Christmas coiffure © Olaf Hajek
di Lucia Vitale
ENGLISH VERSION BELOW
Chi è l’autore della copertina di quest’ultimo numero? Se vi ricordate, la precedente è stata un’icona dell’arte realizzata da Hokusai Katsushika, con il quale non abbiamo potuto interloquire poiché avremmo avuto bisogno di una macchina del tempo che ci riconducesse nel XIX secolo.
In questo nuovo numero la copertina è a cura di un grande artista contemporaneo, che ho avuto il piacere di intervistare.
Si tratta di Olaf Hajek, pittore, illustratore e grafico tedesco, il quale è impegnato sia nella realizzazione di progetti personali che in pezzi commissionati da clienti tedeschi e internazionali come, ad esempio, il New York Times, il New Yorker e il Washington Post.
“Temo di non rispecchiare tanto lo stereotipo dell’artista che trascorre le sue notti tra eccessi pittorici, selvaggi e folli.”
Olaf Hajek
Quando gli chiedo di parlarci di una delle sue giornate tipo, lui si descrive come un uomo normale, una persona mattiniera che si reca al suo studio alle 9 del mattino e lavora fino alle 7 circa di sera; una routine quotidiana che lo aiuta ad avere costantemente un ritmo produttivo e creativo.
Gli artisti, infatti, sono persone che studiano e lavorano tanto quanto altre figure professionali, per guadagnarsi un posto nel mondo. Pertanto, dovremmo sfatare il mito che ritrae lo stile di vita degli artisti come bohemien, quasi estranei alle preoccupazioni e agli obiettivi di ognuno di noi.
Sono molto felice di poter assistere al risultato del duro lavoro di Olaf Hajek e di poterlo intervistare per questo ultimo numero di Clinamen – un passo oltre il confine.
C’è un aneddoto particolare che ha risvegliato il tuo interesse per l’arte?
Ai miei genitori l’arte non interessava, quindi, mi sono sempre chiesto da dove provenisse questa mia passione per l’arte. Quando ero un bambino disegnavo costantemente, ma ricordo un aneddoto in particolare: un giorno trovai un vecchio libro sull’impressionismo francese tra i rifiuti per strada. Avevo circa dieci anni e da quel momento in poi spesi ogni singola paghetta in libri d’arte.
Quali sono i tuoi artisti e movimenti artistici preferiti e da quali ti senti maggiormente ispirato?
Da bambino amavo i pittori impressionisti e il loro concetto di luce. Più tardi sviluppai un’ossessione per il lavoro di Gustav Klimt ed Egon Schiele, caratterizzati da un nuovo modo di concepire la bellezza. Quando ero uno studente, le illustrazioni americane divennero la mia Bibbia poiché, a quel tempo, l’approccio americano all’illustrazione era molto più artistico di quello tedesco. Oggi, invece, sono influenzato dall’arte popolare che esalta il potere della semplicità, l’artigianato e la materialità delle opere. Ecco perché amo molto l’arte popolare africana e sudamericana così come le miniature indiane.
C’è una tendenza comune nel credere che sia difficile guadagnarsi da vivere lavorando come artista. Sei d’accordo? Come sei entrato nell’industria dell’arte? Quali sono state le tappe più importanti della tua carriera?
Non esistono delle ricette per il successo, ma ho iniziato a lavorare come illustratore in un periodo in cui i direttori artistici avevano ancora del tempo libero da dedicare al tuo portfolio e riuscivano a darti degli ottimi consigli. Quando ero ancora uno studente, sognavo di avere dei clienti internazionali perché volevo sfuggire alle limitazioni del mercato tedesco: i social media non esistevano, di conseguenza, dovevo spostarmi ed essere molto attivo. Penso che mi abbia aiutato molto l’aver viaggiato e l’aver incontrato gente di ogni tipo, d’affari o proveniente dall’industria dell’arte. Così ho iniziato a lavorare per il New Yorker e il New York Times e poi, grazie a diversi rappresentanti internazionali, ho lavorato in giro per il mondo. Oggi ho la fortuna di poter dire che la mia carriera è stata sempre in ascesa. Una delle più grandi sfide è stata passare dall’illustrazione alla pittura, la passione più importante per me, nonostante penso ancora che l’illustrazione sia un campo davvero interessante. Ecco perché mi accingo sempre a combinare la pittura e l’illustrazione, come si può evincere dalla mia collaborazione artistica con la fabbrica di porcellane Meissen Porcelain.
Nell’articolo pubblicato dalla direttrice editoriale Lisa Zeitz sul periodico d’arte tedesco Weltkunst, vieni definito come un Paradiesvogel der Malerei (letteralmente “un uccello del paradiso nella pittura”). Gli uccelli del paradiso sono noti per il loro splendido piumaggio colorato dalle tonalità accese di giallo, blu, rosso e verde. Questa caratteristica li rende alcuni degli uccelli più belli e affascinanti del mondo. Come descriveresti te stesso e la tua arte?
Come artista, ho sempre seguito le mie regole e il mio gusto personale senza mai dipendere dalla moda del momento. Ho bisogno di sentire le mie opere al tatto perciò, prima di iniziare a dipingere, realizzo una patina di colore che funge da base per tutte le mie opere d’arte. Descriverei il mio stile come una sofisticata arte popolare contemporanea.
Lavoro sempre con elementi di flora e fauna e i fiori, in particolare, sono dei simboli importanti per me. A volte cerco di dipingere fiori reali, ma nella maggior parte dei casi provengono dalla mia fantasia. Il fiore è l’emblema perfetto della nascita e della morte, della bellezza e del veleno così come della biodiversità. Di solito, cerco di combinarli con animali, insetti, spine e acqua: il cerchio della vita, “un uccello del paradiso!”
Cosa vuoi comunicare attraverso le tue opere?
Non ho un messaggio specifico, ma penso di essere molto influenzato dalle diverse culture e dalla loro estetica. Il mio obiettivo è quello di creare un linguaggio universale.
Con quale opera o opere senti il legame più forte e perché?
Come artista, cerco di sviluppare il mio stile e me stesso. È strano, ma in realtà vivo nel presente, quindi, il lavoro a cui sono più affezionato è sempre la mia ultima creazione.
Tra le tue ultime mostre ci sono El Jardín del Explorador esposta alla Galleria Kaplan Projects di Palma di Maiorca, Natura Morta alla Galleria Anna Lüpertz di Berlino, Voyageurs alla Galleria D-Eins di Amburgo e una mostra collettiva alla Galerie am Dom vicino Francoforte. Al momento stai lavorando a progetti futuri?
A maggio 2022 avrà luogo una grande mostra personale. Pertanto, nei prossimi mesi sarò impegnato nella realizzazione di una nuova serie di opere, idea per cui non ci sto più nella pelle.
Il tuo libro illustrato Veggie Power, pubblicato da Prestel Publishing, offre una meravigliosa visione del mondo delle verdure combinando le tue illustrazioni dalle tonalità cromatiche vivaci e i testi della scrittrice tedesca Annette Roeder. E’ vero che al giorno d’oggi sempre più persone sono consapevoli dell’importanza di mangiare locale e biologico. Quanto credi che sia importante oggi diffondere messaggi positivi attraverso il sussidio dell’arte?
Vivo a Berlino e a Palma di Maiorca e, in entrambi i posti, noto l’importanza data al cibo e ai produttori locali. Specialmente a Maiorca, ci sono ancora i mercati locali dove si possono comprare prodotti stagionali coltivati in zona. Penso che dovremmo imparare a vivere secondo le stagioni accettandone i limiti. Perché dovrei mangiare delle mele del Sud America in Germania o in Spagna? Esserne consapevoli è fondamentale. Spero che il mio libro sia d’ispirazione per i giovani lettori e non. Il mio prossimo libro con Prestel sarà sulla frutta.
L’illustrazione The Ecology of Disease pubblicata come immagine di copertina per un articolo del NY Times (The Ecology of Disease di Jim Robbins, 14 luglio 2012) è una rappresentazione originale del modo in cui molti virus possono diffondersi in natura “se non riusciremo a renderci conto della sua importanza e a prendercene cura”. È un argomento così attuale durante questa pandemia che ha cambiato radicalmente le nostre vite. Come hai vissuto questi ultimi due anni? In particolare, durante i vari lockdown del 2020, hai avuto nuove idee influenzate dalla pandemia?
La pandemia ha avuto e ha ancora un grande impatto non solo nella mia arte, ma anche nella mia vita privata. Come artista, devi pianificare tutto in anticipo. I progetti e le commissioni sono diventati molto più instabili.
Sono felice di aver acquistato un appartamento a Palma di Maiorca poco prima che iniziasse la pandemia perché è diventato il mio luogo di fuga ed è lì che, durante il primo periodo della pandemia, ho creato le opere per la mostra a Palma, dove mi sono goduto anche il mare e il bellissimo paesaggio sull’isola. E’ stata una vera e propria cura per la mia anima.
Se dovessi scegliere di incontrare e avere una conversazione con un artista defunto del passato, chi sceglieresti e perché?
Ho appena finito di leggere l’interessante libro di Françoise Gilot intitolato Life with Picasso. Sarebbe fantastico poter rivivere questa bellissima epoca di grande espressione artistica, quando tutto era ancora una novità e l’artista creava senza alcuna garanzia. Direi che bere del tè in un salone letterario con Picasso, Rousseau e Matisse sarebbe il top.
L’illustrazione Christmas coiffure (lett. “pettinatura natalizia”) che abbiamo scelto per la copertina di quest’ultimo numero sembra essere la seconda versione di un’altra illustrazione pubblicitaria creata nel 2016 per il centro commerciale tedesco Breuninger. Come ti è venuta in mente questa soluzione grafica?
Uno dei miei lavori personali è la serie di Black Antoinettes. La mia idea era quella di creare un’immagine di lusso, opulenza e bellezza, che non abbia niente a che vedere con la ricchezza e il benessere. Ho adattato l’idea di Marie Antoniette e ho creato una “Black Antoinette” che porta in testa la natura intera: la bellezza, la nascita, la morte e l’evanescenza. Così dalla prima immagine che ho dipinto ne è nata un’intera serie. Questo concetto è stato ripreso e adattato in Christmas coiffure, ma in una variante più leggera e festosa.
Scopri tutte le opere dell’autore al sito olafhajek.com oppure sulla pagina Instagram olafhajek!
ENGLISH VERSION
Interview with Olaf Hajek
translation from English to Italian by Lucia Vitale
Who is the author of the cover of this latest issue? If you can remember, the previous one was an iconic artwork by the artist Hokusai Katsushika, with whom we could not communicate, as we would need a time machine to travel back to the 19th century.
In this new issue, the cover is by a great contemporary artist, whom I had the pleasure of interviewing. He is Olaf Hajek, a German painter, illustrator and graphic designer who works on both personal projects and commissioned pieces by German and international clients as, for example, the New York Times, the New Yorker and the Washington Post.
“I’m afraid that I am not so much the cliché of an artist who spends his nights with wild and crazy painting excesses.”
Olaf Hajek
When I ask him to tell us about one of his typical days, he describes himself as a normal man, a morning person who goes to his studio at 9 am and works until around 7 pm. He just needs this daily routine to stay constantly busy and creative.
Artists are people who study and work just as hard as others do for another job position, to place themselves into the world. Therefore, we should debunk the myth that portrays the lifestyle of artists as bohemian, almost strangers to everyone’s life concerns and goals.
I am very happy to see the result of Olaf Hajek’s hard work and to interview him for this latest issue by Clinamen – un passo oltre il confine.
Is there a specific anecdote that awaked your interest in art?
My parents were not interested in art, so I always wondered where my passion for art came from. As a child, I was always drawing, but I remember that I found an old book about French Impressionism in the bulky waste on the street. I was around 10 years old and from this moment on, I spent all my pocket money on art books.
Which artists and artistic movements are you keen on and influenced by the most?
As a kid, I was very much interested in the Impressionist painters and their idea about light. Later I was obsessed with the work of Gustav Klimt and Egon Schiele and their combination of beauty with a twist. As a student, the American Illustration became my Bible. The approach in illustration at that time was so much more artistic as what I was used to see in Germany. Today I am more influenced by folk art. The power of simplicity, the craftsmanship and the texture of works. That is why I love so much African and South American folk art and Indian miniatures.
There is this common belief that it is difficult to make a living as an artist. Do you agree with it? How did you make it into the art industry? Which are the most important stages of your career?
There are no recipes on how to make it but I started as an illustrator and I was lucky to kick off my career, when art directors still had time to look at your portfolio and were able to give good advices. As a student, I was dreaming of working for international clients. I wanted to escape the limitations of the German market. It was the time before social media, so I had to travel and be very active. I think that seeing the world and meeting people from the business and the art scene helped me a lot. I started to work for the New Yorker and New York Times and got different international representatives, which helped me to work worldwide. I am lucky to say that my career was always going up. One of the biggest challenges was to switch from illustration to fine art. Painting is the most important passion for me, but I still think that illustration is such an interesting field. That is why I am always keen to combine fine art and illustration, like in my art collaboration with Meissen Porcelain (see picture above).
Within the article published by the editorial director Lisa Zeitz on the German art magazine Weltkunst, she describes you as a Paradiesvogel der Malerei (literally “a bird of paradise of painting”). Birds of paradise are well-known for their striking colours and bright plumage of yellow, blue, scarlet, and green. This characteristic makes them some of the world’s most impressive and charming birds. How would you describe yourself and your art?
As an artist, I am always following my own rules and taste and I am not depending from any fashionable directions. I need to feel the texture and I create a special patina, which is the starting point for all of my paintings and illustrations. I would describe my work as a sophisticated modern folk art.
I always work with elements of flora and fauna. Flowers are such symbolic elements for me. I sometimes try to paint a real flower, but most of them are just self-created. The flower can be such a strong symbol for birth and death, for beauty and poison and for the diversity of the nature. I try to combine them with animals, insects, thorns, and water: a whole circle of life, “a bird of paradise!”
What do you want to communicate through your works?
I do not have a special message, but I think I am very influenced by different cultures and their aesthetics. My goal is to create a universal language.
Which work(s) do you feel the strongest connection with and why?
As an artist, I want to develop my own style and myself. It is funny, but I actually live in the moment, so my newest work is always the one I am connected with the most.
Your last exhibitions are El Jardín del Explorador displayed at the Gallery Kaplan Projects in Palma de Mallorca, Natura Morta at the Anna Lüpertz Gallery in Berlin, Voyageurs at the D-Eins Gallery in Hamburg and a group show at the Galerie am Dom near Frankfurt. Are you currently working on a next exhibition?
I will have a bigger solo show in May next year. Therefore, in the next months I will be busy with this upcoming project. I am very excited to start working on this new series.
Your illustrated book Veggie Power published by Prestel Publishing (see picture above) offers a wonderful insight into the world of vegetables combining your vibrant colour illustrations and the texts of the German writer Annette Roeder. It is true that nowadays more and more people are becoming aware of the importance of eating local and organic. How important is art today in spreading positive messages?
I live in Berlin and Palma de Mallorca. In both areas, I can see the importance of local ingredients and local manufacturers. Especially in Mallorca, you still have many local markets where you mostly can buy seasonal and local products. I think we have to learn to live again with the seasons and learn to accept their limitations. Why should I eat apples from South America in Germany or Spain? Awareness is very important. I hope my book is an inspiration for young and older readers. My next book with Prestel will be about fruits.
Your illustration The Ecology of Disease (see picture above) published as Cover image for an article of the NY Times (The Ecology of Disease by Jim Robbins, July 14, 2012) is an original depiction of the way many viruses can spread “if we fail to understand and take care of the natural world”. It is such a current topic during this pandemic that changed our lives radically. How have you lived these past 2 years? Particularly in 2020 during the various lockdowns, did you get new ideas for your work influenced by the pandemic?
The pandemic was and still is a very big influence. Not only in my art, but of course in my everyday life as well. As an artist, you have to plan everything in advance. Projects and assignments has become much more insecure.
I am happy that I have bought an apartment in Palma de Mallorca shortly before the pandemic started because it became my escape place. During the first period of the pandemic, I created the work for my exhibition in Palma and enjoyed the seaside and the amazing landscape of the island. It was a real healing experience.
If you had to choose to meet and have a conversation with a deceased artist from the past who would it be and why?
I have just read the fantastic book Life with Picasso by Françoise Gilot. It would be amazing to be able to experience this special period of time and artistic expression. The moment where everything was new and artist created without any commercial guarantee. Having tea at the salon with Picasso, Rousseau and Matisse would be a blast.
The Christmas coiffure (see picture above) that we chose for the cover of this latest issue seems to be the second version of another illustration created in 2016 for the German department store retailer Breuninger. How did you come up with this graphic concept?
One of my signature works is my series of Black Antoinettes. My idea was to create an image of luxury, opulence, and beauty, which has nothing to do with wealth and prosperity. I have adapted the idea of Marie Antoinette and created a “Black Antoinette” who is wearing the idea of the whole nature on her head – the beauty as well as the birth and death and the evanescence. Out of the first image I painted a whole series was born. This concept was adapted for the Christmas coiffure, but in a lighter and festive direction.
See more of Olaf’s work on olafhajek.com or on Olaf’s Instagram page olafhajek!