a cura di Lorenzo Di Lauro
In questo nuovo numero, Clinamen ospita un’intervista a Francesco Artibani, uno dei più importanti sceneggiatori di fumetti e cartoni animati italiani. Da oltre trent’anni collabora con Topolino, fumetto per il quale ha realizzato centinaia di storie. La sua produzione si è però spostata anche su altre testate: Dylan Dog, Lupo Alberto, W.I.T.C.H e Monster Allergy tra le tante. Da qualche anno segue anche corsi universitari riservati agli appassionati del fumetto.
Come è nata la sua grande passione per i fumetti?
Inevitabilmente da bambino, è stato un colpo di fulmine immediato e ho avuto la grande fortuna di crescere in un periodo in cui le edicole erano ancora dei luoghi meravigliosi e sorprendenti in cui trovare ogni genere di personaggio e di pubblicazione. Sono sempre stato un lettore onnivoro ma i fumetti hanno sempre avuto (ed hanno ancora) un fascino particolare. Topolino è stato un passaggio obbligato, la pubblicazione che, insieme alla scuola, mi ha avvicinato alla lettura.
Da ormai trent’anni ha stretto un profondo sodalizio con Topolino. Cosa l’ha colpita di più del mondo dei topi e dei paperi? Qual è il suo personaggio preferito?
Quello che amo del mondo disneyano è la capacità di raccontare ogni cosa, di saper parlare a tutti con una sorta di linguaggio universale. Scegliere un solo personaggio è difficile ma trovo che, tra tutti, zio Paperone sia quello più completo e profondo.
Oltre a Topolino, si è cimentato nelle sceneggiature di tante testate, appartenenti anche a gruppi editoriali differenti. Dylan Dog, Lupo Alberto, W.I.T.C.H sono solo alcune delle tante. Come riesce ad approcciarsi nella realizzazione di prodotti così diversi tra loro? C’è un filo conduttore?
Il filo conduttore è quello del rispetto del personaggio ma senza spersonalizzarsi, provando a raccontare qualcosa di nuovo senza stravolgere o tradire il personaggio che si sta scrivendo. È una questione di equilibrio, si prendono le misure di tutto per muoversi in maniera agile su terreni spesso insidiosi (soprattutto quando si scrivono personaggi creati da altri e con molti anni di vita editoriale alle spalle). La cosa importante è che nelle storie la voce sia quella dei personaggi e non dell’autore, è determinante tenersi sempre un passo indietro.
Nel suo percorso nel mondo dei fumetti si è cimentato negli anni ’90 anche nei panni di disegnatore per la serie “Storie inquinate e il professore verde.” Come mai con il tempo ha abbandonato quest’attività, prediligendo le sceneggiature?
In realtà la mia intenzione iniziale era quella di fare il disegnatore e per un po’ di tempo l’ho fatto lavorando su Tiramolla o su Lupo Alberto con le avventure di Scardaglione e Maruzzelli, due personaggi che scrivevo con Lello Arena. Dividendomi tra disegno e scrittura però ho fortunatamente capito in fretta che il disegno non sarebbe stata una buona scelta. L’autocritica è determinante: quello del disegnatore è un mestiere complesso e faticoso e io non sarei mai diventato l’autore che volevo essere. Il lavoro mi ha accompagnato in maniera naturale sul fronte della scrittura dei fumetti e dei cartoni animati e così ho messo da parte il disegno senza troppi rimpianti. Disegno ancora ma solo per realizzare i layout delle pagine che scrivo, una volta definita la tavola finisce tutto nel cestino.
Assieme a Katja Centomo nel 2002 ha fondato lo studio “Red Whale”, dando vita a numerose serie a fumetti, tra le quali Monster Allergy. Di cosa si occupa principalmente lo studio? Si sente soddisfatto dei risultati ottenuti?
Red Whale è una società che si occupa di editoria e animazione lavorando come service per case editrici per la realizzazione di libri e fumetti o sceneggiature per i cartoni animati. La società è nata proprio per gestire Monster Allergy in tutte le declinazioni che ha avuto (fumetto, animazione, merchandising). Sono molto contento di quello che è stato realizzato e stiamo ancora realizzando, è un genere di attività in cui si impara molto – continuamente – e ti mette a confronto con sfide creative sempre stimolanti.
Tra i prodotti dello studio vi è anche il cartone animato “Mostri e pirati”, una delle sue incursioni nel mondo televisivo. Ha mai pensato di lavorare su qualche serie televisiva o per qualche sceneggiatura cinematografica, oppure la sua produzione è strettamente legata al mondo del fumetto?
Credo fortemente che uno dovrebbe fare quello che sa fare, senza improvvisarsi perché l’improvvisazione in certi casi può fare danni. Non ho mai scritto un romanzo e non mi sono mai avvicinato al cinema o alla televisione perché sono ambiti che richiedono competenze che non penso di avere. La scrittura per i fumetti e i cartoni animati è già un bell’impegno, preferisco non complicarmi ulteriormente la vita.
Tra le sue attività vi è anche quella di docente presso l’Accademia Silvio D’amico. Ha inoltre collaborato di recente con l’Università del Salento per la realizzazione di una storia dedicata agli scavi archeologici di Aquinum, tenendo anche un seminario a Lecce. Che rapporto è nato con i suoi alunni e in generale con i giovani appassionati del mondo del fumetto?
Insegnare era una di quelle cose che mi ero ripromesso che non avrei mai fatto ma sono venuto meno al mio impegno perché mi piaceva l’idea di poter parlare di fumetto in un ambiente come quello dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Qui seguo due corsi in due master diversi ed è molto interessante il confronto con degli studenti per i quali il fumetto non è l’obiettivo principale ma sono curiosi di confrontarsi con quel linguaggio e le sue regole. L’altro corso che porto avanti è più tradizionale presso la Scuola Romana dei Fumetti ma in quell’ambito parlo di scrittura per l’animazione. Nei vari corsi l’approccio che seguo è quello diretto del lavoro, del mestiere, parlando di cose pratiche ad un pubblico che si sta avvicinando al mondo del lavoro – e questa mi pare la cosa più utile che uno possa fare. Per quello che riguarda i giovani che si avvicinano al fumetto negli incontri cerco sempre di dare, quando richiesti, suggerimenti che assomigliano di più a raccomandazioni per uscire tutti interi da questa strana professione.
Ci può dire qualcosa sui suoi progetti futuri?
Ci sono tante cose in lavorazione sul fronte disneyano ma sono all’opera anche su progetti diversi. Dopo Technoldogy, volume a fumetti uscito con Feltrinelli Comics e realizzato con Fausto Vitaliano e Claudio Sciarrone, ho delle altre storie in preparazione sia per editori italiani che stranieri. Ci sono poi le serie animate; sto chiudendo la seconda stagione di Pinocchio & friends prodotta da Rainbow per la Rai ma altre produzioni sono in partenza.