a cura di Lorenzo Di Lauro
Clinamen questo mese ha il piacere di intervistare Francesco Zippel, attore, regista e docente di Tecniche della Comunicazione, fresco della vittoria del Nastro D’Argento per il documentario dedicato a Sergio Leone. Nel corso della sua carriera ha collaborato con artisti internazionali del calibro di William Friedkin e Wes Anderson.
Come è nata la passione per il cinema?
La mia passione per il cinema nasce da bambino. Passavo le ore a vedere film con i miei nonni in tv. Ma il momento cruciale per me fu quello in cui mio padre iniziò a comprare vhs di registi molto diversi tra di loro. A casa mia si riversò a quel punto il cinema in tutte le sue più sorprendenti declinazioni. Devo a lui la ‘scintilla’.
Nel tuo percorso sei stato attore, regista, autore cinetelevisivo e docente di tecniche della comunicazione cinematografica.
È vero, ho fatto moltissime cose. È stato bello poter fare esperienze diverse, tutte accomunate dalla passione per il cinema e per il racconto. Senza dubbio la più coinvolgente per me è stato proprio quella all’Università di Lecce. Avevo 27 anni quando ho iniziato, nessuno pensava fossi un docente. Mi sentii in questo modo però più vicino ai ragazzi, il cinema e la sua magia fecero il resto.
Hai avuto modo di collaborare con due giganti come William Friedkin e Wes Anderson. Cosa ti ha impressionato in particolare di loro?
William Friedkin e Wes Anderson sono due persone che hanno scritto, e continuano a farlo, pagine memorabili della storia del cinema. Billy è il maestro dell’immediatezza, il re dell’istinto e uno degli uomini più brillanti e curiosi che io abbia mai avuto la fortuna di conoscere. Wes è un regista pittore, un artista disciplinato e totalmente dedito a quello che fa, un incanto da vedere in azione. Entrambi mi hanno trasmesso il divertimento e la cultura del lavoro, necessari per fare bene qualsiasi cosa, in ogni ambito. E loro hanno saputo imporsi a livelli sublimi, pur essendo due artisti diversissimi (ma che si stimano e vogliono molto bene).
In questi anni ti sei dedicato soprattutto ai documentari, raccontando i mostri sacri della storia del cinema: uno dei tuoi primi lavori è dedicato ad un grande regista del passato, Nicholas Ray. Perché hai scelto proprio lui?
Nicholas Ray è uno dei registi più interessanti della storia del cinema classico hollywoodiano. Un regista ‘indipendente’, anticonformista in un’era dove tutto era in qualche modo standardizzato. Ha saputo costruire storie indimenticabili intorno ad attori diventati anche grazie a lui iconici, su tutti James Dean. Poi si è lanciato in un vortice di autodistruzione che però non gli ha impedito di realizzare film autenticamente ‘off’, perfino con i suoi studenti, quando ormai fuori dal giro aveva deciso di sbarcare il lunario insegnando. Quella di Ray è una figura interessantissima e mai abbastanza studiata.
Hai preso parte a due progetti focalizzati sulla figura di Federico Fellini: in uno di questi c’è stato anche il prezioso contributo di Wes Anderson. Cosa ha significato per te il regista romagnolo?
Federico Fellini è l’ironia e l’intelligenza pura in azione. Non ci sarà mai un regista come lui. I suoi film somiglieranno sempre e solo a Federico Fellini, alla sua mimetica capacità di trasfigurare situazioni reali e di regalar loro una meravigliosa dimensione altra, per l’appunto felliniana. Una gioia per chi ama il cinema.
Il tuo ultimo lavoro lo hai dedicato ad un altro gigante del cinema italiano, Sergio Leone. Potresti raccontarci alcuni aneddoti della lavorazione di questo film?
È stato un progetto bellissimo. Mi ha regalato mesi e mesi a contatto con un gigante del cinema mondiale. Mi ha dato la possibilità di conversare con alcuni dei giganti del cinema contemporaneo e di osservare la loro quasi commovente dedizione per Leone. Testimonianze bellissime che mi accompagneranno sempre, insieme alla modestia e all’affetto di coloro che hanno deciso di condividerle con me.
Nel tuo percorso hai avuto modo di conoscere tanti giganti del cinema italiano e mondiale. Chi di loro ti ha lasciato le sensazioni più profonde? C’è un regista/attore che ancora non hai intervistato e che vorresti conoscere?
La persona più incredibile che ho avuto la fortuna di conoscere è senza dubbio Stewart Stern, lo sceneggiatore di Gioventù Bruciata e di altri classici del cinema hollywoodiano, un uomo la cui dolcezza era pari solo al suo infinito talento. In futuro mi piacerebbe moltissimo conoscere Werner Herzog, rimango sempre incantato non solo dai suoi film ma dal modo in cui osserva le cose del mondo.
Quali sono i tuoi progetti imminenti? Ci sarà spazio per altri generi nel futuro prossimo?
In questo momento mi sto dando tempo per leggere molto e buttare giù nuove idee. Vorrei fare qualcosa di differente ma ho bisogno di un po’ di tempo e forse di ricominciare a viaggiare.