di Edoardo Serafini
Il libro appartiene al genere letterario del romanzo fantastico; scritto nel 1959, fa parte della trilogia I nostri antenati composta da Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).
Calvino, mediante la figura simbolica del cavaliere, descrive l’uomo moderno che è allo stesso tempo smarrito, perso, insicuro, vuoto. Il protagonista, Agilulfo, indossa un’armatura bianca e vuota. L’intento di Calvino è quello di cogliere, attraverso la letteratura, la crisi dell’uomo contemporaneo.
Il romanzo narra le vicende del cavaliere Agilulfo e del giovane Rambaldo di Rossignore, arruolatosi per vendicare la morte di suo padre, il marchese Gherardo, ucciso dall’argalif Isoarre.
Rambaldo riesce a sconfiggere Isoarre, ma viene poi condotto in una trappola da due infedeli; poi arriva un soldato a salvarlo.
Inizialmente pensa che sia un uomo, ma poi scopre che è una donna, Bradamante, di cui si innamora. La donna è un’amazzone precisa, innamorata però di Agilulfo, non di Rambaldo.
Sulla scena compare poi la figura di Gurdulù, un contadino, che viene nominato scudiero di Agilulfo da Carlo Magno.
A complicare le vicende narrate è Torrismondo, che mette in dubbio l’attendibilità del titolo di paladino di Agilulfo. Era noto infatti che egli lo avesse conquistato salvando la vergine Sofronia (figlia dei duchi di Cornovaglia) da due briganti. Torrismondo affermava che Sofronia era sua madre e pertanto la donna non poteva essere considerata una vergine.
Così la nuova importante missione di Agilulfo è quella di portare le prove della veridicità del suo titolo. Inizia, quindi , la ricerca di Sofronia; partono anche Gurdulù, Bradamante e Rambaldo.
Nella stessa Torrismondo si reca dai cavalieri del Santo Graal, per cercare la legittimazione collettiva come figlio dell’ordine dei cavalieri.
Agilulfo cerca Sofronia prima in Scozia e poi la trova in Marocco. Agilulfo allora decide di portare la donna nel campo dei Franchi per raccontare tutta la verità; nel frattempo Torrismondo cede alla passione amorosa con Sofronia. Di conseguenza Agilulfo non può provare la verginità della donna; Torrismondo perde il suo titolo.
Nel finale del libro ci sono poi alcune importanti scoperte: Torrismondo è figlio della regina di Scozia e di un cavaliere del Santo Graal; Sofronia è figlio del re di Scozia e di una contadina.
Quindi Torrismondo e Sofronia possono vivere il loro amore felici e contenti.
La parte più drammatica del libro è il momento in cui Agilulfo di toglie la vita, convinto ormai di non poter mai dimostrare l’autenticità del suo titolo di cavaliere.
Si svestirà dell’armatura, l’unica cosa che aveva e morirà senza mai sapere la verità. L’armatura viene ereditata dal giovane Rambaldo.
Egli incontra poi Bradamante, che, vedendo l’armatura, lo scambia per Agilulfo; così cede alle sue lusinghe amorose, ma quando scopre la verità, decide di ritirarsi in clausura in un convento.
Rambaldo parte per convincere Bradamante a uscire dal monastero.
La narratrice di tutta la vicenda è Suor Teodora che nel finale rivela la sua effettiva identità, cioè, Bradamante. Questa figura non è da considerarsi un narratore onnisciente, ma è un “narratore testimone”, poiché nella vicenda ha un ruolo secondario ma è comunque voce narrante.
Con questo romanzo Italo Calvino ha voluto soffermarsi su alcuni temi esistenziali come l’amore, la curiosità, il senso che della scoperta; ma anche su alcuni modi di essere che hanno caratterizzato l’uomo del Novecento. Ad esempio Agilulfo rappresenta l’uomo alienato, in fuga da se stesso, senza una effettiva identità; Gurdulù è colui che non sa scegliere e modella il proprio modo di comportarsi in base alle situazioni; Rambaldo incarna invece sia la parte razionale che quella emozionale dell’uomo.
Calvino, quindi, mediante il racconto fantastico cerca di misurarsi con la complessità della realtà che lo circonda, che è labirintica, ambigua.