Nel 1992, diretto e sceneggiato da Abel Ferrara, esce Il Cattivo Tenente, che vede come protagonista assoluto Harvey Keitel (Mr.Wolf di Pulp Fiction). Il personaggio (di cui non viene mai rivelato il nome), è ben caratterizzato da una forte sceneggiatura, che gli garantisce una certa tridimensionalità. Viene presentato allo spettatore fin dalle prime sequenze come un personaggio burbero, dedito alle scommesse sportive, alla prostituzione e all’utilizzo di sostanze stupefacenti; inoltre chiude un occhio sui piccoli crimini commessi dagli spacciatori, in cambio di soldi e droga.
Colori e caratteristiche del peccato: L’inquinamento del guardiano
La pellicola è caratterizzata da sequenze notturne – riprendendo il filone noir – in cui la città di New York risulta come una coprotagonista silenziosa, che assiste alle cattive azioni del tenente senza possibilità di intervenire. Ferrara usa ripetutamente la palette rossa nel corso del film per descrivere gli eccessi del tenente, come accade ad esempio nella scena in cui l’uomo di legge pratica atti sessuali con due prostitute in una camera d’albergo, dove il regista non pratica grosse censure. La macchina da presa per tutti i novanta minuti della pellicola rimane stretta, non lasciando respirare gli ambienti e concentrandosi molto sui personaggi, in particolare su quello interpretato da Keitel, specialmente nelle molteplici sequenze girate in auto.
Le abitudini del tenente iniziano a mutare con l’arrivo di un’indagine particolare, che riguarda una suora molestata da due uomini all’interno di una chiesa della Grande Mela. La sequenza è sempre caratterizzata da un rosso accesso, volta a rappresentare la forte drammaticità della scena, in cui i due uomini praticano il vergognoso atto davanti all’altare. Tale drammaticità è esasperata da un’ inquadratura al Cristo sulla croce, che prende vita per un attimo e inizia a singhiozzare a dirotto, poiché egli assiste alla scena e non può fare niente per impedire tale gesto. Inoltre i due uomini imbrattano la chiesa con dei graffiti e la saccheggiano, portando con loro il calice e l’ostia sacra.
Colori e caratteristiche della redenzione: Ambivalenza e possibilità di salvezza
Da questo momento si assiste a due modi di fare da parte del protagonista: il primo riguarda quello con cui è stato introdotto, accentuato dalle scommesse sempre più alte nelle partite del baseball, che lo porteranno a commettere azioni sempre più deprecabili, mentre il secondo coincide con l’incontro tra lui e la suora nella stessa chiesa in cui è accaduto lo stupro, dove la donna esprime all’uomo di legge il suo voler perdonare coloro che l’hanno violentata, mostrando al tenente di saper mettere in pratica la forte morale cristiana del porgere l’altra guancia, e di credere davvero nei precetti di Dio. Il protagonista esce dal luogo sacro pieno di collera, poiché pur considerandosi un cristiano, non concepisce la possibilità di perdono per questi due criminali.
La religione rappresenta una facciata per il tenente, con cui riesce a nascondere i propri vizi alla sua famiglia attraverso la frequentazione assidua durante la messa domenicale. Le sequenze familiari racchiudono tonalità chiare e rasserenanti, come ad esempio quelle girate nella casa del protagonista, caratterizzate dal bianco e dal rosa. Il lato oscuro riesce però a divorare il cuore del tenente, ormai annegato da puntate sempre più alte che non riesce a gestire.
Pentimento e cambiamento: L’esempio del perdono
Andranno così a intrecciarsi nel corso della messinscena le sue due personalità: quella dedita alle attività torbide e quella dell’uomo di legge, che vuole giustizia per una donna troppo pura per la società mostrata da Ferrara. L’apice di questo scontro avviene nella chiesa in cui opera la suora, dove il tenente si mostra sinceramente pentito delle sue azioni. Il pentimento lo porterà a vedere la sagoma di Gesù, che lo assolverà in silenzio dai suoi peccati. In realtà la figura vista dal protagonista si rivelerà una donna a cui è stata venduta l’ostia sacra insieme al calice, che rivelerà al tenente i nomi dei due malviventi.
Il finale è adrenalinico e mostra allo spettatore il modus operandi dell’uomo di legge con i due uomini, che resta impressa nella mente dello spettatore non solo per l’alta tensione presente per tutta la sequenza, ma anche per la morale inserita dal regista: ogni uomo ha la possibilità di cambiare, di redimersi, ma allo stesso tempo non è facile lasciarsi il passato alle spalle, che è sempre dietro l’angolo a presentare il conto.
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