Alfonso Martino
Recentemente il tema della dittatura è stato trattato al cinema da Taika Waititi con Jojo Rabbit, che gli ha permesso di vincere il premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. La tematica è stata analizzata da numerosi registi, tra cui Terry Gilliam. La pellicola in questione è Brazil, uscita nel 1985. Protagonista della vicenda è Sam Lowry, impiegato del ministero delle informazioni interpretato da Jonathan Pryce (Papa Francesco ne I Due Papi).
Aspetti e conseguenze dell’oppressione
Il titolo del film deriva dalla canzone Acquarela do Brasil, canticchiata dai personaggi in scena come evasione dalla realtà. L’ambientazione della città in cui si svolge l’opera prende ampiamente spunto da Blade Runner per via dei giganteschi grattacieli e la forte presenza della tecnologia, rappresentata dai computer. Il regista americano presta grande attenzione ai costumi, come ad esempio le divise degli impiegati ministeriali, tutte uguali e dello stesso colore, il grigio, simboleggiante un meccanismo unico, in cui nessun individuo è libero di sbocciare. La superficialità della massa è rappresentata dalla madre di Sam, descritta dal regista come una donna ossessionata dalla chirurgia estetica e dall’apparenza, che considera il figlio soltanto in base ad una possibile promozione al ministero.Al contrario della propria madre, Sam è un’anima pura, un sognatore che ama il suo lavoro, senza rendersi conto del meccanismo più ampio di cui fa parte, la cui bontà d’animo viene mostrata dal regista attraverso il suo appartamento, caratterizzato da un bianco candido. L’impiegato vive in una società che lo opprime, in cui la burocrazia ha livellato il pensiero della massa, a cui si oppone soltanto una sparuta resistenza. L’oppressione viene resa attraverso l’ufficio stretto in cui lavora il protagonista, la cui dimensione è paragonabile a quella di uno sgabuzzino. La burocrazia è derisa da Gilliam all’inizio della pellicola, poiché sarà proprio un errore di quest’ultima, giudicata infallibile, che porterà alla morte di un innocente, la cui colpa è quella di avere un cognome simile a quello di un sovversivo ricercato dal regime; inoltre il regista americano ironizza sull’impoverimento di pensiero portato dalla burocrazia in una scena in particolare, dove in seguito ad un attentato terroristico in un ristorante, nessuno dei commensali presta attenzione all’evento, continuando a portare avanti gli stessi argomenti futili precedenti all’accaduto. L’errore citato poc’anzi porterà l’impiegato all’incontro con Jill Layton, una donna identica a quella presente costantemente nei suoi sogni.
Il sogno come strumento di evasione
Il sogno è l’elemento cardine del film, grazie alle numerose sequenze in cui Sam immagina di essere un moderno cavaliere, con un’armatura medievale supportata da ali, con cui vola circondato da un enorme spazio verde illuminato dal sole insieme a Jill. La messinscena e il sogno avanzano alla stessa velocità, dal momento che la presa di coscienza dell’impiegato incide sul suo materiale onirico, in cui subentrano la morsa del governo, rappresentata dai grattacieli che spuntano dal terreno, oscurando la luce solare, e un’entità misteriosa, bardata di un’armatura che si rifà alla cultura dei samurai, la quale rapisce la donna. La volontà di interrogarsi sulla società nasce in Sam grazie all’incontro con Tuttle, il sovversivo cercato dal governo all’inizio della pellicola, interpretato da Robert de Niro, reo di non volersi adeguare all’asfissiante burocrazia presente nella metropoli. La relazione con Jill porta Sam a mostrare senza alcun filtro la sua natura di individuo libero; sentimento di libertà evidente agli occhi dello spettatore grazie all’interpretazione di Pryce, il cui solo sguardo esprime più di mille parole.
Nel finale della pellicola realtà e fantasia non riescono più a essere definiti in maniera netta. Lo spettatore proverà interesse per le sorti del protagonista, che riuscirà (forse) a godere nella vita reale di quello spazio verde illuminato dal sole, in compagnia della donna dei suoi sogni.
Qui puoi guadare “Brazil” gratis per 30 giorni