Alfonso Martino
Un gruppo di ballerini festeggia la fine del percorso accademico, ma la situazione pian piano sfocia nel caos. Si potrebbe riassumere così la trama di Climax, pellicola del 2018 diretta da Gaspar Noè, autore di Love e Enter the Void.
Tematiche e tecniche ricorrenti: disinibizione
Il regista franco – argentino presenta i protagonisti attraverso dei provini su VHS, in cui raccontano le loro esperienze di vita e esprimono allo spettatore il loro parere riguardo a tematiche come la sessualità e l’uso di sostanze stupefacenti. Il film è ambientato interamente nell’accademia – in particolare nella sala da ballo – dove Noè gira la lunga sequenza della prova finale, in cui il regista mostra attraverso alcuni tecnicismi come i giovani costituiscano un unico organismo durante la coreografia, rendendo partecipe lo spettatore grazie ad una ripresa dall’alto che non esclude nessuno dei protagonisti.
La sala, sia durante la prova che durante i festeggiamenti, è caratterizzata da un rosso saturo, tratto tipico dell’immaginario di Noè. Dopo la prova, l’organismo si scioglie, liberando così i ragazzi; questi ultimi vengono mostrati dal regista in gesti comuni in una festa, come ballare o bere alcolici. Andando avanti nella visione, lo spettatore si rende conto che la regia tende a frammentare la scena, mostrando i ragazzi a coppie, intenti a dare i loro giudizi sui loro compagni. Viene trovata una via di mezzo, con i protagonisti che vengono ripresi individualmente a ballare, come a voler celebrare la loro personalità rispetto al gruppo. La scena è ripresa dall’alto e mostra sia il ballerino che il resto del gruppo, che si stringe in cerchio intorno a lui, come a supportare la diversità e l’unicità di chi sta performando nel cerchio.
Alterazione, estremizzazione e climax
Questa divisione sfocia nel caos più totale durante la seconda parte della pellicola, in cui si scopre che uno dei partecipanti alla festa ha alterato la sangria. Il cambio di tono è anticipato da dei nuovi titoli di testa, contornati da una luce al neon. Sembra che il regista si sia ispirato alla canzone di The Weeknd The Party & The After Party: così come la canzone dell’artista canadese, nella prima parte si assiste ad una festa, caratterizzata da una regia pulita, mentre nella seconda subentra lo stato d’alterazione che spesso caratterizzano i festeggiamenti.
Il cambio di registro è percepibile nei movimenti di camera, che continuano a seguire i protagonisti – ormai non più uniti come all’inizio della pellicola –per tutta l’accademia, caratterizzata da corridoi stretti e spazi claustrofobici. La macchina da presa esprime il loro stato di non lucidità attraverso dei movimenti distorti, mostrando gli effetti degli stupefacenti sulla loro personalità: alcuni reagiscono in maniera positiva, abbandonandosi ad uno stato di catarsi che non nuoce al resto degli alunni, mentre altri danno libero sfogo dei loro impulsi. Questi ultimi vengono mostrati in una sequenza come un branco, intenti a prendersela con una loro compagna per via della sua diversità. Inoltre, la regia implementa colori più tenui come il blu elettrico, il verde e il giallo ocra per mostrare gli effetti più controllati dell’alterazione. Noè inserisce in questo segmento delle scene che strizzano l’occhio al filone horror, come quella che vede protagonista una delle alunne, interpretata da Sofia Boutella (Kingsman): la ragazza viene ripresa con un piano sequenza a girare per i corridoi dell’istituto con un sottofondo musicale psichedelico, in cui viene mostrato allo spettatore il lento declino della moralità da parte dei ragazzi.
L’atto finale della pellicola si consuma nel luogo da cui ha avuto inizio la vicenda, una sala da ballo ormai dominata da un rosso infernale, in cui non esistono più regole morali. Il regista mostra allo spettatore gli strascichi di questi festeggiamenti, indugiando su ognuno di loro con delle riprese fisse e strette, mettendo a confronto il caos dell’accademia con il mondo esterno, definito da un paesaggio innevato ripreso dall’alto, rappresentante la purezza e la giustizia, messe da parte dai giovani e con cui dovranno fare i conti una volta ritornati alla realtà.
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