disse, la parola è l’onore dell’uomo, ed essa sola rende la vita degna degli uomini […]».
Pag. 40 Clinamen n. 7 aprile 2019