Clinamen- un passo oltre il confine” incontra l’associazione Radici Globali

a cura di Nicolò Errico

Radici Globali è un’associazione di promozione sociale nata ad Olbia nel luglio del 2020 da un gruppo di giovani professionisti che desideravano impegnarsi nello sviluppo sostenibile. L’obiettivo che Radici Globali vuole perseguire è sostenere il finanziamento e l’attuazione di progetti nelle aree colpite dalla degradazione ambientale e dallo sfruttamento umano. L’approccio di questa associazione si fonda sulla sinergia di vari programmi lungo tre linee generali riguardanti: la fornitura di risorse idriche, la piantumazione di flora locale e l’insegnamento delle pratiche dell’apicultura.
Oggi con Clinamen intervistiamo Gabriele Cristofaro, giovane laureato alla Hertie School di Berlino, membro fondatore e Activity Coordinator di Radici Globali, per approfondire il lavoro e le esigenze da cui nasce l’associazione.

Gabriele Cristofaro

Dove nasce l’idea di fondare Radici Globali? Cosa ha unito il team alla base della vostra associazione?

L’idea di fondare Radici Globali è strettamente legata all’attività di fotografo del nostro presidente, Stefano Lotumolo, che durante uno dei suoi primi viaggi fotografici in Tanzania ha stretto un forte legame di amicizia con Philipo Laitayock – un guerriero maasai della comunità di Mkuru. I racconti di Stefano sulle precarie condizioni di vita di queste comunità hanno influenzato positivamente me ed altri cinque membri fondatori.  Con la pandemia, e il conseguente lockdown in Italia, abbiamo avuto il tempo di iniziare a pensare a come poter aiutare Philipo e la sua comunità. Da qui l’idea: fondare un’associazione e creare dei progetti per migliorare le condizioni igienico-sanitarie delle comunità rurali, spesso le più esposte alla mancanza di servizi essenziali come l’acqua potabile.
Lo spirito che ci ha unito è stata la presa di consapevolezza della fortuna di essere nati in una società e in contesto geografico molto più semplice se paragonato alla vita quotidiana della maggior parte dei cittadini del mondo. Siamo giovani con una visione egalitaria del mondo e, nel nostro piccolo, vogliamo aiutare chi ha meno di noi, prevenendo lo spopolamento delle aree rurali, e preservandone la cultura, o meglio, le loro radici. Da qui il nostro nome.

Ora vorremmo parlare del vostro lavoro. Quali sono stati alcuni dei vostri risultati come associazione? Collaborate con altre realtà per raggiungere i vostri obiettivi?

Radici Globali è attiva nel volontariato internazionale già dal 2020. Fino ad oggi abbiamo partecipato alla realizzazione di vari progetti anche non relativi ai nostri obbiettivi di mission.

In Tanzania, ci siamo inizialmente occupati di supportare la realizzazione di tre progetti relativi all’istruzione e ai servizi. Nel 2020, abbiamo partecipato alla costruzione e avviamento della scuola di Mungere, un complesso dotato di due classi di 6,5 metri per 6 ciascuna. L’intervento ha consentito di donare un luogo sicuro dedicato all’istruzione di 50 bambini Maasai. Successivamente, abbiamo  finanziato e la costruzione di un centro polifunzionale denominato “Under the Tree – Women Empowerment center”, una struttura che permette alle donne maasai dei villaggi limitrofi di Nyazi, Baraka, Mto Wa Mbu e Kigongoni di ritrovarsi e di portare avanti le loro iniziative all’interno della comunità. Infine, la costruzione di un acquedotto nel villaggio di Ingatumani, che ad oggi permette a più di mille persone di avere libero accesso ad acqua potabile.

In Senegal, abbiamo portato avanti due progetti. Il primo ha permesso la realizzazione di un pozzo nella scuola materna di Tataguine Sérère, che fornisce acqua per la scuola, il villaggio, e per le future attività agricole nel terreno circostante la struttura. Nello stesso sito abbiamo inoltre avviato la messa a dimora di alberi da frutto per il fabbisogno della comunità.

In India, abbiamo piantato oltre 400 alberi da frutto a Sathankulam, nel Tamil Nadu,  nelle vicinanze della Ave Maria School and home for children, una scuola collegata anche alla casa famiglia dove circa 20 bambine orfane ricevono tutto il sostegno e il calore umano che fornirà a loro le basi per il loro futuro.

L’istituzione di partnership durature è uno dei nostri obiettivi principali perché ci permette di raggruppare più risorse e, conseguentemente, realizzare progetti migliori e in un tempo più breve. Non essendo ancora direttamente presenti sul territorio, questo aspetto è di fondamentale importanza per noi.  In più, grazie al forte legame che il nostro presidente ha con le comunità maasai, miriamo a realizzare un’associazione interamente gestita dai maasai – Africa Masterpiece Children Tanzania – affinché, nel prossimo futuro, possano essere loro stessi autonomi nella promozione dei loro interessi e diritti comunitari. Vorrei inoltre ringraziare le associazioni con la quali abbiamo collaborato finora e che hanno permesso la realizzazione di questi progetti: AID India, Energia per i diritti umani, Associazione Talea e SHOT Tanzania.  Ad oggi, il nostro partner di riferimento è Epsilon, una onlus con base a Milano. È proprio grazie alla sinergia tra Radici Globali ed Epsilon che, nel mese di marzo, siamo riusciti a raccogliere circa 20 mila euro, un capitale che ha coperto, quasi in toto, la realizzazione del nostro primo pozzo nell’ambito del progetto “Water Roots” in Tanzania.

Acqua, alberi, apicoltura. Sono tutti temi che, a causa della crisi climatica e dell’emergenza idrica, sono giunti all’attenzione dell’opinione pubblica italiana, forse colpevolmente tardi. Nonostante la situazione sia critica, quasi irreversibile, sembra che alla politica non interessi al momento fare cambi di rotta – ed è vero anche per gran parte della popolazione italiana, che infatti non sta cambiando le proprie abitudini in termini di sprechi ed inquinamento. Voi invece pensate sia urgente occuparsene. Perché?

Credo che questo sia, per lo più, un problema generazionale. I miei coetanei sono molto più sensibili a queste tematiche rispetto ai genitori e ai nonni e, tuttavia, stentano a trovare una rappresentanza politica seria e non “accattona”. Tra noi giovani c’è una maggiore “awareness” circa l’importanza di avere uno stile di vita sostenibile e alla necessità di porre in essere azioni che ci riavvicinino all’ambiente e alla sua preservazione. Attraverso i nostri progetti vogliamo anche noi contribuire alla promozione di una etica sociale che stimoli una riflessione circa i nostri privilegi e responsabilità nei confronti dell’ambiente, degli altri e delle future generazioni. Faccio un esempio. Nel villaggio di Mkuru in Tanzania, un giovane deve camminare per circa 10 km per trovare un pozzo con acqua potabile, mentre noi ci possiamo tranquillamente concedere delle docce di 20 o 30 minuti. Credo che sia alquanto grottesco pensare a questa diseguaglianza e soprattutto immaginare di fare a cambio anche per una settimana. Chi riuscirebbe ad adattarsi all’assenza di questi comfort?
In definitiva, la nostra azione di advocacy è importante perché può permettere alle persone di vedere la realtà con altri occhi, ragionare sui propri comportamenti e modificarli. Queste azioni saranno fondamentali per il nostro futuro.

I vostri progetti sono al momento situati in alcune località dell’Africa e dell’Asia. Avete qualcosa in mente per l’Italia? Pensate ci sia bisogno di interventi come i vostri sul territorio italiano?

I progetti di Radici Globali sono versatili ed adattabili a vari contesti e realtà. Come hai ben sottolineato, ad oggi, ci siamo prevalentemente focalizzati su paesi caratterizzati da alti tassi di diseguaglianze e con una diffusa mancanza di servizi essenziali – realtà molto diverse e più critiche rispetto all’Italia. I nostri progetti mirano a targetizzare delle realtà rurali e culturali che, a causa della mancanza di risorse, potrebbero scomparire. Tuttavia, vorremmo avviare dei progetti di riforestazione anche sul territorio italiano.

Io sono nato e cresciuto in Sardegna e ho ben presente, ad esempio, il problema degli incendi. Pertanto, non escludo che in un futuro prossimo, magari già il prossimo anno, potremmo aprire un progetto nell’area del Montiferru, gravemente colpita dagli incendi nell’estate del 2021. Allo stesso tempo, sotto il profilo dell’awareness, sarebbe interessante avviare dei progetti di scambio di buone pratiche tra agricoltori italiani e la comunità maasai di cui cerchiamo di prenderci cura. 

Una domanda più personale questa volta. Come ci si sente a fondare un’associazione, a prendervi parte nel ruolo di Activity Coordinator, ad occuparsi dei tanti aspetti della gestione di una realtà come la vostra mentre si è ancora studente? Dove trovate la motivazione per far convivere Radici Globali con le vostre vite personali? Non dev’essere facile per il vostro team, dato che è composto da giovani, alcuni recentemente usciti dagli studi, probabilmente in cerca del proprio posto nel mercato del lavoro.

Sono davvero felice di aver co-fondato Radici Globali. Il nostro progetto è ambizioso e speriamo di poter crescere molto nei prossimi anni per avere un impatto ancora più forte sul territorio oggetto di intervento attraverso i nostri progetti di approvvigionamento idrico, agricoltura rigenerativa e apicultura.  Essere il coordinatore delle attività all’interno dell’associazione è, credo, uno dei ruoli in assoluto più stimolanti e riguarda diverse attività di gestione delle risorse umane e finanziarie così come di programmazione per il futuro. Attraverso queste attività posso interfacciarmi con collaboratori interni ed esterni all’associazione, raccogliere idee e produrre una sintesi che, in quest’ultimo anno, ci ha permesso di dotarci di una struttura efficiente, non gerarchica e aperta al dialogo. In definitiva, ideale per chiunque voglia sperimentare un po’ del mondo del terzo settore. Non nascondo il fatto che, a volte, riuscire a far combaciare studio, lavoro, attività associativa e vita privata può essere complicato. Tuttavia, non vivo l’associazione come un “peso”. Al contrario, essere consapevoli di lavorare per aiutare una comunità in difficoltà è la benzina che alimenta il mio entusiasmo. Ho la fortuna di avere dei collaboratori che condividono la mia stessa voglia di fare, il che semplifica di molto il lavoro. Proveniamo da background diversi e questo è anche uno dei nostri punti di forza: avere molteplici prospettive su come realizzare i nostri progetti. Infine, vorrei sottolineare quanto l’associazione ha fatto per me come essere umano. Avere la possibilità di conoscere i problemi di realtà distanti dalla nostra mi ha permesso di adottare dei comportamenti più sostenibili in materia di spreco alimentare e idrico. Molto spesso noi bianchi europei diamo per scontate cose che in realtà sono di vitale importanza in altri continenti e contesti. Oggi più che mai, credo che questa presa di consapevolezza sia di fondamentale importanza.


Per conoscere meglio Radici Globali, visita il sito
https://radiciglobali.org/