a cura di Lorenzo Di Lauro
Questo mese Clinamen ha incontrato la giovane scrittrice pugliese Sara Fiumefreddo, che fino ad oggi si è notevolmente distinta per la sua poliedricità e per il suo talento. Ha già all’attivo la pubblicazione di una raccolta di poesie, del breve romanzo “Due bagagli” e collabora con numerose testate giornalistiche.
Qual è stato il tuo esordio nel mondo della scrittura? Come è nata questa fortissima passione?
Mi è sempre piaciuto scrivere, sin da bambina. Mi ricordo che all’asilo e alle elementari mi piaceva giocare con le rime, passione rimasta inalterata nel tempo. Poi la vita mi ha portata a cimentarmi anche in altro: ho iniziato con il giornalismo alla scuola media e continuo tuttora. Durante il periodo dell’università ho frequentato un corso di sceneggiatura all’Accademia “Amarcord” di Bari, che mi ha permesso di conoscere una parte di me che non avevo ancora scoperto. Sempre negli anni della triennale ho scritto una raccolta di poesie, due cortometraggi e la sceneggiatura per un videoclip musicale.
“Ancora” è il titolo della tua prima raccolta di poesie. Come è nata e quanto c’è di personale?
“Ancora” è nata un attimo prima che il mondo si fermasse. All’inizio del 2020 sentivo l’esigenza di esprimermi, di riflettere su ciò che mi circondava, creando qualcosa di mio. L’ispirazione è arrivata di getto, ho scritto le poesie nell’arco di pochi giorni. Il tema che ho scelto, il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, ha dato vita a una serie di considerazioni. Le poesie che compongono la raccolta raccontano questo legame in tutte le sue sfumature. Il mio tentativo è stato quello di trasformare i miei studi e le mie esperienze in versi in cui anche gli altri potessero immedesimarsi. Ho scelto con molta cura i titoli, che racchiudono il senso e i valori di cui è portatore ogni componimento.
Con “Due bagagli”, racconto ambientato in Salento, hai fatto il tuo esordio nel mondo della narrativa, mostrando un’ottima poliedricità. Raccontaci un po’ di questa storia (no spoiler).
“Due bagagli” è un racconto breve che narra l’incontro tra un’artigiana, Simona, e un marittimo in pensione, Antonio. La conversazione tra i due, all’apparenza solo cordiale intrattenimento, si rivela un arricchimento per entrambi. Anche questa storia prende ispirazione da vicende che ho realmente ascoltato nel mio percorso. Credo che nella scrittura sia fondamentale il rapporto con la realtà. All’inizio del racconto Simona attraversa un periodo di crisi, il lavoro che non va bene, la vita che scorre a rilento. Antonio la aiuta a guardarsi con una nuova prospettiva, come fanno tutti gli incontri che possono definirsi significativi.
Nonostante la tua giovanissima età, sei già una giornalista pubblicista con all’attivo un gran numero di articoli e collabori con diverse testate. C’è un punto di riferimento del giornalismo italiano nel tuo approccio?
Ho una profonda ammirazione verso diversi nomi del giornalismo italiano, come Tiziana Ferrario e Marco Travaglio, per citarne due, ma nella realizzazione degli articoli cerco di trovare una strada personale. È bene avere dei modelli e delle consapevolezze, ma è giusto, nel tempo, cercare il proprio stile.
La tua produzione si destreggia abilmente tra prosa e poesia. Quale di questi due mondi senti più tuo e in quale vorresti affermarti?
Mi piacerebbe affermarmi nella prosa, scrivere romanzi soprattutto, per portare alla luce delle storie. Ciò non vuol dire, però, smettere di dedicarmi alla poesia. La certezza è che desidero continuare a sperimentare e a conoscermi, sempre. Più che di scrittura mi piace parlare di storytelling: le narrazioni sono sempre in evoluzione, assumono nuove forme. Come dice Gottschall nel suo “L’istinto di narrare”, l’uomo compie quest’azione da sempre, spesso anche in maniera inconsapevole. Sono ancora molto giovane e non voglio precludermi nessuna opportunità. Voglio dedicare questi anni a scoprirmi.
Il rapporto tra giovani e scrittura vive un mondo complesso: come riavvicinarli alla lettura e alla conoscenza della lingua italiana in questa fase storica particolare?
I giovani, come tutti, si avvicinano alla lettura e alla conoscenza della lingua quando i contenuti sono in grado di catturare la loro attenzione. Questo avviene quando in gioco ci sono sfide, obiettivi, situazioni in cui rispecchiarsi, ferite universali. Una storia è tale quando non parla solo dei protagonisti delle vicende, ma di ognuno di noi. Forse potremmo ripartire da questo.