di Ruben Alfieri
(Florida, 30 novembre 1835 – Redding, 21 aprile 1910)
“[…] Per come la vedo io, quell’uomo non ha il cervello a posto.”
“Secondo me, non ha affatto cervello.”
Il numero 3 disse:
“Beh, comunque è uno scimunito.”
“Proprio così,” disse il numero 4. “È un perfetto idiota, un puro e semplice idiota, se mai ce ne fu uno.”
“Sissignore, è un cretino patentato. Ecco cosa penso di lui” disse il numero 5. “Ognuno può pensarla come vuole, ma così la vedo io.”
“Anch’io la penso come voi, signori” disse il numero 6. “È un perfetto asino – sì, e non si va troppo lontani dal vero se si dice che è uno svitato. E se costui non è uno svitato, io non sono un buon giudice, questo è tutto.”
Il signor Wilson fu bollato. L’incidente fu riferito in città, e tutti ne discussero molto seriamente. Bastò una settimana a far dimenticare il suo nome, sostituito da Svitato. Con il tempo fu apprezzato, addirittura anche ben voluto; ma da allora il soprannome prese il sopravvento e gli rimase addosso. La sentenza di quel primo giorno ne aveva fatto uno sciocco, e non gli riuscì né di farla dimenticare né di modificarla. Ben presto il soprannome perse ogni significato malevolo o sprezzante, ma gli rimase, e continuò a rimanergli addosso per venti lunghi anni.
Così si conclude il primo capitolo del racconto, in cui David Wilson, un giovane e brillante avvocato, arriva nella cittadina immaginaria di Dawson’s Landing, “[…] sul versante Missouri del Mississippi, a mezza giornata di vaporetto, a sud di St Louis”, direttamente dallo Stato di New York, deciso a esercitare la sua professione. A causa di una battuta sfortunata, però, un giro di cattive voci fa sì che gli venga dato il soprannome di “Pudd’nhead”; cosicché, privo di clienti sarà costretto ad arrangiarsi facendo il contabile, passando poi il tempo libero a collezionare impronte digitali, cosa che alimenterà la sua fama di svitato. D’altronde, nonostante Wilson sia un personaggio rilevante, la trama ruota intorno alle malefatte di Tom Driscoll e al suo rapporto con la madre Roxy. Questa è una schiava dalla pelle chiara (negra solo per una sedicesima parte), la quale, desiderando una vita migliore per il figlio, lo sostituisce con quello del suo padrone, il finanziere Percy Northumberland Driscoll. I due ragazzi cresceranno quindi ricoprendo l’uno il ruolo sociale dell’altro. Ma Tom Driscoll, pigro e arrogante, nonostante gli studi a cui verrà avviato, lascerà l’università e sarà costretto a rubare per ripagare i suoi debiti. Il vero Tom, invece, che prenderà il nome di Valet de Chambre crescerà rozzo e istupidito dal lavoro di schiavo.
“La formazione è tutto. Un tempo, la pèsca era una mandorla amara; il cavolfiore non è altro che un cavolo andato all’università.” – Calendario di Wilson lo Svitato.
Wilson lo Svitato, questo è il titolo del racconto (per ricalcare l’importanza del personaggio), si presenta fin qui come un racconto contrastante sull’indole umana: sull’impossibilità di cambiarla, da un lato, e sull’influenza che l’ambiente esercita su di essa, dall’altro.
Un libro cupo, attraversato da un’ironia folgorante di cui spesso si fanno carico i personaggi secondari o le semplici comparse; come nel capitolo in cui Tom Driskoll, tornato dall’Est, dà esempio della moda cittadina pavoneggiandosi ogni giorno per le strade di Dawson’s Landing con addosso vestiti eleganti, “di uno stile così squisito che tutti ne rimasero esacerbati”; così, alcuni giovani che lo considerano un affronto, commissionano un sarto per vestire il campanaro negro, vecchio e deforme di un imitazione del suo vestito con calicò da tende, e la mattina seguente glielo mettono al seguito col compito di scimmiottare i suoi atteggiamenti di uomo dell’Est. Ma è anche esempio del grottesco e dell’irriverente.
L’arrivo a Dawson’s Landing di due gemelli italiani, Angelo e Luigi Capello, sono la chiave che intreccia i personaggi principali in un confronto di furbizie, intelligenze ed emozioni che competono alla natura di ciascuno di essi. È proprio a causa dell’antipatia innata di Tom per i due gemelli e la simpatia che, di contro, Wilson prova per loro che le vicende porteranno i due a confrontarsi indirettamente in una specie di giallo e di un insolito thriller giudiziario.
Il titolo dell’opera conclusa, però, ne riporterà due, ovvero La tragedia di Wilson lo Svitato e La commedia dei gemelli straordinari. L’idea iniziale dello scrittore, come lui stesso confessa in un “whisper to the reader”, era un raccontino umoristico sulla duplice natura dell’animo umano, rappresentata in due gemelli siamesi con peculiarità differenti. Angelo, infatti, sarebbe dovuto essere astemio, morigerato, cattolico e conservatore; mentre Luigi, alcolizzato, aggressivo e liberale. Ma quando cominciò a scriverlo, nel 1891, notò che i personaggi Roxy, Wilson e Tom prendevano sempre più rilevanza, così l’idea passa ad essere un romanzo in cui si racchiudessero una tragedia e una commedia; ma rendendosi conto di non riuscire nell’impresa divide l’opera in due, come confessa nello “whisper”, dicendo con umile ironia che la cosa capita a chi “sia nato privo del dono di scrivere romanzi” e si ritrova “ad affrontare gravi difficoltà quando cerca di costruirne uno”. A chi per questo “ha in mente soltanto dei personaggi, e un fatterello o due, anche un luogo, e ha solo la fiducia di poter immergere i personaggi dentro quei fatti, con la speranza di conseguire risultati interessanti. […] Ma trattandosi di una storia di cui non si sa ancora nulla, e dal momento che può scoprire di cosa si tratti unicamente grazie all’ascolto man mano che se la racconti, è assolutamente necessario che vada avanti e avanti fino a che non si dilunghi al punto di trasformarsi in un libro.” Avviene quindi una cesura, e i gemelli straordinari, da due monozigoti carburante del racconto, si uniscono magicamente in un essere a quattro braccia e due teste, costrette a sopportare le abitudini dell’altro e a fare a turno, per una sorta di legge metafisica, per l’uso delle uniche due gambe; divenendo protagonisti di un nuovo racconto con attorno i personaggi secondari tralasciati nel primo, che Twain si è risparmiato di “annegare nel pozzo” per esigenze narrative; capaci anch’essi di sconvolgere la comunità con le loro bizzarrie quanto Tom Driskoll e Wilson nel racconto precedente.
Dopo Tom Sawyer e Huckleberry Finn, Wilson lo Svitato chiude il ciclo dei romanzi locali, ambientati sulle rive del Mississippi. I protagonisti di Twain rotolano all’interno della propria comunità e travolgono il resto dei personaggi che possono rotolare assieme a loro o limitarsi a respingerli, riflettendo comunque in questo contrasto le caratteristiche sociali e culturali rappresentative della loro parte di America; o, in alcuni casi, tali particolarità possono essere addirittura esasperate ed estremizzate verso una visione pessimistica dell’umanità, raggiunta da un’ironia sprezzante che ne fa un paradosso, e che Mark Twain concentrava nell’essenzialità dell’aforisma: ”Chiunque abbia vissuto abbastanza a lungo per scoprire che cosa sia la vita, sa quanto sia profondo il debito di gratitudine che abbiamo verso Adamo, il primo grande benefattore della nostra razza. Fu lui a portare la morte nel mondo.” – Calendario di Wilson lo Svitato.
Dopo Wilson lo Svitato, infatti, continuerà a scrivere aforismi nello stesso stile; d’altronde Twain si rispecchiava in Wilson, oltre che per il sarcasmo, nello stesso interesse per la scienza. Lo spunto per la passione delle impronte digitali dello Svitato potrebbe essere stato preso da Finger Prints, come scrive Anne P. Wigger, di Francis Galton, che uscì proprio nel 1892 e che Twain probabilmente aveva letto per l’entusiasmo verso i primi passi che si stavano muovendo in quel campo. Lo scrittore ebbe poi una stretta e lunga amicizia con Nikola Tesla, di cui ammirava le invenzioni. La famosa foto in cui l’autore compare nel laboratorio di Tesla, di cui era assiduo frequentatore, illuminato dal basso da una luce artificiale prodotta da un dispositivo per la fosforescenza chiamato tubo di Crookes, è la testimonianza di quanto lo scienziato fosse vicino a scoprire i raggi X, scoperti in seguito dal tedesco Wilhelm Röntgen grazie allo stesso tubo.
Inoltre, Mark Twain, o meglio Samuel Langhorne Clemens, non è stato l’unico pseudonimo utilizzato dall’autore. Ad esempio, firmò una biografia di Giovanna D’Arco col nome Sieur Louis de Conte e in altri scritti si firma col nome di Josh e di Thomas Jefferson Snodgrass, per alcuni abbozzi e lettere umoristiche. Dal 1863 comincerà a firmarsi come Mark Twain per la collaborazione col giornale di Virginia City, dopo aver abbandonato il lavoro in miniera che aveva intrapreso con il fratello Orion, a seguito di un viaggio in Nevada. Questo pseudonimo decisivo è dovuto alla lunga esperienza di battelliere sul Mississipi, di cui era molto orgoglioso. Si ritiene che derivi dal grido usato nello slang della marineria fluviale degli Stati Uniti: “By the mark, twain” (dal segno, due) che sottintende le due tese di profondità delle acque (circa 3,7 metri) abbastanza sicure per la navigazione. Dopo aver ottenuto la licenza di pilota nel 1859, Samuel convinse il fratello minore Henry a lavorare con lui, il quale però morì a causa di un incidente dovuto all’esplosione della caldaia del battello. Fatto di cui il giovane Samuel si riterrà per sempre responsabile.
Come per molti autori, la sua poetica assume rilevanza nel confronto con le idee che l’hanno resa possibile e capace di mutare e svilupparsi intrinsecamente alle esperienze affrontate dallo scrittore nel corso della propria vita.
Fu il sesto di sette figli dei quali solo tre superarono l’infanzia, senza contare Henry che morì successivamente. La sua famiglia si trasferì ad Hannibal, dove il piccolo Twain crebbe e dove cominciò a lavorare come apprendista in una stamperia. A seguito della morte del padre, è costretto infatti a lasciare gli studi appena finita la quinta elementare, all’età di dodici anni. I suoi primi scritti umoristici risalgono al 1851 per l’Hannibal Journal, fondato dal fratello Orion, per cui lavorerà anche come tipografo. Cresce quindi a stretto contatto con lo schiavismo, nel Missouri, che abbandonerà appena maggiorenne per viaggiare e iniziare una serie di esperienze lavorative significative. La prima, già citata, da pilota di battelli sul Mississippi, da cui trarrà spunto per il romanzo Vita sul Mississippi. Lavorerà a bordo fino all’inizio della guerra civile americana, per la quale si arruolerà come volontario nel 1861 in un battaglione di confederati, nonostante fosse contrario allo schiavismo. Infatti si ritirerà due anni dopo per continuare a viaggiare e consolidare la sua carriera di giornalista e di scrittore.
Tra i suoi numerosi viaggi non manca l’Europa, Francia e Italia ad esempio, e la Palestina, che non riserverà dalle sue critiche. La Palestina è desolata e Pompei e i Fori Romani trascurati e degradati. In Italia tornerà comunque due volte; soggiornerà a Firenze per un anno pensando che la moglie malata avrebbe beneficiato del clima, anche se in quella stessa città non riuscirà a sopravvivere. Qui cercherà di imparare l’italiano vivo, esemplare dello studio assiduo del parlato per la resa espressiva e realistica del linguaggio dei suoi personaggi. Proprio per questo è stato criticato da chi lo accusava di razzismo, per non risparmiarsi parole come “nigga” o “nigger” tipiche della cultura schiavista, e per la riproduzione del gergo degli schiavi in alcuni scritti come nello stesso Wilson lo svitato; una riproduzione letteraria del linguaggio resa attraverso varie abbreviazioni e sgrammaticature volte a farne quasi una parodia.
“Ottobre: questo è uno dei mesi particolarmente pericolosi per investire in azioni. Altri mesi pericolosi sono luglio, gennaio, settembre, aprile, novembre, maggio, marzo, giugno, dicembre, agosto e febbraio” – Calendario di Wilson lo Svitato.
Nonostante le critiche e le censure ricevute postume e in vita, le sue posizioni sociali non erano meno esplicite degli argomenti delle sue opere. Oltre a essere contrario al razzismo, infatti, Twain si è dichiarato contrario al colonialismo e all’imperialismo, di cui ha avuto esperienza diretta durante un lungo viaggio intrapreso nel 1895 attraverso l’Impero britannico, di cui scriverà in Seguendo l’Equatore (Following the Equator – A Journey around the world). A causa di alcuni cattivi investimenti è costretto a recuperare un’ingente somma di denaro (circa 100.000 dollari, quasi 2.000.000 attuali) tenendo una serie di conferenze in tutte le colonie britanniche; di queste smaschererà il razzismo e ridicolizzerà le pretese imperialistiche celate dietro lo zelo missionario con cui erano giustificate. Celebre è infatti l’aforisma contenuto nell’opera: “L’uomo è l’unico animale che arrossisce, o che almeno dovrebbe.” In proposito alle sue posizioni religiose, Twain scrisse diverse opere irriverenti di stampo anticlericale che vennero pubblicate postume o distrutte dalla sua famiglia, come alcuni manoscritti di Lettere dalla Terra e l’antireligioso Lo straniero misterioso. Unico prezioso esemplare della sua idea ultraterrena è forse Viaggio in paradiso (Captain Stormfield’s Visit to Heaven), rimasto custodito per anni dal suo primo abbozzo in una cassaforte, e completato e dato alle stampe durante gli ultimi anni di vita dell’autore.
“Fu meraviglioso trovare l’America, ma sarebbe stato ancor più meraviglioso perderla.” – Calendario di Wilson lo Svitato.
I nemici di Twain erano dunque il razzismo, il bigottismo, la discriminazione in generale, e non sorprende quindi che abbia esteso i suoi principi a ogni contesto che la sua sensibilità potesse contenere. Durante la guerra ispano-americana scrisse un articolo intitolato Pregare in tempo di guerra (The War Prayer), rifiutato e rimasto inedito fino a dieci anni dopo la sua morte. Supportò il movimento laburista e i diritti delle donne e delle minoranze in un discorso specifico, oltre a opporsi alla vivisezione e a sostenere i diritti degli animali. Nel 1868 inoltre aveva assistito all’impiccagione di un assassino e scrisse un resoconto che in futuro lo avrebbe confermato abolizionista. Per le posizioni prese, soprattutto per quelle politiche e antimperialiste, negli ultimi anni di vita Twain subì una repentina emarginazione, e molti suoi scritti politici vennero ignorati e pubblicati solo molti anni dopo la sua morte.
“Tutti dicono: ‘Com’è doloroso che si debba morire’ – una strana lagnanza che esce dalla bocca di gente cui è toccato vivere.” – Calendario di Wilson lo Svitato.
La condizione della sua attività letteraria, i problemi finanziari, la morte della moglie e di tre dei suoi quattro figli contribuirono a rendere il vecchio Twain depresso e più pessimista di quanto già non fosse. Prima della sua morte fece però amicizia col famoso industriale Henry H. Rogers, uno dei maggiori azionisti della Standard Oil, che riorganizzò le sue finanze e lo accolse come amico di famiglia, per cui, in quegli anni, l’autore fu assiduo frequentatore della casa di Rogers e perseguirono insieme diverse iniziative benefiche (come le donazioni sostanziali al medico afroamericano Booker T. Washington), che Twain portò avanti anche dopo la morte dell’amico nel 1909 (un anno prima della sua), soprattutto nei confronti di persone e strati sociali più deboli.
Tali esperienze, per lo più traumatiche, lo hanno certamente condotto a irrigidirsi in un proprio rigorismo morale al fronte di una visione pessimistica della vita, ma allo stesso tempo non ha mai precluso lo sguardo verso l’innovazione, appoggiando le aspettative della scienza contemporanea e valorizzando idee lungimiranti che al tempo potevano risultare caustiche e intransigenti ma che al giorno d’oggi fanno parte del buon senso comune.
In conclusione: “Cerchiamo di vivere in modo tale che, quando moriremo, anche il becchino ne sia dispiaciuto.” – Calendario di Wilson lo Svitato.