35 millimetri

La prima notte di quiete: Delon, Rimini e Goethe

Lorenzo DI LAURO

Raccontare in modo veritiero ed efficace il lato oscuro di Rimini, città di riflesso associata al massiccio turismo estivo, è compito arduo. Nel 1972 Valerio Zurlini, già regista di film ambientati in Romagna come La ragazza con la valigia, propose agli spettatori una città fredda, autunnale all’interno della quale collocò un protagonista solitario dall’animo tormentato. La scelta ricadde proprio su Alain Delon, con cui il rapporto del regista non decollò mai sul set. La stella francese fino a quel momento aveva interpretato personaggi di grande fascino, mentre in questo lavoro appare nei panni di uomo vissuto, un professore di lettere dal passato oscuro e dagli intenti misteriosi. Anche il vestiario di questo film è consegnato alla leggenda: il cappotto di cammello del protagonista fu indossato anche da Marlon Brando nel film del medesimo anno L’ultimo tango a Parigi di Bertolucci. È un Delon più vicino al pistolero solitario interpretato da Clint Eastwood in Per un pugno di dollari che non al Tancredi de Il Gattopardo: un personaggio senza amici, costretto a divincolarsi nell’ambiente dei vitelloni locali senza potersi fidare di nessuno. Quando diventa supplente della classe di Vanina, una ragazza alle prese con delusioni scolastiche ma dai profondi interessi culturali, la curiosità lo porta a voler approfondire il rapporto con lei. Dovrà tuttavia fare i conti con un ambiente ostile, caratterizzato da una madre ambigua, un fidanzato geloso e tante figure che tramano contro i propri interessi e quelli della ragazza, compresa la donna con cui condivide l’appartamento in cui vive.

All’uscita del film uno dei temi che suscitò più polemiche fu la rappresentazione di un legame sentimentale tra un insegnante e una studentessa, seppur maggiorenne, e anche altre scene, compresa quella del proiettore che porta ad un profondo cambiamento interiore del protagonista e costituisce una svolta nella storia. Innumerevoli i riferimenti letterari e artistici: già il titolo riprende, secondo la spiegazione del regista Zurlini, un verso di Goethe in riferimento alla morte, la prima notte senza sogni. A questo si aggiunge la celebre scena della visita alla Madonna Del Parto di Piero Della Francesca ad Arezzo, e anche il nome stesso della protagonista stessa, Vanina, riprende un libro di Stendhal. Zurlini è sempre stato molto legato all’ambito letterario: qualche anno dopo avrebbe diretto la versione cinematografica de Il deserto dei tartari di Dino Buzzati.

Una scena del film con Alain Delon e Sonia Petrovna

 La prima notte di quiete è molto focalizzata sul lato introspettivo dei personaggi, che sembrano essere tutti legati da un filo conduttore, seppur diversi tra loro. Oltre a Delon, il nutrito cast si arricchisce della presenza di Giancarlo Giannini, Lea Massari, Adalberto Maria Merli, Alida Valli e Renato Salvatori che in modo corale raccontano una storia amara dove la vera protagonista è Rimini. Menzione d’onore per Sonia Petrovna, attrice esordiente che interpretò splendidamente la giovane Vanina, dandole un tocco di grazia e al tempo stesso di mistero che permane per tutta la durata del film. La sua espressività è lampante nella celebre scena del ballo girata alla discoteca Paradiso, oggi divenuta un museo, con le note di Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni a suggellare il suo stato d’animo. Il suo sguardo triste, nonostante la presenza del fidanzato, spinge il professor Delon a voler approfondire di più la sua storia e a voler andare fino in fondo, nonostante tutte le avversità che gli si presentano dinanzi. La sua ardua missione è scandita dalla tromba di Maynard Ferguson, sotto la direzione musicale di Mario Nascimbene, che apre e chiude il film, quasi rappresentando l’ineluttabilità del destino che si prende beffa dei personaggi.