Porto fluviale
Enrico Molle
Quando Banksy batte un colpo, tutto il mondo si meraviglia e, giustamente, non c’è da stupirsi vista la qualità dell’artista britannico. Stupisce però che non si parli così spesso di Blu, un writer italiano di cui oggi ancora non si conosce la reale identità e che nel 2011 era stato segnalato dal quotidiano britannico The Guardian come uno dei migliori dieci street artists in circolazione.
Nato presumibilmente a inizio anni ’80 a Senigallia, Blu si fa conoscere al mondo nel 1999 grazie a una serie di graffiti eseguiti nel centro storico di Bologna, vicino l’Accademia delle Belle Arti, e nella periferia della stessa città, marchiando con la bomboletta spray gli spazi occupati dal centro sociale Livello 57. A inizio millennio passerà poi alle vernici a tempera e inizierà a girare il mondo dipingendo ovunque sia possibile e definendo il suo stile che affronta, con una punta di sarcasmo, temi di protesta e di riflessione.
Lascerà il segno in America Latina, Nord America, Palestina e in gran parte dell’Europa, con innumerevoli lavori che talvolta hanno registrato sporadiche partecipazioni a mostre ed eventi in gallerie d’arte, anche se l’arte di Blu resta tutt’oggi saldamente legata alla strada e alla fruizione gratuita e per tutti.
Nel nostro Paese sono diverse le città in cui alcuni dei suoi walls sono perfettamente conservati, tra le quali figurano Bologna, Roma, Milano, Napoli, Lecce, Catania e Campobasso.
In linea con la sua visione di arte libera e accessibile a tutti, nel 2016 Blu organizza, insieme ad altri artisti di strada, la cancellazione di tutte le sue opere realizzate in venti anni di attività sui muri di Bologna. Quest’azione di protesta aveva lo scopo di evitare che la street art di Blu venisse strappata dai muri e mercificata per essere inserita nella mostra Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano: alcune opere di altri writers furono di fatto prelevate dai luoghi degradati in cui erano state realizzate e successivamente esposte, talvolta contro il parere degli autori, nella mostra tenutasi a Palazzo Pepoli.
Questo episodio basta da solo per far capire l’essenza di Blu e di quanto essa si distanzi da quella del suo collega contemporaneo, Banksy: il britannico ha dipinto all’incirca 120 murales che gli sono bastati per essere definito l’artista più importante di questa generazione, consacrato dalle aste milionarie tenutesi a Londra; al contrario, di Blu si dice che viva per scelta in un camper parcheggiato a Roma.
Insomma, forse non c’è poi tanto da stupirsi che di Blu non si parli tanto, l’artista in effetti non pare interessato al denaro, non ha alcuna angolazione commerciale e, a detta di Steve Lazarides, ex agente di Banksy, il writer italiano è «il più puro dei puri rispetto agli artisti di strada […] ha una mentalità molto politica, è prolifico ed è il vero modello da seguire per quello che dovrebbero essere gli artisti di strada».[1]
Negli anni Blu, oltre alla street art e ai graffiti, ha portato avanti una serie di progetti di animazione street interessantissimi e dal tasso di difficoltà elevatissimo (basti considerare che ogni fotogramma prevede la cancellazione di un graffito per sovrapporne uno nuovo), tra i quali spicca senza dubbio Big Bang Big Boom, in cui viene illustrata l’evoluzione dell’universo e quindi della Terra, dalla sua nascita fino alla sua ipotetica distruzione causata dall’uomo.
Inoltre, nel 2018, è stato pubblicato il libro Minima Muralia (edito da ZOOO Print & Press, Bologna) che racchiude una collezione dei 200 murales dipinti dall’artista in tutto il mondo negli ultimi quindici anni e comprende, oltre ai capolavori più noti, anche alcuni scatti di backstage e opere inedite prelevate direttamente dagli archivi personali dell’artista.
[1] Intervista rilasciata al quotidiano La Stampa