di Roberto Molle
Ci sono storie così belle, affascinanti e dolorose capaci di trascinare dentro empatie senza ritorno. A volte tutto parte da reminiscenze cristallizzate da tanto, troppo tempo. E non importa quali siano gli scenari su cui esse scorrono, le dinamiche che si mettono in moto si perdono nel profondo del conscio (o forse sarebbe meglio dire dell’inconscio) senza soluzione di continuità.
Una di quelle storie inizia con l’idea di mettere ordine dentro un archivio musicale fatto di un migliaio di titoli tra vinili e cd; non tantissimi, certo, ma ogni volta è un caos andare a cercare il primo seminale album omonimo degli Ultravox! piuttosto che il Dummy onirico dei Portishead.
Mentre sto sistemando il settore cd dedicato all’indie italiano, mi capita tra le mani un disco che ho amato molto in passato; pubblicato nel 1993, Revisioni è il secondo album di un gruppo che si chiamava Flor de mal(poi Flor). Come dentro una reazione a catena, la parola Flor ha evocato una serie di flash che si sono succeduti nell’ordine: Marcello Cunsolo, Catania, Cyclope Records, Francesco Virlinzi.
Marcello Cunsolo era il cantante “stralunato” dei Flor, ottimo chitarrista con una voce moderatamente rauca, capace di creare particolari intrecci vocali. Catania, negli anni novanta venne definita la “Seattle d’Italia” (il riferimento alla scena musicale della città americana non era causale), ai piedi dell’Etna si era attivato un fermento che vedeva i giovani protagonisti. Talento e creatività esplosero di concerto dando vita a interessanti realtà musicali, attirando sulla città l’attenzione di tutto il mondo. La Cyclope Records era l’etichetta discografica catanese che aveva lanciato tanti musicisti (siciliani e non solo), a iniziare dai Flor de mal arrivando fino a Carmen Consoli. Francesco Virlinzi è stato il tratto di unione tra tutto questo e molto altro.
È di Francesco Virlinzi che vorrei raccontare, riprendendo il suo ricordo dal punto in cui (per me) si era interrotto. Francesco nato a Catania nel 1959 vivendo solo 41 anni ha lasciato un segno indelebile nel mondo della musica.
Sapevo di lui in quel primo scorcio dei ‘90 indirettamente, dalla lettura di recensioni di dischi pubblicati dalla sua Cyclope Records e di articoli su alcune rockstar che mi stavano molto a cuore. Per dire: leggevo che tal Francesco Virlinzi era un ragazzo italiano molto amico di Bruce Springsteen e dei R.E.M. (che avevo scoperto nel 1983, periodo in cui erano poco conosciuti in Italia), da qualche parte avevo visto una foto di lui e Michael Stipe in bici che se ne andavano in giro per Athens (Georgia, Stati Uniti); insomma, guardavo e non capivo, ma chi era questo ragazzo (un paio di anni più grande di me) così figo? Ricordo di aver provato un po’ di invidia e una grande ammirazione, e mi riproponevo di saperne di più su di lui, ma il web era ancora lontano e le informazioni viaggiavano frammentate, così, quando un triste giorno di novembre del 2000 Francesco si spense al Memorial Sloan-Kettering Center di New York, non lo appresi subito ma circa un mese più tardi, dalle pagine di una rivista musicale che scoprirò apprezzavamo entrambi: Il Mucchio Selvaggio. Fu lì che mi resi conto di provare un gran dispiacere per la scomparsa di una persona della quale non avevo mai conosciuto il volto.
Da quel tragico evento sono passati vent’anni, ma per me, nel tempo intercorso, il ricordo di Francesco Virlinzi è rimasto intatto, cristallizzato in quelle pochissime informazioni che avevo su di lui, e ora, grazie alla tecnologia potevo saperne di più. Ho saccheggiato il web e recuperato mille tasselli che riportano a quel ragazzo, ma soprattutto, finalmente ho potuto vederlo in volto. Le foto di Francesco rimandate dallo schermo del computer mi hanno un po’ spiazzato; lo immaginavo smilzo, coi capelli lunghi e chiari, l’aria tra lo snob e l’eccentrico… e scopro invece un ragazzo delicato, con gli occhi e i capelli scuri, un sorriso dolce, lo sguardo sincero e tutta la mediterraneità che la sua terra gli aveva regalato. Infine, un lungo e intenso confronto con Nica Midulla (madre di Francesco) mi ha permesso di aggiungere molte tessere a un mosaico che si è delineato in tutte le sue policromie.
Francesco cresce in una famiglia dove la musica gira nell’aria; la madre, sin da giovanissima, ascolta i dischi che il nonno di Francesco gli fa arrivare dall’America. Per lei, nomi di cantanti come Frankye Laine e Johnnie Ray sono familiari come quelli di tanti cantanti italiani del dopoguerra. Quando il primo album dei Beatles arriva in casa, Francesco ha tre anni e quelle canzoni, sono spesso in sottofondo quando la madre cerca di farlo addormentare.
La passione per la musica nasce in quei frangenti e non lo abbandonerà mai, parallelamente cresce l’interesse nei confronti della fotografia. Spesso si alza all’alba per uscire a passeggiare e fotografare, approfittando della particolare luce di quella parte del giorno. Dopo la maturità scientifica sceglie di non fare l’università e di andare a lavorare in una delle aziende di famiglia, ma tutto il tempo libero lo impegna con la musica. Fonda una sua band (Sansone e i Filistei), ascolta moltissimi dischi, assiste a tanti concerti e fa il dj in alcune discoteche di Catania. Così lo ricorda Nico Libra proprietario dello storico negozio di dischi Musicland e suo grande amico: «Francesco faceva il disc jockey, metteva musica al Mc Intosh, una delle discoteche allora più famose di Catania e lo faceva proponendo musica molto particolare uscendo da tutti i parametri che caratterizzavano i suoi colleghi in quel preciso momento storico. Si trattava di musica più orientata al rock che non al funky o al soul. Con lui la discoteca diventava anche un luogo di aggregazione per tutti quelli che, a Catania, amavano e suonavano il rock».
Intanto, la passione per la musica e la fotografia si compendiano durante tanti concerti andati a vedere in Italia e anche all’estero (spesso accompagnato dalla madre e dalla sorella Simona), le foto scattate in quelle occasioni vanno a finire in un archivio che comincia a farsi immenso.
L’interesse per la musica e i concerti gli permette di conoscere personalmente tanti musicisti; il carisma e la simpatia che lo caratterizzano lo portano a farsi voler bene da tanti di loro.
Spesso, tappa di alcuni concerti importanti durante i primi ‘80 era Zurigo e il suo Hallenstadium, lì, insieme ad alcuni amici andò a sentire gli U2. Si presentarono all’albergo di Bono Vox sotto la pioggia con una torta portata dall’Italia su cui era scritto “Welcome U2”. Bono chiese loro da dove venivano e Francesco, che parlava un ottimo inglese, rispose: «dalla Sicilia!». Bono sorrise, li guardò e disse: «Un’isola proprio come l’Irlanda!».
Nel marzo del 1981, dopo aver percorso 1600 chilometri insieme a due amici e alla sorella Simona, è ancora a Zurigo per assistere a un concerto di Bruce Springsteen. Hanno fatto tanta strada ma senza riuscire a trovare i biglietti per il concerto, ed è lì che succede qualcosa: casualmente si imbattono in Clarence Clemonse di lì a poco in Roy Bitten, Steve Van Zandt (i musicisti della E-Street Band) e Springsteen in persona. Il cuore è a mille e Bruce è gentile. Cominciano a parlare, Springsteen è stupito di come quei ragazzi abbiano fatto tanta strada per sentirlo suonare e li invita a presentarsi il giorno dopo, impegnandosi a far avere loro i biglietti per il concerto. Il giorno dopo Francesco si intrattiene un bel po’ a parlare di musica e di tanto altro con Springsteen, e quando sono sul punto di salutarsi, Bruce gli dà un numero di telefono e gli dice: «Per qualsiasi cosa chiama». Nasce lì un’amicizia che durerà negli anni e porterà Francesco a seguire Bruce Springsteen nel tour mondiale del 1985 e in tante altre occasioni.
Proprio di quell’anno è l’incontro con il gruppo dei R.E.M., Francesco è a New York al seguito di Springsteen che deve suonare al Giant Stadium, ma il concerto viene annullato a causa di una pioggia torrenziale e si concretizza, in alternativa, la possibilità di assistere a un concerto dei R.E.M. al chiuso, all’interno del Capitol Theatre.
Quella sera si realizzerà un’altra magia, la musica dei R.E.M. appare a Francesco unica e particolare, capace di filtrare il sound di quel periodo a quello di miti come Beatles, Byrds e Crosby Stills Nash & Young. Ne resta estasiato. Ascoltati e fotografati anche in altre occasioni, Michael Stipe & soci a un certo punto si ritrovano tra le mani alcune foto scattate da Francesco che rivela di voler realizzare un libro fotografico su di loro. Da quell’idea nasce un’altra bella esperienza: i musicisti lo invitano a seguirli e fotografarli in tour (le foto andranno a finire nel libro fotografico R.E.M. Book uscito postumo nel 2003). Quella con i R.E.M. diventa un’amicizia importante, in particolare con Peter Buck e Michael Stipe che più d’una volta sono volati a Catania per trovare quello che era diventato oramai un amico fraterno. La casa di Francesco diventa per l’occasione luogo di riposo e vacanza per delle rockstar planetarie irraggiungibili per milioni di fan, ma non per quel fan speciale che li aveva conquistati con una sensibilità e con dei modi che facevano di lui una bella persona. Negli anni, tanti sono stati i musicisti internazionali immortalati da Francesco (scatti che confluiranno nella mostra fotografica postuma Live 80), molti di loro sono diventati suoi amici, da Natalie Merchant (10,00 Maniacs) a Steve Winn (Dream Sindycate, Gutterbal, Danny & Dusty, Baseball Project) ed Elliot Murphy a tanti altri.
Il 1990 è l’anno in cui Francesco Virlinzi realizza quello che era diventato il suo grande sogno: fondare un’etichetta discografica e produrre la musica di giovani musicisti, dando la stura a quel fermento musicale che a Catania si respirava nell’aria ma che aveva bisogno di qualcuno che aprisse un varco. La Cyclope Records nasce grazie anche al supporto della madre Nica, da sempre vicina a ogni scelta artistica del figlio.
Il primo gruppo a registrare per l’etichetta è quello dei Flor De Mal di Marcello Cunsolo, l’amicizia con i R.E.M. facilita la possibilità di spedire i Flor a registrare ad Athens il loro primo omonimo disco, cantato completamente in inglese. Esce anche un secondo album (Revisioni) con brani in italiano, inglese e dialetto siciliano, col supporto di due ospiti speciali: Peter Buck e Natalie Merchant. La critica accoglie positivamente la musica dei Flor che intanto tengono un sacco di concerti tra l’Europa e gli Stati Uniti. Intanto, altri musicisti si affacciano alla Cyclope (che si conferma etichetta indipendente tra le più eclettiche): Mario Venuti (ex Denovo), Kaballà, Amerigo Verardi (brindisino, ex Allison Run, con la Cyclope inciderà un album da solista e uno con i Lula); poi Brando, Nuovi Briganti, Moltheni e tanti altri. La Cyclope Records produrrà anche due splendidi album tributo, uno dedicato al musicista americano Gram Parsons, l’altro a Franco Battiato (dal titolo Battiato non Battiato), sedici cover del maestro riprese da alcuni musicisti della Cyclope, più altri (Üstmamò, C.S.I., La Crus, Yo Yo Mundi, Disciplinatha, Bluvertigo, Nada) che rappresentavano il meglio dell’alt-rock italico in quel momento storico.
Ma la musicista che ha dato più soddisfazioni alla Cyclope Records è stata Carmen Consoli. La scoperta della “cantantessa” fu merito di Francesco che ne produsse anche i primi quattro album.
Nel 1995 i R.E.M. suonarono allo stadio Cibali di Catania, la prima volta in Italia. Per la città fu un evento incredibile, i musicisti vennero accolti con tutti gli onori e invitati a tenere una conferenza stampa all’interno dell’aula consiliare. Nei documenti filmati dell’epoca si vedono Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry quasi stupiti dell’affetto che la gente dimostra loro, e poi si vede Francesco, emozionato e contento di essere riuscito a far venire quegli amici speciali per un concerto nella sua città.
Un decennio, quello tra il 1990 e il 2000 che ha regalato a Francesco Virlinzi molte soddisfazioni ma che, maledettamente veniva a chiedere il conto. Un cancro diagnosticato nel 1992 che gli avrebbe concesso, almeno secondo i medici, un range di vita di altri diciotto anni e che, fino ad allora era restato sotto controllo, torna a mordere il freno. Francesco viene ricoverato in uno dei migliori ospedali del mondo ma un errore umano recide irrimediabilmente le sue aspettative di vita. Sono trascorsi solo otto anni da quella diagnosi comunque terribile… muore il 28 novembre 2000.
La Cyclope Records chiude lo stesso anno. La madre Nica decide che non può finire lì. Dal 2001, ogni anno il 28 di luglio (giorno del compleanno di Francesco) organizza un concerto a Catania, invitando a suonare gli amici del figlio. Nel 2001 parteciparono tutti i musicisti che avevano fatto parte della Cyclope, poi di anno in anno: Steve Winn, Elliot Murphy, Yuppi Flu, Niccolò Fabi insieme a Jovanotti e Lucio Dalla, poi via via tanti altri.
Nica, dopo la sua scomparsa ha avviato un’etichetta discografica col nome di Waterbirds (dal nome dello studio di registrazione di Francesco) e di tanto in tanto, quando ne ha voglia, produce un musicista. È il suo modo, insieme alla gestione di alcuni social per tenere un po’ a bada il dolore. Alla fine della lunga e toccante intervista che mi ha rilasciato, ha detto: «in quello studio sento il respiro di mio figlio, e questo mi aiuta a tenere viva la memoria che si rafforza anche grazie alle sue cose che rimangono: le tantissime diapositive e le migliaia di suoi vinili, unite all’affetto testimoniato in ogni occasione dalle tante persone che lo hanno conosciuto e apprezzato, a Catania e nel mondo».