Lo scenario Oltre il confine

Amanda Gorman: la poesia del nuovo Black Renaissance

Roberta Giannì

Le piacciono i poeti neri come Yusef Komunyakaa, Sonia Sanchez, Tracy K. Smith e Phillis Wheatley; ascolta la musica di Hans Zimmer, Dario Marianelli e Michael Giacchino, che definisce “grandi storytellers”; per i suoi versi dell’Inaugurazione Biden – Harris dello scorso 20 gennaio ha letto tutto quello che poteva su Winston Churchill, Frederick Douglass e Abraham Lincoln.

Amanda Gorman è una piccola ragazza nera di 22 anni che guarda a un’America che prima di Trump ha avuto un presidente afro-americano e dopo il movimento Black Lives Matter.
Si sente eccitata di far parte di una realtà in cui gli artisti neri sono ormai ovunque: nella moda, nella danza, nella musica e in tutte le altre forme dell’espressione umana, una Black Experience a 360°.

Amanda Gorman all’inaugurazione Biden-Harris

Giovane attivista e poetessa dai forti toni, muove la sua poetica intorno alle tematiche dell’oppressione, del razzismo, femminismo, emarginazione e della diaspora africana. Nel 2017 è stata nominata First National Youth Poet Laureate in quanto giovane artista ispiratrice, con i suoi libri in cima alle classifiche e la lettura di una delle sue poesie al Super Bowl. Nel corso della cerimonia di insediamento del 46esimo presidente Joe Biden e del vicepresidente Kamala Harris, ha presentato a gran voce la sua The Hill We Climb, puntando i pollici alle sue spalle nel momento in cui recitava where a skinny black girl can dream of becoming a president, continuando poi nella declamazione dei suoi versi accompagnandoli con una gestualità che sembra essere la chiave della sua forte ispirazione, il mezzo che le permette di diffondere a pieno il suo messaggio.  

Fotografia di Awol Erizku per il Time – copertina febbraio 2021

Recentemente, il Time le ha dedicato una copertina con la scritta The Black Renaissance – Rinascimento Nero, in cui la poetessa compare in tutta la sua bellezza, col suo incarnato scuro avvolto in un abito giallo elegante. La nota rivista ha inoltre racchiuso tra le sue pagine un’interessante intervista della ex First Lady Michelle Obama alla stessa Amanda, con la quale aveva già avuto modo di incontrarsi alla Casa Bianca e in occasione del Black Girls Rock, organizzazione che mira a dare forza alle donne. Nell’incontro riportato dal Time, le due donne conversano sulla concezione del Black Renaissance e in particolare sul ruolo che hanno arte e poesia in un’ottica così grande e complessa come quella dei movimenti sociali quali il Black Lives Matter, nato con una generazione che non ha paura di gridare al razzismo e all’ingiustizia quando ne è testimone. Per Amanda, la poesia e il linguaggio sono il nucleo del cambiamento.  Negli eventi del Black Lives Matter vede la rinascita, la vita nonostante l’oscurità: “Loro possono seppellirci” – afferma – “ma non sanno che noi siamo dei semi”. E ricorda come già Martin Luther King, che nel suo discorso nato dal sogno di un uomo perseguitato, racchiudesse poesia, musica e immaginazione.

Foto di Nicole Baster su Unsplash

Si potrebbe pensare che la poesia sia un qualcosa di antico, di classico, ma Amanda non è d’accordo. Per lei la poesia è ancora in voga e anche lei è vittima di pregiudizio: pensa a quando si studia la poesia tra i banchi di scuola. Quella che viene raccontata è la poesia classica, di autori bianchi già morti e ciò condiziona la gente nel modo di concepirla. È dunque necessario oltrepassare questo limite e vedere la poesia come riflesso dell’umanità in tutti i suoi colori e in tutte le epoche, eliminando l’idea che essa appartenga solo alla tradizione di determinate categorie di uomini. In particolare, quella di Amanda ha un duplice significato: in grande, è il simbolo di una società che ha rotto il silenzio di fronte all’ingiustizia, e in piccolo, è il ricordo di una famiglia, la sua, che discende da neri schiavizzati, un ricordo che permette all’America di avere accesso ad una piccola parte della sua esistenza. Come una grande lente, mostra i dettagli di una vita passata che possano far riflettere in quella futura, in cui il concetto di Unità possa finalmente includere uguaglianza, equità e giustizia, senza le quali non sarebbe altro che un tossico affollamento di false realtà nella mente umana.

Quando Michelle le chiede come affronta tutto questo nel suo quotidiano, Amanda ammette che è ancora molto difficile dominare un palco in qualità di ragazza nera. Con una risatina, ricorda come per lungo tempo sia stata poco capace di pronunciare la lettera r e come questa per lei sia stata una debolezza che col tempo, tuttavia, si è trasformata in un punto di forza. La sua limitazione è infatti diventata volontà di comunicare in un modo diverso, ovvero attraverso la scrittura che poi, di fronte alle persone, si trasforma in suono. In molti hanno visto la sua presenza all’Inaugurazione come un simbolo di speranza, e quando le si chiede se la cosa la carichi di responsabilità, Amanda riconosce che quando si è catapultati in un ambiente con così tanta visibilità, per una Black Girl c’è sempre una linea sottile tra come è realmente e come il pubblico la vede; tuttavia la cosa in fondo non la preoccupa perché personalmente sceglie di seguire la traiettoria prefissatasi.

Amanda Gorman è la poesia che continua a vivere, che si fa spazio nella società e dà voce a chi non ce l’ha. In una sola parola, è ottimismo: non come opposto al pessimismo ma come strettamente legato ad esso, un ottimismo che quando ci troviamo nell’oscurità, ci porta a chiederci come abbiamo fatto ad entrarci e come possiamo uscirne.