Roberta Giannì
Ah, might as well jump (jump)
Might as well jump
Go ahead and jump (jump)
go ahead and jump!
Era il 1984 quando i Van Halen facevano uscire il celebre singolo Jump, tratto dall’album 1984, che in un solo anno diventa disco di platino per ben cinque volte. La band vince il Grammy Award nel 1992 per la migliore interpretazione hard rock dell’album For Unlawful Carnal Knowledge, e nel gennaio del 2007 viene inserita nella Rock and Roll Hall of Fame. E sembra che per tutto ciò si debba molto al suo chitarrista – da cui peraltro il gruppo trae il nome – Eddie Van Halen.
È di questi giorni la notizia della sua scomparsa, annunciata in un tweet del figlio Wolfgang Van Halen in cui comunica la sconfitta del padre nella lunga e dura battaglia contro il cancro.
Di origini olandesi, c’è chi lo definisce “il Paganini della chitarra elettrica”, vantandogli oltre ad eccezionali doti tecniche, anche un profondo senso di musicalità e una cura dettagliata del suono, il tutto racchiuso in una possente presenza scenica, carica di simpatia ma soprattutto di umiltà. Studiando l’assolo di chitarra di Jimmy Page nel brano Heartbreaker dei Led Zeppelin, scopre la tecnica del tapping che poi utilizza nelle sue performance: in un’intervista dichiara di aver a lungo osservato Page suonare note legate con una sola mano e salutare il pubblico con l’altra durante un live, gesto che gli avrebbe poi suggerito lo sviluppo del tapping a due mani.
Ma nonostante i suoi virtuosismi, Eddie Van Halen ha sempre confermato di non aver mai imparato a leggere la musica, non gli importava saperlo fare, gli importava trasmettere emozioni con la chitarra, “far suonare la chitarra per far sentire qualcosa alle persone, felicità, tristezza o anche eccitazione“. Quella per la chitarra è una passione che arriva solo a 12 anni, quando Eddie inizia a fare un po’ di pratica con il fratello Alex, sperimentando i diversi stili rock; con soli 80 dollari compra vari pezzi che poi assembla in quella che diventerà la sua prima chitarra, denominata “Frankenstrat” (nome che nasce dalla curiosa unione del nome del personaggio di Mary Shelley, Frankenstein, e del noto modello di chitarra Fender Stratocaster).
Poi il fratello passa alla batteria e con il bassista Michael Anthony e il cantante David Lee Roth nascono, alla fine degli anni ’70, i Van Halen.
Non sono mancati i numerosissimi messaggi di cordoglio di amici e colleghi, con foto ricordo e aneddoti allegati. Il primo? Quello dell’amico e compagno di carriera David Lee Roth, che ha commentato:
“Che grande, lungo viaggio è stato…”.