35 millimetri

Daniel Pennac scopre Maradona

di Alfonso Martino

Nel film di Ximo Solano Daniel Pennac: Ho visto Maradona! lo scrittore indaga sul fenomeno argentino non come calciatore ma come veicolo di emozioni per milioni di persone

Daniel Pennac su sfondo nero
Daniel Pennac (Rome Film Fest)

“Il calcio non rappresenta una passione. Preferisco il tiro con l’arco o la boxe; ma dopo la chiamata di Xino (il regista) in lacrime per la morte di Maradona, ho riflettuto su quanto può significare un giocatore di calcio per una persona.”

Da questa motivazione nasce Daniel Pennac: Ho visto Maradona!, documentario di Ximo Solano presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma in cui lo scrittore mette in piedi uno spettacolo teatrale dedicato al dieci argentino nella città che gli ha dato più gioie in assoluto, Napoli.

La città partenopea e Maradona vengono descritti come un’entità unica, dove il calciatore è mantenuto in vita dalle dimostrazioni d’affetto della gente, come nella sequenza in cui due anziane su un balcone cantano e ballano su un coro da stadio lanciato dalla troupe di Pennac.

Lo sport diventa passione

Daniel Pennac e Roberto Saviano allo stadio Diego Armando Maradona
Daniel Pennac e Roberto Saviano sugli spalti del Maradona (Rome Film Fest)

Daniel Pennac scopre Maradona non solo attraverso le testimonianze della gente comune, come dimostra la sequenza girata all’ex stadio San Paolo adesso intitolato al fantasista argentino, in cui lo scrittore chiede a Roberto Saviano cosa significasse per lui.

Solano si concentra sulle prove della troupe, formata da attori di etnie diverse ma unite dall’amore per un uomo che ha portato passione nelle loro vite e di milioni di tifosi: dai più grandi ai più piccoli, ogni persona a Napoli è innamorata di Maradona, presente nelle immagini di repertorio e sui murales della città.

La scrittura e l’arco contro lo “stai zitto!”

Daniel Pennac e la freccia
Daniel Pennac mentre tira con l’arco (Rome Film Fest)

Nel finale il documentario diventa occasione per parlare di creatività, con il regista che utilizza Pennac per esplorare il suo processo creativo e i motivi che l’hanno portato a scrivere. Lo scrittore spiega che la scrittura gli ha permesso di esprimersi, poiché essendo l’ultimo di quattro fratelli gli veniva detto di stare zitto.

L’arco è parte integrante del processo creativo, in una sequenza in cui l’autore viene mostrato concentrato sull’obiettivo, in un rituale utilizzato per staccare dalla scrittura.

Il film piacerà agli amanti di Pennac, di Maradona e a chi cerca qualcosa di più di un documentario sportivo, ma un racconto su uno sportivo come veicolo di emozioni per milioni di persone.