a cura di Alessia S. Lorenzi
Barbara Garlaschelli è nata a Milano e vive a Piacenza. È laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano. Sono tante le sue pubblicazioni e tanti i riconoscimenti ricevuti. I suoi racconti sono presenti in varie antologie ed tradotta in molti Paesi d’Europa. Il suo romanzo Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010) è stato tra i dodici finalisti del premio Strega 2010. Il suo ultimo lavoro è Il cielo non è per tutti (Frassinelli, 2019). Ed è di questo romanzo che vi parlo. Ho letto questo libro tutto d’un fiato perché non riuscivo a smettere. È un libro straordinario. Lo stile è semplice e molto scorrevole. I personaggi sembrano parlare, a volte sembrano chiedere aiuto. Le emozioni sono palpabili, come anche i disagi e le disavventure dei personaggi. L’autrice ha saputo, con mano “poetica”, descrivere situazioni, stati d’animo e sofferenze dei protagonisti lasciando intravedere tutta la sua sensibilità, perché saper descrivere dettagliatamente un dolore, una sofferenza o anche un momento felice, significa “sentirla”, percepirla oltre che con gli occhi anche col cuore. Molto ben descritti anche i caratteri dei protagonisti, le loro manie, le loro paure, le loro difficoltà, la loro voglia di ricominciare. Ogni capitolo riguarda alternativamente i vari protagonisti e questo consente di avere una visione completa e dettagliata di quello che succede e, nello stesso tempo, permette di conoscere bene ogni personaggio, le sue angosce, i suoi pensieri, le sue difficoltà. Interessanti e attuali i temi trattati che vanno dal mondo dei bambini e il loro, a volte difficile, rapporto con gli adulti all’integrazione, la protagonista è di origini albanesi e non si è mai completamente integrata perché si sente sempre in una sorta di inferiorità rispetto agli altri. Poi il tema della violenza sulle donne che la protagonista ha vissuto sulla propria pelle e della quale porta ancora i segni sul corpo e nell’anima. In questa storia, emerge più che in altre storie, anche la grande difficoltà che un genitore incontra in quello che sembra veramente il mestiere più complicato e più importante del mondo. Non ci sono libri per imparare e quando credi di aver fatto la cosa giusta, talvolta, ti accorgi di aver sbagliato completamente perché hai trascurato di considerare delle variabili che per te non erano importanti. È insieme a loro che si impara e si cresce e volere la loro felicità significa anche avere la capacità di mettersi in gioco e andare anche oltre i propri limiti. In tutti i protagonisti di questo romanzo però c’è la grande voglia di ricominciare, di migliorarsi, di riprendersi la vita. È un libro che consiglio perché è una bella storia e perché offre tanti spunti di riflessione. Ho scambiato qualche battuta con Barbara che con grande disponibilità ha acconsentito a soddisfare qualche mia curiosità.
Ho letto con molto piacere il suo libro e ho amato subito il personaggio di Alida, questa ragazzina giudiziosa, responsabile e paziente, molto paziente con la madre dal carattere irascibile e imprevedibile. Ha mai incontrato un “Alida” o una “Regina” nella sua vita?
Sì, ne ho incontrate. Credo che tutti le incontriamo ogni giorno ma spesso non ci facciamo caso. Io, invece, forse per deformazione professionale, amo osservare e ascoltare le persone. Spesso ho il privilegio di raccogliere storie che poi entrano nei miei libri.
C’è qualcuno dei personaggi in cui lei si ritrova o, meglio se fosse uno dei protagonisti del suo libro, quale sarebbe?
Amo tutti i personaggi di questo romanzo e forse in tutti loro c’è qualcosa di me.
Mi ha molto colpito anche la figura di Regina, un’albanese trapiantata in Italia che ha ancora sulla pelle i maltrattamenti subiti dal suo ex. Maltrattamenti che ne hanno fortemente modificato il carattere tanto da mettere in serio pericolo lo stesso rapporto con la figlia che identifica la madre con un vulcano. Lei cosa pensa dei continui maltrattamenti e abusi che le donne sono costrette a subire? A chi si sentirebbe di attribuire la responsabilità di tali comportamenti? Alle famiglie, alla scuola o a una società ancora maschilista nonostante le tante lotte?
Dei maltrattamenti e degli abusi si può solo pensare il peggio possibile. Questa orrenda abitudine di associare la parola “amore” alla violenza contro le proprie compagne, le donne in generale è responsabilità di chi utilizza le parole: media, scuole, famiglie, tutti noi. E, infatti penso che siamo tutti responsabili, con gradi diversi, di ciò che accade alle donne nel mondo. Scriverne è il mio modo per contribuire alla lotta per la dignità di ciascun essere umano.
Il titolo del suo ultimo libro è “Il cielo non è per tutti”, secondo lei, considerato i tempi che stiamo vivendo, per chi “non è il cielo” oggi?
Per i più deboli; per i più sensibili e fragili; per chi non è prepotente e avido; per chi siede “dalla parte del torto”.
Se dovesse scegliere uno scrittore con cui scrivere un libro a quattro mani, chi sceglierebbe e perché?
Nicoletta Vallorani. Perché è una delle autrici italiane che più amo; perché è un’amica; perché ci piace lavorare insieme; perché è una donna con un’etica cristallina; perché è generosa.
In bocca al lupo a Barbara per questo suo nuovo lavoro.
Pag. 42 Clinamen n. 7 aprile 2019