di Alfonso Martino
Mercoledì 4 maggio sono usciti in contemporanea il finale di stagione di Moon Knight su Disney+ e Doctor Strange in the Multiverse of Madness in sala; il primo mi ha lasciato totalmente deluso e aveva creato basse aspettative per il sequel dello stregone, le quali sono state (in parte) ribaltate.
Il film di Raimi è visivamente d’impatto, con il regista che riprende il suo background horror (La Casa), trasmettendo un senso di inquietudine che raramente si trova nelle pellicole Marvel, grazie anche alla colonna sonora di Danny Elfman. L’autore della prima trilogia di Spider-Man caratterizza le scene action con un montaggio frenetico ma non confusionario, come nella sequenza dello scontro tra Wanda (protagonista quanto Strange) e gli Illuminati; utilizza spesso i primi piani – in particolare concentrandosi sugli occhi della strega – per esprimere le emozioni dei personaggi ripresi e fa leva sul tema della felicità, una mancanza che accomuna sia Strange che Wanda.
Come dice il titolo, il Multiverso continua ad essere centrale nella fase 4 della Marvel, di cui però “conosciamo spaventosamente poco” (cit.) non solo noi spettatori ma anche gli sceneggiatori, che continuano ad aggiungere una regola nuova in ogni nuova uscita (stavolta è toccato al Dream Walking, la prossima la scopriremo solo vivendo).
La scrittura non regge il confronto con il lato tecnico in più occasioni, dal momento che la narrazione risulta ripetitiva – vi verrà da contare quante volte si vedrà Wanda che osserva nei vari mondi del Multiverso la sua versione come madre – e inserisce nella mischia personaggi importanti a fini della trama e dell’intera fase 4 come America Chavez senza un background solido alle spalle.
Queste lacune vengono compensate da sequenze spettacolari come il combattimento musicale tra Strange e la sua variante Supreme Strange, la più bella del film e che lascia a bocca aperta ogni tipo di spettatore, o il possesso da parte dello stregone di una sua variante morta tramite Dream Walking, che restituisce quelle vibes horror di cui parlavamo all’inizio.