Pierluigi Finolezzi
Lo scorso 11 dicembre sono stati presentati i risultati del primo scavo archeologico condotto a Roma lungo il tratto settentrionale della storica via Alessandrina. Gli scavi, finanziati dalla Repubblica dell’Azerbaijan e condotti da Roma Capitale, dalla Sovrintendenza Capitolina e dal Parco Archeologico del Colosseo, hanno riportato alla luce un’ampia prospettiva sia da Via dei Fori Imperiali sia dai Mercati di Traiano e hanno restituito alla città e al mondo una vasta porzione dell’area centrale dell’area archeologica dei Fori. Buona parte dei reperti rinvenuti saranno esposti, dopo un attento studio e dopo l’opera di restauro presso l’adiacente Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano, anche se i più prestigiosi sono stati già presentati al pubblico via streaming dal sindaco cittadino Virginia Raggi, dall’ambasciatore azero e dal direttore dei Musei archeologici cittadini Claudio Parisi Presicce. Dopo una testa marmorea dell’imperatore Costantino rinvenuta in primavera in una fogna a cappuccina, nei pressi dell’area di scavo, gli archeologici hanno riportato alla luce dalle ombre della cinquecentesca Via Alessandrina due ulteriori teste di età imperiale identificate una con il dio Dioniso e l’altra con quella dell’imperatore Augusto, mai mostrata al pubblico e ritrovata nell’autunno del 2019.
Durante la presentazione sono stati rivelati anche dei frammenti di fregio d’armi, elementi ornamentali del Foro di Traiano e della Basilica Ulpia che rappresentavo le spoglie belliche dei Daci, popolo vinto dall’imperatore nelle sue campagne del 101-106 d.C., e quelle dei vincitori che con il loro successo erano riusciti a contribuire alla ritrovata pax romana e all’annientamento del pericoloso re Decebalo.
I lavori preliminari sono iniziati nel 2016 e lo scavo ha tenuto impegnati gli archeologici dal 2018 sino allo scorso novembre, quando si è conclusa la rimozione del tratto interessato di Via Alessandrina. Costruita alla fine del XVI secolo per volere del cardinale Michele Bonelli, detto l’Alessandrino, per via della sua nascita nel capoluogo piemontese, la strada fu un’importantissima arteria viaria dell’omonimo quartiere che scomparve del tutto, con le sue peculiari caratteristiche medievali, dopo l’opera di demolizione avvenuta durante l’era fascista per l’apertura di Via dell’Impero. La porzione di strada superstite fu quindi spogliata del suo abitato tra gli Anni Venti e Trenta e, attraversando trasversalmente sino agli inizi dei lavori archeologici i Fori di Nerva, Augusto e Traiano, impediva una chiara comprensione dei resti antichi superstiti. Da questa necessità è nata la campagna terminata in questo mese e portata a compimento grazie al mecenatismo della Repubblica azera, il cui ambasciatore nella capitale ha dichiarato che il patrimonio di Roma appartiene all’umanità e che la città eterna è la culla della civiltà, dichiarandosi pronto, a nome del suo Paese, a collaborare ad altre opere di valutazione e riscoperta, affinché Roma continui ad avere il suo ruolo privilegiato nel mondo.