Lo scenario

Iniziamo a riflettere sulla guerra in Ucraina

(Hannibal Hanschke/Getty Images)

di Nicolò Errico

La guerra in Ucraina segna una svolta nella storia contemporanea europea. E pone una serie di dilemmi morali e tecnici a cui la comunità internazionale sarà tenuta a rispondere. Le soluzioni saranno difficilmente permanenti e, salvo cambi di mentalità e cultura nei paesi coinvolti, molto probabilmente ripeteremo gli stessi errori. Tuttavia, la riflessione è necessaria, le società di quasi tutto il mondo devono iniziare ad avviare un serio dibattito a livello internazionale ed interno.

Non ci sono parole per descrivere la violenza con cui la Russia ha colpito l’Ucraina. E non si può discutere sulla validità del diritto internazionale. Uno Stato non deve aggredire un altro Stato, principio primo per evitare morte e distruzione su vasta scala. Sebbene si possa dubitare dell’utilità dell’organizzazione statale e teorizzare scenari utopici più ameni, in questo mondo bisogna fare i conti col fatto che esso è occupato da Stati. E finché sarà così, le guerre inter-statali saranno una delle peggiori piaghe che possono affliggere l’umanità.

La Federazione Russa ha commesso un crimine. E nessuno nega che al mondo ci siano altri Stati che fanno o hanno fatto recentemente lo stesso. La brutalità con cui il governo russo sta reprimendo ogni forma di dissenso non lascia spazio ad indugi: la Federazione Russa prosegue sulla strada dell’autoritarismo e, se continuerà così, sarà presto politicamente un totalitarismo. E la statistica bellica ci insegna che gli Stati autoritari sono i principali iniziatori di conflitti armati. E non è certamente l’unico paese che viola sistematicamente ogni diritto umano. Non si può mai difendere una dittatura, né si devono mai difendere le aggressioni armate. Farlo aprirebbe la porta alla giustificazione della violenza e del terrore politico.

Fatte queste premesse, si arriva al nodo cruciale. Dobbiamo sostenere, moralmente e materialmente, la guerra dell’Ucraina contro la Russia? È giusto inviare armamenti? Fino a scomodare l’antico quesito: esiste la guerra giusta?

Per molte persone, la questione non si pone: non bisogna armare l’Ucraina. C’è chi pensa che sia solo gettare benzina sul fuoco, chi teme l’utilizzo di queste armi avanzate da parte di frange di estrema destra – che innegabilmente sono presenti in Ucraina, così come in Russia –, chi crede che sia una guerra per procura della NATO (North Atlantic Treaty Organization, creata nel 1949).  Per molte altre, l’Ucraina ha tutto il diritto di difendersi (e legalmente è così), e quindi, perché non dovrebbe essere aiutata nel difendere un proprio diritto? Non è proprio quello che vorremmo per tutte le persone al mondo, la garanzia dei diritti e delle istituzioni che ci permettano di proteggerli? Parlando di istituzioni, ecco l’altro grande dubbio: la colpa è della NATO? È l’Occidente ad aver messo in un angolo la Russia di Putin, costringendola a tirare fuori i denti? È ancora utile la NATO? Non è stata forse più letale la NATO, con i suoi interventi?

Dovremmo poi metterci una mano sulla coscienza e riflettere sulle distinzioni in salsa apartheid tra profughi veri e profughi falsi, avanzate da quei politici che hanno vissuto come parassiti nell’orbita nel partito di Putin, Russia Unita. Come siamo potuti arrivare ad una simile crudeltà? Ma questa sembra addirittura la questione meno urgente agli occhi dell’opinione pubblica.

Tutte queste domande non considerano il problema centrale, e cioè il caso delle secessioni che hanno afflitto l’Ucraina orientale per mano russa. E dunque la giustificazione o la condanna della guerra condotta dall’Ucraina per riannettere il territorio perduto.

Qualsiasi aspetto della vicenda deve essere oggetto di un profondo dibattito. Ma sono certo che ognuno avrà già trovato le risposte nella propria bolla di informazione. Gli algoritmi dei social ci mostrano quello che vogliamo vedere e noi stessi selezioniamo i contenuti – e chi li produce – che più rappresentano la nostra idea. In molti sono intrappolati nel proprio bias di conferma. Ed è proprio per questo che le società devono affrontare una discussione aperta, trasparente e totale su queste ed altre questioni. Non è possibile urlare nelle piazze “No alla Russia! / No alla NATO!” e poi applaudire agli ucraini che sul palco gridano “Gloria all’esercito ucraino!”, come ho visto fare in una manifestazione a Venezia. Perché senza gli armamenti ricevuti dall’Occidente, l’esercito ucraino sarebbe già stato spazzato via. Bisogna posizionarsi chiaramente, in modo coerente, e parlare senza perdersi nel solito circo degli opinionismi per rivedere le nostre politiche energetiche, militari e non solo.

Ogni aspetto deve essere affrontato, ma ci sono dei fatti indiscutibili. La Russia sta intervenendo militarmente in tutto il continente asiatico ed in Africa, per non parlare del supporto al regime di Maduro in Venezuela. È guidata da un capo di Stato dittatoriale, crudele e sempre più in preda alle paranoie persecutorie che affliggono normalmente i tiranni. Anziché assicurare lo sviluppo del proprio paese, ha mandato migliaia di giovani a morire contro un popolo furibondo. Ha consapevolmente minato l’economia nazionale e ha preferito investire i contributi nell’esercito piuttosto che nella società russa, sempre più imbavagliata dal regime. La NATO non è uno Stato e, come hanno dimostrato le frizioni tra Francia e USA sotto la presidenza Trump, essa è ben lontana da avere una volontà unica ed un’agenda politica chiara. Simili alleanze militari sembrano figlie di altri tempi, e gli Stati di cui fanno parte si macchiano spesso di sangue. Parliamone, ma senza esagerare il ruolo di questa organizzazione, la quale più spesso agisce come portavoce, a causa della timidezza di alcune presidenze occidentali, piuttosto che da macchina militare indipendente. Parliamo piuttosto dei suoi membri, delle politiche estere di ciascuno di loro, che solo ora causalmente coincidono nella volontà di frenare Putin.

L’Ucraina è un paese che soffre di una elevata corruzione, di un’economia debole, e di una società politicamente e linguisticamente frammentata in preda ad una spirale di violenza dal 2014. Ha bisogno di strutture inclusive e di assistenza politica per avviarsi verso una sana democrazia. La presenza dell’estrema destra a livello militare non è da sottovalutare, così come non possiamo ignorare la presenza di neofascisti, anche italiani, in Ucraina, dove stanno ottenendo addestramento militare. Tuttavia, la malattia del neo-nazi-fascismo e la militarizzazione della destra sono fenomeni sfortunatamente diffusi in tutta Europa. Questi criminali non dispongono però di un banco di prova come quello offerto dalla guerra in Ucraina. Tenerli sotto controllo e fermarli deve essere una priorità, ma non può essere la giustificazione di un’invasione che non ha alcuno scopo anti-fascista, come scriverò poco più avanti, e che ha portato alla morte di civili innocenti. Il presidente populista Zelensky non aveva dimostrato grandi abilità prima della guerra. Ora guida con carisma una nazione compatta contro il nemico russo. E bisogna stare attenti che l’eventuale vittoria non porti ai vaneggiamenti autoritari da “uomo della provvidenza” che conosciamo fin troppo bene.

Putin ha sbagliato molti calcoli. Ha ottenuto il ravvivamento della NATO e dell’Unione Europea, si è autoinflitto un devastante colpo all’economia, ha permesso la scoperta di nuovi strumenti bellici di natura finanziaria, prima sperimentati con timidezza, e ora affronta una pericolosa contestazione interna. Inoltre, ha avviato in Occidente la più grande riflessione mai avvenuta in tema di politica energetica. Putin ha anche dimostrato che la pace in Europa è ancora un miraggio lontano e che le alleanze militari non sono un argomento del passato – purtroppo.

La guerra non è una lotta tra nazisti e comunisti. Mettendo da parte il fatto che Putin non ha nessun interesse politico che non sia puro imperialismo, non possiamo dimenticare che è stato proprio lui a foraggiare le destre più xenofobe e filofasciste dell’Occidente per minarne la stabilità.
Chi parla di un intervento NATO – mai comprovato –  nel ribaltare il governo ucraino con gli eventi dell’Euromaidan nel 2014, torni a guardare le immagini di cecchini russi che sparano sulla folla e la brutale repressione di uno stato di polizia. Le stesse immagini viste più recentemente in Kazakhstan e in Bielorussia. Esattamente come chi sostiene la NATO non deve fare orecchie da mercante al fallimento totale e sanguinoso delle guerre in Medioriente.

La guerra è guerra: atti orrendi sono stati e saranno commessi da entrambe le parti. La disgustosa violenza dei russi come quella del tristemente noto battaglione ucraino Azov non è in discussione e sarebbe auspicabile che nel mondo contemporaneo simili crimini non avessero luogo. Nonostante ciò, ferma restando la condanna per ogni tipo di violenza, non ci sono dubbi: l’Ucraina è stata aggredita in modo ingiustificato da una superpotenza che ha pensato di poter abusare della forza per imporre la propria volontà su un altro Stato sovrano. Perciò Putin deve essere fermato, e non solo per il bene degli ucraini ma anche per quello dei russi stessi. I mezzi con cui farlo – effettivamente – devono essere oggetto di discussione. Sanzioni, armi, altro.

Putin non è in Ucraina per denazificare o arrestare criminali. Non ne ha né il diritto né l’intenzione. L’Ucraina, d’altro canto, ha il diritto di richiedere l’adesione ad ogni organizzazione internazionale di suo gradimento. E deve considerare da sola gli eventuali impatti, senza minacce esterne. Se vorrà garantire la propria neutralità, come la Finlandia ad esempio, dovrà essere una scelta fatta senza avere carri armati stranieri puntati contro i palazzi di governo.

Se vogliamo armare l’Ucraina, dobbiamo farlo presto e massicciamente. Ed è questa la via intrapresa da gran parte della comunità internazionale. In questo caso, dovremo o accettare le conseguenze di questo armamento incondizionato o legare la consegna delle armi ad una serie di clausole – come la riconsegna a fine conflitto, o l’utilizzo di esse solo dentro un’area specifica.  Ma in questa situazione di urgenza, si tratta di fantapolitica. Se non vogliamo armare l’Ucraina, dovremo armarci noi come europei. Perché l’ulteriore stretta delle sanzioni porterà Putin ad agire ancora più irrazionalmente e lui ha dimostrato di non aver paura degli azzardi sulla pelle delle persone. Perché l’eventuale vittoria in Ucraina e l’inazione dell’Occidente potrebbe portare Putin a prendere di mira altri paesi, come la Moldovia e la Georgia.

Se non vogliamo armare né noi stessi né l’Ucraina, allora dovremo accettare le immagini di migliaia di morti ogni giorno finché la sete di un tiranno non si sarà placata, accettando l’espansione di una dittatura nell’est Europa. E dovremmo riflettere, quando scendiamo in piazza urlando “Slava Ukraini!”, su che tipo di aiuto vogliamo concretamente dare ad un popolo che è sotto assedio da giorni nelle proprie città e che disperatamente chiede una pace che non sia alla mercé del vincitore.

Sempre su Clinamen, ho pubblicato altri articoli sull’interventismo militare russo nel mondo:

https://www.periodicoclinamen.it/russia-e-bielorussia-destabilizzano-leuropa-orientale/

https://www.periodicoclinamen.it/il-kazakistan-preoccupa-la-russia-di-putin/
https://www.periodicoclinamen.it/esplorazione/la-nuova-guerra-civile-nella-repubblica-centraficana-perche-e-piu-di-quanto-sembra/