a cura di Roberta Giannì
Londra, 1871. Il naturalista inglese Charles Darwin pubblica L’origine dell’uomo e la selezione in relazione al sesso (The Descent of Man and Selection in Relation to Sex).
150 anni dopo, Flavia Salomone e Fabio Di Vincenzo hanno voluto celebrare quest’anniversario proponendo il loro interessantissimo contributo, ovvero il libro Conversazioni sull’origine dell’Uomo – 150 anni dopo Darwin in cui, conversando appunto con illustri colleghi esperti del campo, guidano il lettore in un vero e proprio viaggio nella storia dell’umanità, tentando di rispondere a grandi quesiti come “chi eravamo”, “chi siamo” e “chi (forse) saremo”, mostrandogli un passato di antenati attenti scopritori del mondo e un presente e un futuro di uomini sempre più coinvolti nel progresso.
Approfittando di tale bellissima celebrazione, anche noi di Clinamen abbiamo voluto, a modo nostro, conversare sull’uomo e sull’evoluzione con uno degli autori, la Dott.ssa Flavia Salomone, biologa e antropologa fisica.
Flavia Salomone vive e lavora a Roma. Per alcuni anni si è dedicata alla ricerca nel campo della biologia delle popolazioni del passato, in modo particolare gli antichi romani, presso i laboratori di antropologia de ‘La Sapienza’ Università di Roma e del Museo Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Attualmente collabora con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Archeologici e con il Museo di Casal de’ Pazzi per il quale ha curato visite guidate e progetti di didattica sull’evoluzione umana in presenza e online.
Appassionata divulgatrice, dal 2014 propone attività educativo-didattiche in collaborazione con varie associazioni e Musei rivolte alle scuole e alle famiglie. Con il progetto di divulgazione scientifica Con le mani di Homo, itinerante in tutta Italia – scuole, musei, aree archeologiche – si è posta l’obiettivo di avvicinare i più piccoli a scoprire, attraverso le tracce scolpite nel tempo, il cammino della nostra specie e recuperare così le nostre origini più remote.
Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, ultimamente con Edizioni Espera ha pubblicato due testi divulgativi per ragazzi sull’evoluzione dell’uomo “C’era una volta Homo” e “Sulle tracce dei nostri antenati in Italia” scritto con Luca Bellucci e Giorgio Manzi, che hanno riscosso grande successo.
Ringraziando Flavia per aver condiviso con noi la sua passione sull’uomo e sulla vita, non possiamo che augurarvi buona lettura!
150 anni dopo Darwin: chi fu e chi è oggi Charles Darwin, e quale eredità ci ha lasciato?
Charles Darwin è stato un grande naturalista, uno studioso appassionato ed eclettico, un infaticabile ricercatore. Per me un grande visionario che ha saputo leggere la natura e il mondo vivente riuscendo a capirne alcuni segreti. Oggi senza dubbio è ancora il punto di riferimento per gli studiosi in ogni campo. Da Darwin in poi esiste un modo di concepire l’uomo come un essere complesso, frutto di un processo naturale che coinvolge non soltanto la sua origine e la sua collocazione nel mondo ma anche il suo sviluppo intellettivo sociale e morale. Pensandoci bene non esiste campo del sapere umano che non sia stato in qualche modo influenzato dal suo pensiero evoluzionistico e questo perché egli ha modificato in maniera irreversibile la percezione che noi abbiamo di noi stessi di ciò che siamo nel mondo e di come ci relazioniamo ad esso a partire dalla conoscenza di noi stessi. Come abbiamo scritto, io e Fabio, nella nota introduttiva “L’opera di Darwin si pone quindi come un’appendice, o meglio ancora come l’ideale presupposto (necessario e oramai ineliminabile), al motto scolpito oltre 2500 anni fa sul tempio di Apollo a Delfi: γνῶθι σαυτόν (conosci te stesso).”.
Come si evince dal titolo stesso, il libro si struttura principalmente in conversazioni: con Giorgio Manzi, Telmo Pievani, Enza E. Spinapolice, Fabio Di Vincenzo (coautore del libro stesso), Matteo Greco e molti altri. Quanto è importante la visione a 360° dell’uomo? Com’è stato per te confrontarti con queste menti brillanti, tra le maggiori esperte nei loro campi?
Come dicevo l’essere umano è una creatura complessa ed è limitativo guardarne solo un aspetto. L’idea di spaziare nei suoi infiniti mondi mi ha sempre affascinato e questo libro mi ha permesso di fare un viaggio, quasi pirandelliano, nel caleidoscopico “pianeta uomo”. È stata un’esperienza emozionante e bellissima.
L’evoluzione umana è un processo che abbraccia ogni aspetto del genere umano, da quello biologico a quello sociale e culturale. Riguardo a quest’ultimo ti chiederei di soffermarci un momento sul senso del bello: puoi darci una visione dell’evoluzione di questo importante aspetto culturale umano? Che tipo di cambiamenti ha portato e che tipo di influenza ha avuto nella struttura sociale umana?
Questa domanda è molto complessa per esaurirsi in poche parole dal momento che abbraccia tutta la complessità del nostro essere umani. Il sense of beauty, contrariamente a quanto si può pensare, non è peculiarità esclusiva della nostra specie ma è presente anche nel resto del mondo animale come Darwin evidenzia in tutta la sua opera. Tuttavia per gli esseri umani è un qualcosa che con il tempo ha acquisito valori e sfumature sempre più ampie. Mi spiego meglio. Parlare dell’evoluzione del senso estetico, come ci insegna Darwin, non si può prescindere da un’analisi comparata con gli altri esseri viventi con i quali condividiamo lo straordinario cammino di vita su questo pianeta, ma allo stesso tempo non è possibile non considerare le particolari sfaccettature che ha assunto nell’uomo. Esplicitando quanto appena detto mi avvalgo delle parole della Prof.ssa Portera che nel libro afferma proprio: “Quel che accade con la specie umana è che essa progressivamente estende il raggio di applicazione possibile dell’attributo ‘bellezza’: belli, per noi, non sono solo i corpi di potenziali partner sessuali ma anche tramonti, fiori, quadri e musiche. Ciò può spiegarsi, ad esempio, ipotizzando che le dinamiche di corteggiamento sessuale e il connesso piacere nell’esercizio di preferenze, su cui Darwin tanto insiste nel Descent, siano solo una delle componenti generative dell’estetico e del bello in generale, insieme, ad esempio, al piacere dell’esplorazione oppure alla predisposizione al gioco (che potrebbero aver avuto un ruolo maggiore nell’evoluzione del senso del bello umano). Inoltre, è senz’altro vero che lo sviluppo culturale di Homo sapiens, nei circa 200mila anni di storia della specie, ha progressivamente ridotto gli effetti diretti della selezione sessuale su di noi e che il peculiare percorso ontogenetico della nostra specie, con la sua lunghissima, plastica e altamente socializzata infanzia, ha giocato un ruolo centrale”.
L’idea di Darwin, come afferma Bernardino Fantini nel capitolo dedicato alle emozioni, è che tutte le caratteristiche degli esseri viventi possono essere spiegate con la teoria della selezione naturale, comprese quindi le facoltà mentali. Qual è dunque l’approccio di Darwin alle emozioni umane?
Darwin dà moltissima importanza alle emozioni al punto da dedicargli un intero libro (L’espressione delle Emozioni nell’Uomo e negli Animali, pubblicato nel 1872 dopo un anno dal Descent). Nei suoi studi, comparati tra uomo e animali, coglie immediatamente che la loro natura essenziale consiste nella loro forza espressiva. Scrive infatti: nella specie umana alcune espressioni, come il drizzarsi dei capelli sotto l’influenza di un estremo terrore, o lo scoprire i denti sotto quella di una rabbia furiosa, possono difficilmente essere spiegate, eccetto con la convinzione che l’uomo sia esistito una volta in una condizione molto più bassa e animalesca. La comunanza di determinate espressioni in specie distinte sebbene alleate […] è resa molto più intelligibile se crediamo nella loro discendenza da un progenitore comune. Per lui le emozioni sono “oggetti naturali” e le tratta come tali. Sono un complesso sistema che unisce la chimica, la psiche e il corpo, perché è attraverso di esso che si esprimono. Proprio come sistema comunicativo intra e inter specifico sono estremamente utili nei processi di adattamento e quindi sono sottoposte all’azione della selezione naturale e anche loro vanno lette e interpretate nella complessa rete che lega gli organismi fra loro.
Proseguendo con la lettura, ci si imbatte in un’interessante parte dedicata alla Musica. La Musica come Arte, lo spettacolare sound engineering degli antichi luoghi greci dedicati allo spettacolo, la voce come “primo strumento musicale” dell’uomo. Che ruolo assume dunque la Musica nell’evoluzione umana?
Rileggere l’opera di Darwin mi ha permesso di scoprire come venga dedicato ampio spazio alla musica nella sua opera e di quale ruolo importantissimo abbia nelle nostre vite. È incredibile perché la musica è parte della mia esistenza, è parte di me… una sorta di seconda pelle e sono così abituata a Lei che non ho mai riflettuto sul suo ruolo nella storia dell’evoluzione umana fin tanto che non ho deciso di studiare e approfondire l’argomento per costruire dei percorsi didattici per i bambini. Questo è un tema che mi affascina molto e che sto studiando e approfondendo anche dal punto di vista del “cervello musicale”. La musica è strettamente connessa al linguaggio, all’espressione di emozioni. È il mezzo che ci consente di dire ciò che le parole non possono.
Ripartendo quindi dal Descent, lo stesso Darwin afferma: Riguardo all’origine del linguaggio articolato […] non posso dubitare che il linguaggio debba la sua origine all’imitazione e alla modificazione dei vari suoni naturali, delle voci di altri animali e delle grida istintive dell’uomo, aiutato dai segni e dai gesti. Trattando della selezione sessuale vedremo che gli uomini primitivi, o piuttosto qualche primo progenitore dell’uomo, probabilmente usò prima la sua voce per produrre vere cadenze musicali, cioè per cantare, come fanno oggi alcuni gibboni. Possiamo concludere, da una analogia ampiamente estesa, che questa facoltà sarebbe stata particolarmente esercitata nel corteggiamento fra i sessi; avrebbe espresso le varie emozioni, come l’amore, la gelosia, il trionfo; e sarebbe servita come sfida ai rivali. Perciò è probabile che l’imitazione dei suoni musicali con suoni articolati possa aver dato origine a parole esprimenti varie e complesse emozioni.
In principio era il suono… immaginiamo di essere da soli a occhi chiusi e ascoltiamo. Tutto intorno a noi potremo percepire il sibilo del vento, lo scrosciare delle acque, il boato dei tuoni, il cinguettio degli uccelli, il grido degli animali, il battito del cuore. Insomma, un mondo di suoni, il soundscape, un paesaggio sonoro che ha circondato l’uomo sin dalla sua comparsa intorno a 2,5 milioni di anni fa. E se le prime testimonianze di oggetti sonori risalgono intorno ai 40mila anni fa, certamente i suoni come forma comunicativa sono nati insieme all’uomo e molto prima della parola.
Quando noi pensiamo alla musica pensiamo a qualcosa di strutturato, a una attività che l’uomo organizza intorno ai suoni e come tale ha avuto un percorso evolutivo che scorre di pari passo con quello del genere Homo. Un viaggio – come ha avuto modo di dire il Prof. Iossa – “fatto di suoni e, successivamente, di note, neumi, tetragrammi, pentagrammi e software musicali. È un viaggio nel segno della musica e nella sua estensione più immediata, la poesia, che può considerarsi come una creatura del canto, come ci insegna Charles Darwin. L’uomo ha cercato di riprodurre il suono della natura, ha provato a farlo in maniera sempre più sofisticata, riconnettendo tale esperienza – dall’età del bronzo in avanti – a una più urgente spinta devozionale, processionale e rituale. Si tratta di una grande innovazione sotto il profilo artistico: attraverso la Musica, l’uomo cerca e invoca il divino rivolgendosi, civiltà dopo civiltà, alle protettrici del raccolto, alle Muse, agli dei della fertilità o alle promanazioni divine del Sole e della Luna”.
Facciamo un passo in avanti: il libro si chiude con due capitoli, uno dedicato al Progresso e l’altro al Futuro. Quand’è che si fa spazio nella mente degli studiosi l’idea di progresso, e come viene interpretata? Che differenza esiste, se esiste, tra il futuro degli uomini ai tempi dell’Origine delle Specie e il futuro degli uomini dei tempi attuali, in cui viviamo?
Dal momento che le nostre conversazioni sono state un dialogo fluido fra il pensiero di Darwin e la sua influenza nella nostra attualità, non era possibile chiudere questo ideale viaggio nel tempo senza aprire una finestra sul futuro e sul concetto di progresso che in qualche modo è ad esso connesso. Se ci pensiamo bene anche il concetto di evoluzione, nell’immaginario collettivo oggi come al tempo di Darwin, racchiude in sé il senso di un progredire in avanti, di un processo caratterizzato da una serie conseguente di eventi che porta ad una condizione sempre più alta di miglioramento e per estensione di benessere. La novità che Darwin ha introdotto è legata a dinamiche che introducono la variabile del caso che quindi cambia la prospettiva riducendo la possibilità di predeterminare il passo successivo. Inoltre la differenza sostanziale che il naturalista inglese introduce e che scardina il pensiero fino ad allora dominante è il fatto che l’uomo non ha un posto privilegiato nel mondo ma ne è parte come tutti gli altri esseri viventi. Il “progredire” della natura non può essere interpretato come eventi caratterizzati da una direzionalità intrinseca, ma piuttosto come una contingenza differenziale di fatti che portano a qualcosa di nuovo, di diverso, levando da ciò qualsiasi valutazione etica tipica della visione antropocentrica.
Viviamo in un mondo globalizzato che ci spaventa, e pensare al futuro come uno scenario prevedibile è impossibile. Ultimamente la pressione mediatica sulla guerra e i cambiamenti climatici ci sta destabilizzando. E allora è naturale chiedersi dove stiamo andando. Una domanda che non può avere risposta. L’uomo non è una monade avulsa dal resto del mondo vivente, questo viaggio lo stiamo facendo tutti insieme da milioni di anni e come ha detto nel libro il Dott. Ursillo “che ci piaccia o no, proprio in vista di quel tortuoso percorso evolutivo che ci ha preceduti e di cui siamo stati tutti protagonisti, condividiamo un unico destino a prescindere dal progresso di cui ci immaginiamo padroni”.
Si potrebbe dire che il libro ci mostra come l’evoluzione umana sia il nostro passato, presente e futuro. Conosciamo il nostro passato, viviamo il nostro presente. E per quanto riguarda il futuro? Che ruolo potrebbe avere l’evoluzione, un ruolo a tuo parere positivo o negativo?
L’evoluzione in realtà ha un ruolo neutro nel senso che le categorie di positivo e negativo rispondono alla nostra lettura degli accadimenti. Ma Madre Natura “ragiona” in un modo completamente diverso da noi. In natura ciò che conta è che la vita vada avanti. Ci saranno estinzioni e nuove forme di vita che si affermeranno. Paesaggi che cambieranno. È molto difficile immaginare il mondo tra un milione di anni. Ciò di cui sono sicura è che se Homo sapiens sarà in grado di evolversi sarà molto diverso da come è oggi.
Per chiudere, vogliamo farti una domanda personale: cosa ha significato per te la stesura di questo testo?
Questo libro per me è stato una sfida. Prima di questo volume avevo realizzato libri per bambini con un approccio completamente diverso. In questo caso si trattava di scrivere un saggio qualcosa di estremamente nuovo per me. L’idea di confezionare delle conversazioni è nata quasi per caso chiacchierando con Fabio dopo che avevo realizzato una intervista con lui per un webmagazine con il quale collaboravo. Siamo partiti con il voler realizzare poche interviste ma poi parlando ci siamo entusiasmati e così siamo arrivati a coinvolgere 20 studiosi!! Avevo paura che persone come Rizzolatti o Barbujani fossero troppo impegnate per accettare e invece sono stati i primi ad aderire con entusiasmo al progetto. E così mi sono immersa nuovamente nella lettura de The Descent of Man and Selection in Relation to Sex, apprezzandolo ancora di più. I libri cambiano e ci parlano in modo diverso a seconda delle stagioni della vita.