Cioffi
Cioffi: quel bimbo che è in noi
a cura di Eleonora Tondo
Andrea Cioffi, in arte Cioffi, classe ’96.
Cantautore dalla voce e dalla penna inconfondibili.
Una chitarra regalatagli la vigilia di Natale lo avvicina alla musica.
Incomincia a cantare e suonare nella sua cameretta davanti a pochi intimi… il suo talento ben presto lo catapulta su palchi importanti di tutta Italia accanto a grandi artisti quali Fabrizio Moro, Le Vibrazioni, Antonio Maggio e Pierdavide Carone.
È così che, con un biglietto per un viaggio andata senza ritorno, quel 24 aprile 2020, scriveva: “ogni lungo viaggio inizia con un primo passo”; annunciava Anima fragile, il suo primo singolo, disponibile in tutti i digital store sin da subito e in radio dal 29 maggio dello stesso anno.
Con questo esordio, con uno stile tra il pop e il cantautorato classico italiano e con qualche sfumatura di rap, Cioffi si presenta artisticamente per la prima volta: si rivolge ai ragazzi della sua generazione, quei bambini ormai già grandi ai quali piace godere della bellezza delle piccole cose.
Il successo continua pubblicando tra giugno e novembre 2020, sul proprio canale YouTube, tre inediti in acustico: Mi basti te, Salento e La finestra.
Il 30 novembre 2020 con il suo secondo singolo Fuochi d’artificio, che è un inno a credere nei propri sogni e un messaggio di forza per chi non si sente abbastanza, canta la felicità, che esplode in un ritornello di immagini vivaci.
Nel maggio 2021 pubblica Quel Bimbo, brano in acustico, in cui narra, in modo schietto e diretto, di sé, ovvero di quel ragazzo che parla con la Musica, di quel bimbo sognante e della gente che sorride pur avendo il cuore a metà.
Questa è la storia in musica e nei sentimenti di quel bimbo che si è detto di sognare sempre in grande e che, in un dialogo con una finestra illuminata, si è guardato dentro e intorno e ha sfidato la paura, il buio e tutti i cliché, perché “senza pioggia niente arcobaleno”, come canta in Laura, una profonda dedica di amore che ha toccato i cuori di tanti sin dal primo ascolto, il 19 febbraio 2021.
Quel bimbo che voleva andare altrove ha preso per mano i sogni, guidato dalla fantasia, e si è tuffato dentro, portando con sé migliaia di sognatori, i Ragazzi della gente.
Quel bimbo ha raccontato che le storie possono iniziare, possono anche finire, ma il viaggio resta; resta nelle fotografie, nelle frasi e in diecimila bugie. È tra questi pensieri che il 28 maggio 2021 vede la luce il suo capolavoro Diecimila bugie.
Cioffi nelle sue canzoni parla spesso di quel forte sentimento, dell’amore vissuto, immaginato o anche solo vagheggiato, e in Se soltanto una canzone, pubblicata l’11 ottobre 2021, esprime l’amore oltre il tempo, quello materno, puro e vero, facendo vibrare le corde dell’anima. Infine, tante sono le emozioni provate il 27 agosto 2021 con il suo ultimo singolo, Incendio, che è la storia di chi, nonostante le delusioni, continua ad amare, la storia di “quel cuore che conosce solo la guerra e aspetta ora la pace di un re”.
Ciao, Andrea! Ci parli di te e del tuo progetto musicale?
Ciao, sono Cioffi, un cantautore originario del Salento. Ho vissuto a Roma per due anni e adesso vivo a Milano. Ho tanti sogni nel cassetto, ma quello più grande è poter arrivare con la mia musica a quanta più gente possibile, con la speranza che possa rispecchiarsi e cogliere nuove sfumature diverse in quel che canto. Lavoro quotidianamente per far sì che possa realizzarsi; mi piacerebbe un domani guardarmi indietro senza avere rimorsi, con la consapevolezza che ho dato il massimo, senza avere il rimpianto di non averci provato.
Hai scelto come nome d’arte Cioffi. Quanto hanno in comune Cioffi e Andrea?
Cioffi e Andrea sono la stessa persona. Non amo gli artisti che decidono di scindere il personaggio dalla persona. Cioffi è la parte estremizzata di Andrea; racchiude le sue debolezze, le paure e le fragilità che danno sfogo alla propria arte e alla voce interiore, cioè tutto ciò che rende una persona artista.
Cioffi è quel bimbo che bussa alla porta interiore di Andrea, quel lato nascosto che non sempre è visibile nel quotidiano?
Esattamente! È quel ragazzino che Andrea non vuol lasciare andare via e che Cioffi sente dentro di sé. Io ho sempre vissuto male il saper di dover diventare grande e crescere e il tempo che scorre. Mi sento ancora un bambino e conservo i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, ricordi che voglio custodire per sempre e rendere eterni con la scrittura, raccontandoli. Voglio che siano attuali e senza fine.
Quando racconti di quel lato bambino rievochi il Fanciullino. Così come Pascoli è definito “il poeta delle piccole cose”, tu sei “il cantautore delle piccole cose”. Soltanto i poeti sono in grado di sentire ed esprimere il proprio fanciullino ed è questo che li rende artisti.
Proprio così! Da piccoli abbiamo la piena percezione della realtà. Sono convinto che, crescendo, mettiamo da parte e allontaniamo tante sensazioni che potrebbero farci provare emozioni al 100%. Il godere della bellezza di un tramonto, la paura di perdere una persona cara, una passeggiata con gli amici, il timore di smarrire l’amore sono emozioni che da adulti non viviamo pienamente, perché siamo focalizzati su altro. È ascoltando quel bambino in noi che possiamo trovare la chiave della felicità!
Quel Bimbo, brano in acustico pubblicato sul tuo canale YouTube, inizia con le seguenti parole: “il signor Cioffi non parla. Il ragazzo parla con la Musica”. Come è entrata nella tua vita la musica? Quando hai capito che sarebbe diventata il tuo futuro?
La musica è con me da sempre, dall’infanzia. In me è vivo il ricordo di mia madre intenta ad asciugarmi i capelli e un iPod blu… nelle cuffie ascoltavo a tutto volume i Blink-182, mi piacevano What’s my age again?, Dammit, All the small things.
Mi viene in mente anche il cd pieno di canzoni di fine anni Novanta, in auto con i miei genitori per strada verso il mare!
Il primo vero contatto con la musica lo devo a mia sorella: nel Natale dei miei dodici anni mi regalò una chitarra classica. Io, non sapendo suonare, in un primo momento la guardai perplesso, pensando: “Che me ne faccio?”. Poi, iniziai a riprodurre i miei brani preferiti, tra cui The lazy song di Bruno Mars.
In questo modo mi sono avvicinato alla musica, con la quale mi sono reso conto di riuscire a esprimere ciò che mi risultava difficile con le sole parole. Durante l’adolescenza ho attraversato in famiglia un periodo particolare e soltanto con la musica ero in grado di mostrare il mio lato fragile che a voce non esternavo. Con le canzoni mi sentivo protetto dall’arte, credevo di indossare una maschera per sentirmi al sicuro. Alla fine, paradossalmente, ho compreso che la maschera la indossavo nella vita di tutti i giorni e che, invece, nella musica scoprivo me stesso. Oggi sono libero e sto vivendo a piccoli passi il mio sogno: cantare con la gente le mie canzoni. Ho avuto la possibilità di aprire i concerti di alcuni artisti, di stare sul palco con loro e ora sono consapevole di voler fare questo nella vita.
Il 5 dicembre 2019 hai aperto uno dei concerti di Fabrizio Moro. Esattamente due anni dopo, il 5 dicembre 2021, hai ricevuto sul palco del “Marlù Webboh Fest” il premio Marlù, un riconoscimento per la tua musica. È una bella coincidenza che sottolinea quanta strada tu stia percorrendo a grandi piccoli passi. Finalmente hai un pubblico tutto tuo, i Ragazzi della gente. Il sogno si è realizzato?
Sì, si è realizzato, sebbene ancora non me ne renda conto!
Mi piace la definizione “Ragazzi della gente” perché mi reputo una persona normale, comune e non privilegiata, una persona che ha la possibilità di poter parlare alla gente nel momento in cui fa arte. Infatti, sui social avverto l’esigenza di stare a contatto con le persone che mi supportano sin dal primo momento, dal primo giorno; mi piace parlare con loro e confrontarmi. Soprattutto, non voglio perdere quel lato umano che è fondamentale. Se oggi ho la fortuna di vivere e sognare allo stesso tempo è merito di tutti coloro che amano la mia musica.
Hai appena citato i Ragazzi della gente, grandi sognatori come te. Hai qualcosa da dire ai Ragazzi della gente… del futuro?
Certo! Mi auguro che mi scopriate, che possiate trovare spensieratezza, rifugio e serenità
nelle mie parole in futuro, domani e sempre e che vi sentiate parte di un gruppo, i Ragazzi della gente. Mi piacerebbe che tramite le mie e nostre canzoni possiate vivere e provare emozioni.
In Anima Fragile canti: “Tempo e troverete un senso voi ragazzi del millennio.” In Fuochi d’artificio: “Ti domandi poi se tutto ha un senso in quelle notti in cui non sai il perché […] sopravvivere sognando la vita di qualcun altro”. Nelle tue canzoni è sempre presente il tema dei sogni, delle incertezze e della ricerca di un senso, argomento caro a molti ragazzi. Sognavi un tipo di vita in particolare? Hai trovato il senso di cui parli?
Queste frasi citate racchiudono tutto il mio percorso e il mio sentire.
Credo che ognuno prima o poi trovi un senso, dando forma ai propri sogni e trovando un suo posto nel mondo. Spesso si ha un modello a cui ispirarsi, io sognavo la vita dei cantanti e dei miei idoli come Antonello Venditti, Fabrizio Moro e Bruno Mars. Quel “sopravvivere sognando” è un vivere non pienamente, quindi un sopravvivere. Si inizia a vivere nel momento in cui si dà un senso a ciò che si fa. Non bisogna accontentarsi senza osare o accontentarsi di una vita che non piace.
In Fuochi d’Artificio, brano che ho scritto prima di far ascoltare al mondo Anima fragile, riferendomi a me stesso, dico: “Cerchi all’orizzonte dove vola la felicità”; ritengo che quest’ultima sia dentro me e non vada cercata all’orizzonte, fuori di me. La chiave di tutto è fare ciò che si sogna ed è questa, penso, un’idea molto vicina alla felicità.
Prima di entrare nel vivo della scena musicale, come immaginavi questo mondo pieno d’arte? Le aspettative erano differenti?
Lo immaginavo completamente diverso! Finché non si tocca con mano qualcosa, l’immaginazione è sempre differente. Di sicuro è ancora più bello di quanto credessi.
Sto conoscendo tanti artisti, ragazzi che, partiti dal nulla come me, inseguono e raggiungono un sogno. Soprattutto, un aspetto piacevole è che dietro l’artista si nasconde sempre una persona con un passato e con una storia. Si crea un rapporto umano stupendo.
Sono molto fortunato e felice perché tanti di loro (mi riferisco a i TikToker) apprezzano le mie canzoni e sono grato perché mi danno una mano nella promozione dei singoli. Diecimila Bugie è stato un gran successo anche su TikTok, per esempio.
Un anno e mezzo fa, quando pubblicai il primo brano, non conoscevo del tutto questa realtà; pian piano mi ci sono immerso e ora la vivo quotidianamente.
Credi, dunque, che sia più facile fare musica oggi o ieri?
Non saprei; tuttavia, sono convinto che attualmente, nel 2022, i social siano uno strumento importantissimo, permettendo a chiunque, ad artisti sia affermati sia emergenti, di raggiungere tanta gente.
Credo che oggi sia più semplice farsi notare ma, al contempo, sia più difficile imporsi nel panorama musicale: c’è maggiore “rivalità”, dal momento che tutti, grazie ai social, hanno la possibilità di diffondere e promuovere la propria musica.
Quando parlo di rivalità, intendo la sana competizione che rappresenta uno stimolo per migliorarsi continuamente.
Siamo tutti compagni di avventura con cui condividere un percorso!
Da questo punto di vista, stimo tanto il mondo del rap perché è pieno di solidarietà tra artisti.
Secondo me, la vittoria di uno deve essere la vittoria di tutti. Se un ragazzo realizza il proprio sogno, io sono contento per lui e sono maggiormente motivato a far meglio.
Nel brano in acustico La Finestra racconti: “Vorrei andare altrove mentre il mondo dorme in sé.” In effetti, qualche mese dopo aver scritto questa canzone, ti sei realmente trasferito a Roma e, successivamente, a Milano, dove tuttora vivi. Quanta influenza queste due grandi città hanno esercitato sulla tua musica, sia a livello di stimoli, scrittura e sonorità, sia di crescita artistica?
Veramente tanto!
Roma mi ha ispirato a livello creativo, donandomi molte idee per la scrittura, e ha inciso tanto anche sulla mia formazione. Avendo la possibilità di trascorrere molto tempo in studio, ho imparato a suonare il pianoforte e ho masticato tanto cantautorato (Venditti, Moro, De Gregori, Ultimo, Ramazzotti).
Milano mi ha influenzato per quanto riguarda le sonorità, ne ho sperimentate tante, come quelle urban.
Ho capito che Milano è una città che corre, non ti insegue… sei tu che devi inseguirla! È una realtà in cui ogni giorno un ragazzo si sveglia con la volontà di realizzare un sogno e di fare meglio degli altri.
Sei autore delle tue canzoni e in Anima Fragile sono presenti, anche se metaforicamente, “quei fogli di quaderni scritti, cancellati mille volte”. Quando hai scritto il tuo primo brano? È diventato una canzone?
Il primo brano l’ho scritto all’età di quindici anni, il giorno dopo il mio compleanno! Non trovavo più magia in questa festa: mi rendevo conto che, crescendo, diminuivano le emozioni rispetto a quelle provate da un bimbo mentre compie gli anni, mentre scarta i regali la notte di Natale, mentre dorme in mezzo a mamma e papà… gioie simili. Questo brano è diventato una canzone (ancora inedita) e racconta di quella voglia che si ha da bambini di diventare grandi e che con il trascorrere del tempo, in realtà, pesa, volendo tornare nuovamente bambini.
Appena scritto, il testo era molto crudo; in seguito, ho modificato alcune strofe e, adesso, è uno tra i miei brani preferiti! Spero possa essere pubblicato presto perché è molto significativo per me, essendo l’inizio del mio percorso.
Infatti, se Anima Fragile rappresenta l’inizio del viaggio tra me e i Ragazzi della gente, quel primo brano, invece, simboleggia il punto di partenza del mio viaggio personale.
Hai definito questo nuovo anno come “2022 della gente”. Mi parli dei tuoi progetti futuri?
Sarà un 2022 pieno di musica! Mi piacerebbe collaborare con altri artisti, sebbene abbia già avuto tale opportunità quest’anno. Sarebbe bello unire il proprio viaggio con quello di un altro.
Desidero suonare dal vivo il più possibile e pubblicare finalmente il mio album! Spero, così, di chiudere il cerchio di un percorso immaginario, iniziato con Anima fragile nel 2020, e di iniziarne tanti altri.