Dante Oltre il confine

IL “FANTASTICO MONDO” DI DANTE

di Alessia S. Lorenzi

Che l’Inferno di Dante sia il luogo in cui ci sono più analogie col mondo fantasy è evidente soprattutto analizzando i vari personaggi che “sfilano” davanti al lettore. Se si esaminano, per esempio, i custodi dell’Inferno sembrerà di incontrare personaggi analoghi a quelli che popolano i racconti fantastici, da Caronte a Minosse, da Pluto a Flegiàs e tanti altri protagonisti della grande Opera. Possiamo notare come questi custodi dell’Inferno, non abbiano nulla da invidiare ai protagonisti fantasy che si muovono e vivono nei romanzi tanto cari ai ragazzi. Prendiamo ad esempio la figura di Caronte, il primo dei personaggi mitologici introdotti da Dante nell’oltretomba. Il traghettatore di anime, è un personaggio della mitologia classica che Virgilio, nel libro IV dell’Eneide, descrive durante la discesa negli inferi di Enea, protagonista dell’opera virgiliana. Viene presentato come un povero vecchio scialbo che fa salire le anime di tutti i defunti. La descrizione di Caronte fatta da Dante nel Canto III dell’Inferno parte dalla descrizione di Virgilio, con una evidente accentuazione dei tratti demoniaci. “Caron dimonio, con occhi di bragia, /loro accennando, tutte le raccoglie; /batte col remo qualunque s’adagia. (Inf. III, 109-111) Questa figura demoniaca è dominata dalla violenza delle sue parole nei confronti delle anime a cui si presenta come esecutore impietoso del volere divino, al quale lui stesso è costretto a essere sottomesso. Personaggio spaventoso, che suscita paura e che è perfettamente in sintonia con l’ambiente che lo circonda, il quale rende ancora più mostruosa la sua figura, drammatica e dinamica. In lui è palese una volontà di dominio, una propensione all’ira rappresentando, quindi, la personificazione del demonio. Altro custode dell’Inferno dantesco è il demone Minosse che si trova nel secondo cerchio infernale, dove si trovano i lussuriosi (V canto). “Stavvi Minòs, orribilmente, e ringhia:/essamina le colpe ne l’intrata;/giudica e manda secondo ch’avvinghia.” (Inf. V, 4-6) Così Dante introduce il demone Minosse. La descrizione ci fa immaginare subito le sue sembianze: aspetto orribile e ringhio mostruoso. Il suo compito è quello di giudice che indica alle anime dei peccatori il luogo dove questi andranno a scontare la pena prevista. Quando il dannato si presenta al suo cospetto, gli confessa pienamente ogni sua colpa e Minosse, individuato il luogo infernale più adatto, avvolge intorno a sé la coda tante volte quanti sono i cerchi che il dannato dovrà scendere per trovare la propria dimora eterna. Dante descrive Minosse come un mostruoso e gigantesco demone munito di una lunga coda di serpente perfettamente somigliante, quindi, a un personaggio della moderna letteratura fantasy. Continuando la ricerca di personaggi “fantastici” all’interno dell’Inferno dantesco, incontriamo Cerbero, cane mitologico con tre teste, mostruoso demone a guardia dei dannati. Dante lo colloca nel terzo cerchio, dove sono puniti i golosi, e lo descrive con tratti quasi umani ma mostruosi, barba unta e sporca, il ventre gonfio e le zampe con artigli; graffia, scuoia e fa a pezzi i dannati. “Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, /e ’l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra.” (Inf. VI, 16-18). Dalla descrizione viene fuori una figura spaventosa che richiama alla mente il Male e il Demonio. Inoltre emette latrati che disturbano ancor di più i dannati, intensificando il loro tormento. Cerbero è definito da Dante “fiera crudele e diversa” e “gran vermo” (Inf. VI, !3,22). È evidente che gli elementi di un fantasy, anche un po’ horror, ci siano tutti: personaggi mostruosi, demoni spaventosi, universi paralleli e poi l’eroe, che attraversa tutto l’Inferno e sale a purificarsi fino a giungere nel Paradiso, meta ambita e sede della luce divina. Continuando il “cammino” nell’Inferno, la lista di personaggi si arricchisce ancora. Non possiamo dimenticare i centauri, creature del mito classico, umani fino alla cintola e con il resto del corpo equino. Erano spesso rappresentati come cacciatori provvisti di arco e frecce, ma anche come esseri legati all’Oltretomba. Virgilio li pone all’ingresso dell’Ade, nel libro VI dell’Eneide. Dante invece li pone nel primo girone del settimo cerchio dell’Inferno, dove scontano la loro pena i violenti contro il prossimo. Il loro compito consiste nel colpire con le frecce i dannati che sono immersi nel Flegetonte, quando emergono più di quanto dovrebbero. Sono introdotti nel Canto XII dove vengono nominati tre di loro: Chirone, Nesso e Folo. “…e tra ‘l piè de la ripa ed essa, in traccia/corrien centauri, armati di saette,/come solien nel mondo andare a caccia…” (Inf. XII, 55-57). Vale la pena ricordare Pluto che compare come guardiano del quarto cerchio dell’Inferno. Il poeta, contrariamente agli altri guardiani infernali, dà una descrizione di Pluto meno dettagliata, sembra comunque che abbia l’aspetto di un lupo, simbolo dell’avarizia. Pare che Dante faccia riferimento a Plutone, dio degli Inferi e sposo di Proserpina, poiché nel Medioevo veniva rappresentato come una figura diabolica. Concludo questo interessante elenco, tralasciando altre figure minori, con le Furie infernali dette anche Erinni, creature del mito classico, collegate al mondo dell’Oltretomba. Figlie di Acheronte e della Notte, sono introdotte da Dante nel Canto IX dell’Inferno, fra i demoni della città di Dite. Esse si oppongono al passaggio dei due poeti. Sono sporche di sangue e coi serpenti tra i capelli. Vengono subito riconosciute da Virgilio che le indica a Dante specificandone i nomi, Megera, Aletto e Tesifone. Dante potrebbe aver inserito le Erinni come simbolo di violenza e d’ira. Esse sembrano disperarsi, graffiandosi il petto e percuotendosi con le mani aperte. Molto spaventato, Dante si stringe a Virgilio quando le vede urlare e precipitarsi minacciose verso di loro, invocando l’arrivo di Medusa per pietrificarlo: “Vegna Medusa: sì ‘l farem di smalto” (Inf. IX, 52). Anche la descrizione delle Furie infernali ci richiama le creature che si muovono all’interno dei romanzi fantastici, quegli universi popolati da figure ambigue, uomini con parti di animale, animali con tratti femminili, come le Arpie, (descritte come spaventosi uccelli dal volto femminile, associate alla violenza e alla furia delle bufere) e ancora personaggi malefici, misteriosi e, nello stesso tempo, ricchi di fascino. D’altronde il fantasy, che sembrerebbe un genere letterario abbastanza recente, è strettamente legato a generi molto antichi quali, il mito, l’epica, la fiaba, la leggenda. Accade spesso, infatti, che lo scrittore di racconti fantasy attinga a miti e leggende del passato creando nuove storie. Storie che raccontano vicende ambientate in luoghi dove prevale la magia e il mistero, mondi paralleli che non si possono raggiungere percorrendo un viaggio nello spazio reale ma soltanto attraverso un incantesimo, un intervento magico oppure con la morte.