Oltre il confine

Ciao prof! L’addio al linguista Luca Serianni

di Pierluigi Finolezzi

La prematura scomparsa di Luca Serianni ha lasciato un profondo vuoto nella cultura italiana. L’illustre linguista e filologo, allievo di Arrigo Castellani, ha legato il suo nome a quello della Storia della lingua italiana, l’amatissima materia che ha insegnato in prestigiose università italiane, tra le quali quelle di Siena, L’Aquila, Messina e Roma. Socio dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia dei Licei, oltre che vicepresidente della Società Dante Alighieri, Serianni ha lavorato intensamente dal 2004 alla realizzazione del Dizionario Devoto-Oli ed è stato autore di numerosi volumi e saggi, tra i quali spicca la più volte ristampata Storia della lingua italiana, edita da Il Mulino.

L’impegno per la linguistica e per la storia della lingua italiana si è espresso in una serie di direzioni scientifiche e di collaborazioni: Serianni è stato direttore delle riviste specialistiche Studi linguistici italiani e Studi di lessicografia italiana, oltre che collaboratore e autore di diverse pubblicazioni di rilievo. La lunghissima carriera di studioso e di docente è stata segnata da svariati interessi che hanno spaziato su quasi tutti gli aspetti dell’italiano, dalle origini all’età contemporanea, con particolare riguardo alla storia linguistica dell’Ottocento, ai linguaggi settoriali, alla lingua poetica e, negli ultimi anni, alla didattica dell’italiano.

Insignito di molteplici riconoscimenti internazionali, Serianni vanta una laurea honoris causa presso l’Università di Valladolid e un dottorato honoris causa all’Università di Atene. Presso l’Università La Sapienza di Roma Serianni è stato docente ordinario di Storia della lingua italiana sino al 2017, anno del suo pensionamento. Maestro amatissimo dagli allievi, Seranni ha vantato per lungo tempo delle vere e proprie ovazioni da parte dei suoi studenti che ogni anno gli tributavano dimostrazioni di stima e di affetto a conclusione di ogni suo corso. Il commiato dai quarant’anni di attività didattica e accademica era avvenuto con una lezione di congedo dal titolo Insegnare l’italiano nell’università e nella scuola, durante la quale il linguista aveva dichiarato: “Chi ha scelto di fare l’insegnante ha scommesso sui propri scolari e in generale sui giovani; insomma non può prendersi il lusso di essere pessimista” manifestando, inoltre, il suo scetticismo sull’insegnamento a distanza che da lì a pochi mesi avrebbe spopolato a causa dell’emergenza epidemiologica.

Lo studio dell’italiano ha costituito per anni la sua professione, alla quale Luca Serianni ha dedicato con passione e grande vocazione l’intera sua vita. L’attività didattica e di consulenza è continuata ben oltre il pensionamento, dato che il linguista e filologo ha continuato a mettere a disposizione della collettività la sua smisurata cultura. Attivo anche sulla scena culturale di Roma e della sua Ostia, dove abitava da molti anni, Serianni teneva conferenze e partecipava a trasmissioni televisive, avvicinando il grande pubblico al fascino della lingua del Bel Paese e, di recente, a quello della Commedia dantesca.

“Scriviamo per ragioni varie, una delle quali è per parlare con noi stessi”. Alla scrittura e all’evoluzione dell’italiano Serianni ha dedicato delle pagine stupende che resteranno per sempre non solo nei programmi dei corsi universitari dedicati alla linguistica, ma anche nelle letture consigliate a chi ama la storia della nostra lingua e a chi vuole conoscere le infinite sfaccettature di una lingua considerata tra le più belle del mondo.

Uomo di vasta cultura, grande accademico, filologo scrupoloso e appassionato linguista, Serianni ha lasciato dietro di sé una vasta eredità, radicata nel comune sentire degli esperti, degli amanti della linguistica e dei suoi allievi. Personalmente non ho avuto la fortuna di assistere mai ad una sua lezione. Il mio arrivo nella cittadella universitaria de La Sapienza è seguito di qualche mese al pensionamento di Serianni, ma avere il suo nome tra quello degli autori dei testi sfogliati e studiati è stato per me motivo di grande orgoglio, soprattutto dopo aver ascoltato le tante testimonianze di chi quella fortuna l’aveva avuta. Nominare Serianni tra colleghi di corso era un po’ come nominare un’autorità, una personalità sui generis che, per meriti e mai per timore, si poneva al di sopra di ogni qualsiasi discussione.
Delicati sono stati i tratti con i quali mi è stato descritto, affascinanti le sue movenze, le sue azioni, le sue parole pronunciate dietro la cattedra e perennemente dinanzi ad una lavagna che ormai non era per tutti. Di Serianni gli studenti ricordano le corse per accaparrarsi un posto in aula e soprattutto il desiderio di ascoltarlo perché ad una sua lezione non si poteva essere assenti visto che da quella stanza si usciva sempre più ricchi di come si era entrati. Dinanzi al progredire della tecnologia, Serianni continuava ad amare il suo gessetto che scivolava sul nero della lavagna e sporcava i suoi pantaloni stropicciati. Mai asettico, immobile e sterile il professore si teneva sempre distante dall’impartire concetti astratti e lontani, prediligendo sempre una dedizione per le cose giuste e per i particolari più svariati che, nel bene e nel male, non potevano non restare nella memoria di chi era di fronte a lui. I suoi esami erano sempre orientati a trasmettere tranquillità e mai a produrre o alimentare ansia: c’è chi mi ha raccontato l’aneddoto del cioccolatino che non di rado accompagnava le chiacchierate con gli studenti che maggiormente risentivano della pressione della sessione, quasi a voler rasserenare, stemperare e addolcire quegli animi tanto inclini al timore e alla preoccupazione.

Personalità dal forte carisma e dalla fantastica indole, Serianni mostrava sempre una grande capacità nello smorzare la tensione dei momenti, perché ad importare veramente non erano tanto i numeri di un voto o saper collocare il Placito Capuano, riconoscere l’importanza del Rerum Vulgarium Fragmenta o ricordare le evoluzioni delle edizioni de I Promessi Sposi, quanto l’indurre lo studente a riflettere sulle parole quotidiane che egli ha sempre amato analizzare e studiare con gentilezza e attenzione.