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Il delitto Matteotti nelle antiche cronache

A cento anni dall’omicidio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924, la “Società Storia Patria per la Puglia” (sezione di Lecce) organizza un convegno di studi oggi alle ore 17 presso la “Biblioteca Bernardini” di Lecce.

Renato DE CAPUA

L’accadimento di un fatto storico, quando d’interesse pubblico per evidenza e risonanza, genera molteplici interpretazioni; atteggiamenti tendenziosi oppure obiettivi tracciano una linea diretta tra i dati e la ricezione collettiva e individuale degli stessi. Roma, 10 giugno 1924. In un caldo pomeriggio d’estate- macchiato indelebilmente dal sangue, dall’oltraggio e da uno scacco alla democrazia- una squadra fascista sequestra e uccide Giacomo Matteotti, deputato del Partito socialista unitario, nonché avversario del Fascismo e di Mussolini.

Giacomo Matteotti

Divenuto ben presto figura emblematica dell’antifascismo, a cento anni dalla scomparsa, il suo delitto è ancora una ferita aperta nei tratti identitari d’Italia e molte sono state le iniziative in suo ricordo, con il coinvolgimento di scuole, piazze, ambienti istituzionali e associazioni culturali. La sezione di Lecce della “Società Storia Patria per la Puglia” organizza, per la giornata di oggi, un convegno dal titolo “Il delitto Matteotti e le ricadute politico-culturali di una dittatura in Terra d’Otranto”. Come è stata raccontata la notizia dell’accaduto nel Salento? Lontani dall’era digitale della diffusione capillare e simultanea, ancor prima dell’ingresso della radio nella vita degli italiani, è proprio la carta stampata il veicolo d’informazione per eccellenza. La rilettura delle antiche pagine ingiallite dei giornali, più grandi del formato odierno e con caratteri tipografici più fittamente distribuiti, contribuisce ancora oggi a far conoscere la storia e a fornirne una visione complementare attraverso l’opinione pubblica del tempo.

«Gli atteggiamenti della stampa salentina- spiega Ettore Bambi, studioso di storia del giornalismo-furono speculari a quelli della stampa nazionale.  Dopo il delitto Matteotti, ci fu un’iniziale sorpresa da parte della stampa liberale, che aveva accompagnato l’ascesa del Fascismo al potere con notevole simpatia. I cronisti dell’epoca, infatti, si erano illusi di poter mantenere una certa autonomia di giudizio. La prima preoccupazione fu quella di distinguere le responsabilità dei materiali esecutori da quelle di Mussolini; subito dopo, l’appello al duce di liberarsi da ogni forma di violenta degenerazione».

In uno scenario di reazioni analoghe “Il Corriere della Sera” e “Il Mondo” sembrano i giornali meno disposti a distinguere fra un Mussolini ignaro e un sistema che fa della violenza il suo credo e le sue mani. E anche quando le colonne del Corriere verranno fascistizzate, il giornale cercherà di mantenere una sua residua dignità.

«Un percorso analogo lo ebbe “La Provincia di Lecce” -continua Bambi- che mantenne una sorta di autonomia scandalizzata dinanzi al delitto; avrebbe resistito anche “L’Italia meridionale”, diretta da Gregorio Carruggio, l’unico giornale che i Fascisti bruciarono in Piazza Sant’Oronzo a Lecce proprio nel 1924, prima del delitto. Anche “Il Corriere delle Puglie”, diretto da Leonardo Azzarita, mantenne una sua autonomia, ma questo gli costò lo smembramento e la scissione». I giornali rispecchiano il volto di un’epoca, le sue sembianze cangianti; tuttavia, emerge un denominatore comune: il delitto come punto d’innesco di un atteggiamento liberticida e violento, e, dunque, l’uscita a volto scoperto di un governo ormai divenuto regime.

«Riflettere sulle ricadute del delitto Matteotti- dichiara Mario Spedicato, presidente di “Società di Storia Patria per la Puglia” (Lecce) – è importante ancora oggi. Di fatto si è trattata di un’opposizione frazionata che fa gioco del potere del tempo e lo rafforza. L’obiettivo dell’incontro è capire come è stato informato dell’accaduto il popolo di periferia di Terra d’Otranto. Entro quest’anno-aggiunge- sarà pubblicato un corposo volume con gli atti del convegno, a firma dei numerosi studiosi coinvolti».

Il convegno, moderato da Pompeo Maritati, si terrà oggi, negli spazi della “Biblioteca Bernardini” di Lecce alle ore 17. Dopo i saluti del sindaco Adriana Poli Bortone, interverranno Anna Stomeo, Luigi Montonato, Maurizio Nocera, Ettore Bambi, Salvatore Coppola, Egidio Zacheo, Giuseppe Caramuscio. Le conclusioni dei lavori sono affidate a Mario Spedicato.

Il programma completo del convegno di studi.

Anno 1927. Pantaleo Ingusci, avvocato originario di Nardò e giornalista per “Il mondo” (attività che gli costò l’arresto), dedicò una lirica a Matteotti, a quel “sole di giugno” dal “sangue rosso vivo”. Vede lo stesso sole, Ingusci, dalla cella in cui è recluso e scrive i suoi “Canti fra le sbarre”. Era un sole così intenso da infuocare le inferriate, così rosso e vivo, il sole dell’avvenire.