a cura di Renato De Capua
Più volte, nel curare questo piccolo spazio editoriale, mi è capitato di sottoporre all’attenzione del lettore delle piccole o grandi storie con un denominatore comune: l’importanza delle parole e quella di lasciare un segno. È inevitabile, dunque, soffermarsi su una figura che, nel proprio garbo e nella propria discrezione, è stata sempre presente, facendo di questi suoi atteggiamenti un costume, nonché un modello di pensiero al quale guardare.
Piero Angela, il più grande divulgatore scientifico della televisione italiana, si è spento all’età di 93 anni. Giornalista, ideatore di format tv di grande successo e divulgatore scientifico, Angela è stato tra i volti più amati e stimati della tv pubblica italiana.
Nato a Torino il 22 dicembre 1928, figlio di uno psichiatra antifascista, Angela ha iniziato a lavorare per la Rai nel 1952, lavorando per ben 70 anni al servizio dell’azienda italiana.
Angela ha dedicato la sua vita alla professione giornalistica e, in particolare, alla divulgazione scientifica. Dopo l’esordio nel Giornale Radio della Rai nel 1952, dal 1955 al 1968 è stato corrispondente del Telegiornale, prima a Parigi e poi a Bruxelles. Ha presentato la prima edizione del TeleGiornale delle 13.30, poi nel 1976 è stato il primo conduttore del TG2. Nel luglio del 1969, seguì il lancio dell’Apollo 11 da Cape Canaveral, negli Stati Uniti.
Nel 1981 Angela ha dato vita alla rubrica scientifica «Quark», la prima trasmissione televisiva italiana di divulgazione scientifica rivolta al pubblico generalista.
Il segreto del suo successo, come egli stesso spiegò in un’intervista, è sempre risieduto nella scelta delle parole giuste, con le idee dalla parte della scienza, ma semplice nella propria espressività.
E allora è nella scelta delle parole giuste su cui forse è il caso di soffermarsi, per cogliere il presente e meditare il futuro possibile.