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di Renato De Capua
Sognare
Siamo al secondo numero, la storia di “Clinamen” procede tra testi, revisioni, analogie ed evoluzioni. Questa volta abbiamo scelto il tema del sogno, forse per amor di coerenza e di unità dialettica. L’attualità della letteratura, tema portante del primo numero di questa rivista, è anche, ieri e sempre, la chiave di lettura. La scelta tematica del sogno, invece, si sofferma sulle premesse che hanno portato avanti il percorso verso la concretizzazione di questo progetto, e dunque, del corpus di testi e immagini che potete leggere e visionare: il sogno che possa esistere uno spazio per chiunque desideri mettersi in gioco, a partire da una narrazione con un’unità tematica di fondo, che vede il suo inizio e il suo compimento nella letteratura, non tanto quanto mezzo, ma quanto fine della riflessione. Si potrebbe immaginare la letteratura, come una grande sala composta da specchi, nella quale ogni cosa assume una nuova fisionomia, sotto le luci e l’influsso della finzione che distorcono le fattezze delle cose, per renderle tra loro difformi, diverse, donandogli una nuova vita. Un altro tempo, un altro spazio, una Bellezza diversa. Sono tanti gli spunti validi che potrebbero riguardare il sogno e che sarebbe utile rievocare, e difatti, è talmente grande il patrimonio letterario sulla questione che forse, più avanti, ci ritorneremo a riflettere. Parlare di letteratura e l’interazione con un testo, implicano sempre, prima o poi, un ritorno, dal quale si apriranno altre strade, altri porti a cui ormeggiare la propria nave. Ma dicevo – non me ne vogliate per la digressione metaletteraria che, così come in un qualsiasi percorso, anche nella meravigliosa avventura della scrittura, siamo chiamati a scegliere chi e cosa saranno l’argomento principe della nostra trattazione. In questo caso, tra i tanti nomi e le copiose fonti di pensiero a cui poter attingere, ho scelto di parlarvi di Borges e della sua concezione del sogno.
Vi starete chiedendo, forse, “perché proprio lui tra tanti?”. Una prima risposta che fornirei sarebbe questa: per Borges ogni cosa scaturisce da un sogno, la realtà pone le sue basi esistenziali su sostegni fragili che, talvolta, si rivelano essere indefiniti, proprio perché scaturiscono da un sogno e dall’ esperienza diretta che il soggetto ha con esso. Nel testo Le rovine circolari, contenuto nella raccolta di racconti Finzioni, Borges racconta di come quella che definiamo “realtà” sia un’illusione, delle rovine circolari, appunto, che si ripercuotono su se stesse, in una concezione ontologica retta e regolata dall’ambigua coesistenza del sogno e della ragione. Nel testo leggiamo:
“Il proposito che lo guidava (si fa riferimento al protagonista del racconto) non era impossibile, anche se soprannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo nella realtà”.
Da questo breve passaggio possiamo desumere l’importanza dell’influenza del sogno nella vita dell’uomo, e in particolare, quanto sia correlato, per certi aspetti, a un’imposizione, a un’inferenza, che l’uomo vuole fortemente dare al mondo, talvolta involontariamente, per tentare di plasmare la realtà entro cui ci muoviamo, agiamo e pensiamo. E in questa volontà creatrice, in questo slancio tensivo verso la scoperta del mondo, a partire da se stessi, è fortemente presente l’influsso costante e non poco trascurabile che la letteratura ha esercitato, sin dai suoi albori ad oggi, sulle coscienze degli uomini, le quali, in un mondo più incline alla veglia che al sonno, sono ancora in grado di sognare e comprendere, per riprendere Borges, che forse quello che viviamo non è che una parvenza o il sogno di qualcun altro. Con i migliori auspici, “Clinamen” ritorna a dicembre, con un nuovo tema tutto da leggere, nuovi sogni a cui dar voce.