35 millimetri

I Premi Oscar ancora più inclusivi: giusto forzare la presenza di minoranze?

Alfonso Martino

La categoria “Miglior Film” agli Academy Awards nell’ultimo decennio è stata caratterizzata da pellicole le cui storie hanno affrontato tematiche razziali e messo al centro minoranze, di cui prima si parlava per stereotipi o inserendo personaggi secondari macchiettistici.

Con la nascita di alcuni movimenti come il #MeToo o il più recente Black Lives Matter, strati di popolazione da sempre visti da alcuni come “minoranze” stanno facendo sentire la loro voce, portando anche il mondo dello spettacolo a mostrare sempre più  sul grande o piccolo schermo protagonisti di colore, asiatici o latini. Allo stesso tempo, sempre più donne vengono riconosciute per il loro contributo alla regia o in altri ruoli di spessore, come ad esempio Greta Gerwig, regista di Lady Bird e dell’ultimo adattamento di Piccole Donne.

Ma dal 2024 questo trend sarà ancora più accentuato: infatti dalla 96esima edizione dei Premi Oscar si dovranno osservare quattro parametri specifici (Rappresentazioni su schermo, temi e narrative; Team di progetto; Accesso al settore e opportunità; Pubblico di riferimento) e per essere inseriti all’interno della categoria “Miglior Film” se ne dovranno rispettare almeno due. Ogni categoria ha a sua volta dei requisiti minimi che vanno rispettati, tra cui:

  • uno degli attori principali o dei secondari deve provenire da un gruppo etnico sottorappresentato (asiatico, latino, afroamericano);
  • almeno il 30% degli attori secondari deve far parte di due dei seguenti gruppi sottorappresentati (donne, gruppi etnici, lgbtq+, persone con disabilità cognitive o fisiche, non udenti o ipoudenti);
  • la trama principale deve essere incentrata su un gruppo sottorappresentato;
  •  almeno due delle seguenti posizioni di leadership (direttore della fotografia, sceneggiatore e registra tra i citati) devono essere ricoperti tra i gruppi sottorappresentati.

Sull’ argomento si è esposto il presidente dell’Academy David Rubin:

L’apertura deve allargarsi per riflettere la nostra popolazione globale, diversificata sia nella creazione di film che nel pubblico che si connette con loro. L’Academy si impegna a svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare a rendere tutto ciò una realtà. Riteniamo che questi standard di inclusione saranno un catalizzatore per un cambiamento essenziale e duraturo nel nostro settore.”

Queste dichiarazioni confermano l’azione degli Awards degli ultimi anni, che ha visto trionfare ottime pellicole come 12 Anni Schiavo, Il Discorso del Re, Green Book e Moonlight.

Ciò che ha fatto storcere il naso a molti appassionati del genere è l’obbligo da parte dell’Academy nell’inserire determinate tematiche e protagonisti, con lo scopo di seguire quella che da alcuni è considerata una tendenza, la quale distoglierebbe l’attenzione dalle storie raccontate per uniformarsi  in un unico grande calderone, quello della diversità, che potrebbe diventare col passare degli anni sempre più scontato e privo di originalità.