di Lorenzo Di Lauro
In questo numero abbiamo incontrato lo scrittore Giuse Alemanno, autore di libri come Terra Nera, Io e l’Ilva e, soprattutto, la trilogia dedicata ai Sarmenta, Mattanza, Belve feroci e Nero finale. Oltre alla narrativa, si è cimentato per altre tipologie di testi, tra cui quelli teatrali, e ama tutto ciò che permette ad immaginazione e realtà di co-esistere, come il cinema.
Come è nata la passione per la scrittura e quale genere letterario ti ha conquistato?
La passione per la scrittura è stata una diretta conseguenza della mia passione per la lettura. La verità è che ho cominciato a scrivere cercando le storie che avrei voluto leggere. Non ho un ‘genere’ di riferimento. Amo le storie con trame strutturate e ben scritte. Un esempio: ‘Il conte di Montecristo’.
Qual è stato il tuo primo lavoro e quali erano i temi trattati?
Il mio primo libro è stato ‘Racconti lupi’, nel 1998. I racconti erano di varia natura; avevano, sì, un filo comune: mordevano!
La trilogia dei Sarmenta sta avendo un grande successo. A cosa è legata l’ispirazione di questi tre lavori? Erano pensati per essere una trilogia?
La ‘Trilogia dei Sarmenta sta incontrando il favore di tanti lettori e io sono contento. Perché negarlo? È una storia sanguinosa, efferata, crudele, di sconfitta. No, non era immaginata come una trilogia. Sono stati i lettori a spingermi a osare. La storia occupa quasi 900 pagine. Son state proprio tante! ‘Na faticata…!
La tua letteratura può essere considerata come uno specchio della realtà che viviamo?
No. Io scrivo solo storie, cerco di scriverle al massimo delle mie possibilità. La realtà è vera, angosciante. Riguarda esseri umani fatti di carne e sangue, con un nome e un cognome, con affetti famiglia, amicizie. Le mie storie, invece , nascono e finiscono tra le pagine. Sono solo un narratore, non ho la presunzione di insegnare nulla, né ritengo opportuno che ciò che scrivo debba essere interpretato oltre il piano della narrazione.
Qual è l’influenza del mondo del cinema nella tua letteratura (se c’è)?
Altissima. La mia è una scrittura ‘visiva’ proprio perché il cinema mi ha affascinato fin da quando ero bambino.
Quali sono gli autori italiani e stranieri che per te costituiscono un’inesauribile fonte di ispirazione?
Sono tanti. Sono un onnivoro della lettura. Anche se ho sempre amato i narratori dell’Italia del Sud. Però, per dire…, avrò letto Amleto una ventina di volte, così Giulio Cesare e Il mercante di Venezia. L’animale morente di Roth mi ha commosso e Le benevole di Littel mi ha fatto venire i brividi. Ma è meglio smetterla, se comincio a elencare libri che mi son piaciuti, non finisco più!
Ci sono nuovi progetti in cantiere? Su cosa vertono?
Progetti? Oh, sì! Fumetti, teatro di divulgazione, transumanza, tanti che mi spingono a creare un’altra avventura di Santo e Massimo Sarmenta…
C’è tanto da scrivere ancora!