di Edoardo Serafini
Dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione della Giornata della Memoria, si possono ricavare due considerazioni fondamentali: il valore della memoria e il dovere morale di ciascuno di noi nel ricordare ciò che è accaduto in riferimento alla Shoah.
Nemmeno il tempo può cancellare le brutture e le azioni deplorevoli avvenute nel 900’, definito da alcuni storici “il secolo degli stermini”.
Per questo motivo il Presidente Mattarella ha definito il sistema di Auschwitz come la conseguenza di sentimenti di odio, di brutalità e di rabbia, scaturiti da ideologie razziste, nazionaliste e fasciste.
Per fare in modo che tutto ciò non si ripeta, il Presidente Mattarella ha individuato nell’arte una forma di comunicazione molto efficace, poiché essa ha in più occasioni veicolato numerose testimonianze, che ci raccontano la tragedia.
Un esempio lo si può rivedere nell’opera di Primo Levi, Se questo è un uomo, dove l’autore mostra mediante le sue parole il ritratto di un uomo che lavora nel fango, lotta per sopravvivere e vede la sua vita dipendere da un sì o da un no.
L’articolo 3 della Costituzione Italiana poi sancisce il diritto alla pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, lingua, nazione, estrazione sociale-politica e razza.
Queste sono solo alcune violazioni dei diritti umani dell’uomo che il fascismo e il nazismo arrecarono a milioni di uomini e di donne innocenti.
Tutto questo non può e non potrà mai essere cambiato, ma le azioni che l’uomo attua nel presente possono condizionare il futuro e fare in modo che ciò non si ripeta. Come sostenuto dalla filosofa Donatella di Cesare nel saggio Se Auschwitz è nulla, il nostro compito è quello di osservare e ricordare, anche se non abbiamo vissuto direttamente questi tragici eventi; soltanto in questo modo si possono porre le basi affinché mai più nessuna donna e nessun uomo vedano i propri diritti violati in nome di un’ideologia violenta e discriminatoria.